Intervista a Claudio Puoti, Docente di UniCamillus
Quest’anno la Giornata Mondiale per la lotta al tumore del pancreas verrà celebrata il 19 novembre 2020 attraverso la campagna di sensibilizzazione “Facciamo Luce sul Tumore al Pancreas” promossa dall’Associazione Nastro Viola.
Uno studio pubblicato dal British Journal of Surgery ha dimostrato che, soprattutto in Italia, soltanto l’8% dei centri ha le competenze idonee per garantire una diagnosi precoce della patologia.
In particolare, un’indagine portata avanti da ISHEO, società di ricerca e valutazione economico-sanitaria, realizzata con il patrocinio di FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), ha dimostrato che solamente nel 7% dei casi viene diagnosticata la patologia in stadio iniziale e circa l’80% – 85% delle forme tumorali purtroppo non risulta curabile al momento del responso.
L’obiettivo principale della giornata pertanto, consiste nell’aumentare l’attenzione su una delle neoplasie più aggressive e difficili degli ultimi anni.
Claudio Puoti, Docente di Gastroenterologia nel Corso di Laurea in Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia e di Disfagie post – chirurgiche per il Master On-line di I livello in Deglutologia e disturbi correlati, spiega in questa intervista l’importanza di garantire a tutti i pazienti l’accesso a cure preventive, adeguate e multidisciplinari.
Perché è importante dedicare una Giornata Mondiale del Tumore al Pancreas?
Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più temibili, spesso asintomatico e identificabile solo nelle fasi più avanzate, quando ogni trattamento è ormai vano. Negli Stati Uniti di recente è emersa una maggiore consapevolezza per questo drammatico problema, tanto da diffondere delle locandine per la popolazione in cui vengono elencati i dieci più frequenti sintomi di allarme, che riporto di seguito (“I dieci sintomi di allarme che dovete conoscere”). Particolare attenzione va posta a segni di allarme precoci, come comparsa improvvisa di diabete altrimenti inspiegabile, dimagrimento rapido, astenia ed anoressia.
Ci indichi, secondo lei, quali sono i progressi e le mancanze della medicina nei confronti del carcinoma al pancreas.
Al momento della prima diagnosi, il 50% dei carcinomi del pancreas è già in fase metastatica, e un ulteriore 15% non può più essere aggredito chirurgicamente. La chemioterapia e la radioterapia possono allungare di poco le sopravvivenze, dato che la prognosi è assai grave (25% a un anno, meno del 5% a 5 anni), con una media di sopravvivenza di 6-8 mesi. Un altro problema relativo alla diagnosi di cancro del pancreas è che l’organo è scarsamente visualizzabile in ecografia, essendo retroperitoneale, per cui solo la porzione cefalica può essere visualizzabile. Ciò spiega perché la maggior parte delle neoplasie cefalo pancreatiche vengano diagnosticate troppo spesso a seguito della comparsa di ittero per l’interessamento della via biliare principale e della papilla duodenale. Sicuramente le attuali tecniche chirurgiche anche ampiamente demolitive hanno modificato la prognosi del carcinoma pancreatico che rimane tuttavia una delle più pericolose neoplasie.
Che complicanze ha causato l’emergenza sanitaria attuale per la diagnosi e le cure di un paziente affetto da questa grave patologia?
L’emergenza COVID ha concentrato energie, risorse, personale, reparti, servizi sulla epidemia, sottraendo tempo ed attenzione ad altre patologie pur gravi. Se da un lato l’assistenza oncologica procede sostanzialmente invariata per quanto riguarda le patologie già diagnosticate, è un dato di fatto che in periodo emergenziale le attività di screening risentano grandemente della drammaticità della situazione COVID, con il rischio concreto che la diagnosi del cancro del pancreas possa essere ritardata. E ciò non solo perché i servizi diagnostici sono saturi e sotto immaginabile pressione, ma anche per la paura della popolazione, che teme che il ricorso alle strutture sanitarie possa essere causa di contagio.