Caldo, estate e salute mentale: come l’afa può peggiorare i disturbi psicologici

Ne abbiamo parlato con il Prof. Giovanni Martinotti, docente di Psichiatria presso l’Università UniCamillus

Corrono giorni di temperature proibitive, in cui il caldo estremo sembra non lasciare spazio ad alcuna tregua. L’afa a livelli così elevati non è solo una minaccia per la salute fisica, ma ha effetti profondi anche sulla salute mentale, specialmente tra le persone con preesistenti disturbi psicologici: numerosi studi, infatti, evidenziano una stretta connessione tra il caldo estremo e un’ampia gamma di problematiche psicologiche, che vanno dall’aumento dell’irritabilità ad aggressività, depressione e pensieri suicidi. 

Durante le ondate di calore, inoltre, la quantità e la qualità del sonno sono fortemente compromesse, giocando così un ruolo significativo nell’aggravare problemi di memoria, attenzione e reattività. 

Ancora, alcuni psicofarmaci, come certe categorie di antidepressivi e antipsicotici, possono interferire con la capacità del corpo di gestire l’autoregolazione della temperatura, peggiorando così una situazione di disagio.

Un’altra categoria a rischio è rappresentata dalle persone affette da demenza, le quali possono non essere in grado di riconoscere o comunicare i sintomi del caldo eccessivo, andando incontro ad episodi di colpi di calore.

Per comprendere di più questo fenomeno, cercando di captare il prima possibile segnali di pericolo per noi e per le persone che ci circondano, abbiamo intervistato il Prof. Giovanni Martinotti, docente di Psichiatria presso l’Università UniCamillus di Roma.

Quali sono i sintomi fisici che possono aggravare i disagi mentali preesistenti?

«I sintomi fisici, spesso esacerbati da temperature elevate, possono spesso aggravare i disagi mentali preesistenti, creando un ciclo negativo che può peggiorare la qualità della vita. Soggetti con ansia o depressione solitamente sperimentano più sintomi fisici. Un’ipotesi è che questi pazienti sperimentino specifici sintomi fisici correlati al disagio. Alcuni sintomi fisici che possono influire negativamente sulla salute mentale sono:

  • Disturbi del sonno: l’insonnia, l’ipersonnia, la continuità e la profondità del sonno possono causare irritabilità e difficoltà di concentrazione. La mancanza di sonno riposante può quindipeggiorare la salute mentale a lungo termine.
  • Dolori cronici: come mal di testa, mal di schiena, artrite e altre condizioni dolorose possono ridurre la capacità di una persona di affrontare lo stress e le emozioni negative. È importante che il dolore cronico venga gestito adeguatamente per ridurre il suo impatto sulla salute mentale.
  • Affaticamento: la stanchezza costante, soprattutto senza una causa apparente, può ridurre la capacità di una persona di affrontare lo stress e aumentare.
  • Disturbi respiratori: condizioni come asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva possono aggravare ansia e attacchi di panico, soprattutto quando gravi.
  • Carenze nutrizionali: le carenze vitaminiche, in particolare vitamine del gruppo B, ma anche di minerali essenziali come ferro e magnesio sono collegati con una vasta gamma di disagi mentali e aggravarne la presentazione sintomatologica .
  • Squilibri ormonali: l’ipotiroidismo, ipertiroidismo, iperparatiroidismo o i cambiamenti legati al ciclo mestruale o alla menopausa possono influire sull’umore e sulla stabilità emotiva.
  • Disturbi gastrointestinali: fino a un terzo delle persone con diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile (IBS) soffre anche di ansia o depressione. Negli ultimi anni, infatti, la ricerca si sta sempre più focalizzando su scoprire la connessione reciproca tra intestino e cervello.

Il numero di sintomi fisici piuttosto che il tipo specifico di sintomo si è rivelato predittivo di disagio psicologico. È importante quindi che i sintomi fisici vengano gestiti adeguatamente per ridurre il loro impatto anche sulla salute mentale, soprattutto in situazioni di caldo estremo con temperature scarsamente sostenibili. Consultare un medico o un professionista della salute mentale può essere utile per sviluppare un piano di trattamento integrato.»

Quali sono le problematiche mentali che possono peggiorare in estate?

«Le alte temperature hanno effetti significativi sulla salute e sul benessere umano, specialmente nel contesto del cambiamento climatico. Le persone con disagi psicologici possono avere difficoltà a gestire adeguatamente il caldo, poiché i loro meccanismi di adattamento, come la ricerca di ambienti freschi, l’uso di abbigliamento adeguato e l’assunzione di acqua, possono essere limitati. Studi hanno dimostrato che soggetti con depressione possono presentare una disfunzione nei meccanismi di termoregolazione, con un aumento della temperatura corporea in risposta al calore. È stato riscontrato che gli inibitori della ricaptazione della dopamina/noradrenalina aumentano significativamente la temperatura corporea durante l’esercizio fisico. Inoltre, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono alterare la percezione della sete, incrementando il rischio di iponatriemia indotta da farmaci durante i periodi caldi. Tuttavia, un recente studio ha concluso che gli antidepressivi non sono associati a un aumento del rischio di morte durante le ondate di calore.»

Quali sono in genere i sintomi di disturbi emotivi che si galvanizzano con le temperature elevate?

«Alcuni dei sintomi che più frequentemente possono essere esacerbati dal caldo intenso sono irritabilità e agitazione, ansia, depressione, affaticamento e letargia, disturbi del sonno, aggressività e difficoltà di concentrazione. Infatti, le alte temperature possono aumentare l’aggressività, incrementando direttamente i sentimenti di ostilità e indirettamente aumentando i pensieri aggressivi. Inoltre, secondo recenti studi, le fluttuazioni di temperatura possono alterare gli stati psicologici e i comportamenti cognitivi, evidenziati prevalentemente da un aumento delle emozioni negative come ansia, depressione e tristezza. Tale aumento delle emozioni negative catalizza potenzialmente complicazioni psicologiche come i disturbi del sonno.»

Esistono disturbi mentali di tipo “stagionale”, quindi che compaiono tipicamente in estate?

«Assolutamente sì. Per quanto attiene ai disturbi dell’umore, secondo il DSM-5, il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD) è un sottotipo di disturbo dell’umore, di tipo unipolare o bipolare, che segue un pattern stagionale. Seppure il SAD è più comunemente associato ai mesi invernali, esiste anche una variante che si manifesta durante i mesi estivi. Secondo il DSM5-tr i criteri diagnostici comprendono: 

1) Relazione temporale regolare. Deve esserci una relazione temporale regolare tra l’insorgenza degli episodi di depressione maggiore e un particolare periodo dell’anno (ad esempio, in autunno o in inverno). Non devono essere incluse le situazioni in cui c’è un ovvio effetto di stressori psicosociali stagionali (es. disoccupazione stagionale).

2) Remissione caratteristica. Le remissioni complete (o il passaggio dalla depressione maggiore alla mania o ipomania) devono avvenire in un momento caratteristico dell’anno (es. la depressione scompare in primavera).

3) Pattern di due anni. Negli ultimi due anni, gli episodi di depressione maggiore devono aver dimostrato una relazione temporale stagionale e non devono essersi verificati episodi di depressione maggiore non stagionali durante questo periodo.

4) Prevalenza degli episodi stagionali. Gli episodi di depressione maggiore stagionali devono superare significativamente il numero degli episodi non stagionali nel corso della vita dell’individuo.

Per quanto riguarda la schizofrenia, diversi studi condotti sia nell’emisfero meridionale che in quello settentrionale  mostrano costantemente un’associazione tra il momento del ricovero o l’esordio del primo episodio di schizofrenia con il breve fotoperiodo (picco in inverno), mentre uno studio ha riportato un ulteriore picco nel mese di giugno.

Per quanto concerne i disturbi correlati all’ansia, uno studio ha investigato se potessero mostrare un modello stagionale mediante un’analisi retrospettiva, trasversale, osservazionale e descrittiva sui dati delle consultazioni psichiatriche ambulatoriali in un ospedale universitario, ma non è stata trovata alcuna associazione statistica significativa tra essi e l’estate e non c’era una differenza significativa nella prevalenza stagionale delle consultazioni.

Il fenomeno della stagionalità nei disturbi psichiatrici è ampiamente documentato e legato principalmente ai cambiamenti nei ritmi circadiani. Questi ritmi, fortemente influenzati dalla luce solare, regolano molte funzioni corporee e cerebrali. La dissonanza tra i ritmi circadiani e le variazioni stagionali della luce può aumentare il rischio di problemi dell’umore e comportamentali, nonché peggiorare i sintomi di disturbi psichiatrici preesistenti.

Gli esseri umani si sono evoluti vicino all’equatore, dove i cicli di luce e buio sono costanti durante l’anno. Tuttavia, durante le migrazioni verso latitudini più alte, hanno dovuto adattarsi a variazioni significative nei fotoperiodi stagionali. Questo adattamento genetico ai cambiamenti nella durata del giorno potrebbe essere collegato alla suscettibilità ai disturbi dell’umore, come il SAD.

Facendo alcune considerazioni biochimiche, le variazioni stagionali sembrano influire su diversi sistemi di neurotrasmettitori, in particolare nel sistema serotoninergico (5-HT) e dopaminergico (DA). Gli studi hanno dimostrato che i livelli di serotonina nel cervello variano stagionalmente, con livelli più bassi in inverno, il che potrebbe spiegare l’aumento dei sintomi depressivi durante i mesi invernali. In estate, livelli aumentati di dopamina possono contribuire ai sintomi maniacali o ipomaniacali nei pazienti con disturbo bipolare.

I ritmi circadiani sono ritmi biologici che seguono un ciclo di circa 24 ore e sono regolati principalmente dalla luce. Il nucleo soprachiasmatico (SCN) nel cervello è il pacemaker circadiano principale e riceve input dalla luce, regolando attività neuronali, temperatura corporea e segnali ormonali. 

La melatonina è l’ormone del sonno, responsabile del mantenimento del nostro ritmo circadiano e di assicurarci un ciclo sonno-veglia di qualità. Poiché l’oscurità spinge il cervello a produrre melatonina e la produzione rallenta o si ferma durante il giorno, i cambiamenti nella quantità di luce solare che sperimentiamo possono alterare il nostro ritmo circadiano, potenzialmente interrompendo il sonno. Ciò è particolarmente vero durante l’estate, quando le giornate sono più lunghe, e l’inverno quando le ore di luce solare sono più brevi. 

Le disfunzioni nei ritmi circadiani sono spesso osservate nei pazienti con disturbi psichiatrici e possono contribuire alla stagionalità dei sintomi.

Esistono delle categorie più a rischio?

«Certamente sì. Tra i pazienti psichiatrici vi sono particolari gruppi più vulnerabili per più motivazioni, come terapie a cui sono sottoposti, condizioni socioeconomiche, impieghi lavorativi ed in generali altri fattori biologici.

Pazienti Anziani
Gli anziani con disturbi psichiatrici sono tra i più vulnerabili durante le ondate di calore. Con l’età, la capacità del corpo di regolare la temperatura diminuisce a causa di cambiamenti nella pelle, nella circolazione sanguigna e nella funzione delle ghiandole sudoripare. Inoltre, molti anziani assumono farmaci che possono ridurre la sudorazione o e aumentare il rischio di ipertermia o al contratio aumentarla (SSRI). Inoltre comorbidità come malattie cardiache, polmonari e renali, comuni tra gli anziani,  aumentano ulteriormente questo rischio. L’incuranza, l’isolamento sociale e la mancanza di accesso a spazi freschi e climatizzati contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità.

Adolescenti
Gli adolescenti, specialmente quelli con disturbi dell’umore come il disturbo bipolare, possono essere influenzati negativamente dalle alte temperature che possono esacerbare i sintomi maniacali e ipomaniacali. 

Dal punto di vista dello sviluppo inoltre hanno meccanismi di termoregolazione meno sviluppati rispetto agli adulti. Questo significa che il loro corpo è meno efficiente nel dissipare il calore tramite la sudorazione e altre risposte fisiologiche, inoltre di base tendono a essere più attivi fisicamente, spesso trascorrendo molto tempo all’aperto durante i mesi estivi: ciò aggravando il rischio di colpi di calore. 

Pazienti con disturbo da uso di sostanze
Le droghe stimolanti, come la cocaina e le metanfetamine, aumentano l’attività del sistema nervoso simpatico, che porta a un incremento della produzione di calore nel corpo. Questo aumento della temperatura corporea rende gli utilizzatori più vulnerabili al colpo di calore, poiché il corpo già lavora a livelli di temperatura elevati anche senza l’influenza esterna del calore. Queste sostanze possono interferire con la capacità del corpo di regolare la temperatura tramite la sudorazione. Le metanfetamine, ad esempio, possono ridurre la sudorazione, rendendo difficile per il corpo dissipare il calore in eccesso. La cocaina può causare vasocostrizione, riducendo il flusso sanguigno alla pelle e impedendo così la dissipazione del calore attraverso la pelle. 

Professionisti e Lavoratori all’Aperto
Le persone che lavorano all’aperto, come i costruttori, i contadini e i lavoratori edili, sono a rischio maggiore di effetti negativi del calore. Questi individui sono esposti per periodi prolungati a temperature elevate, aumentando il rischio di disidratazione e colpi di calore. Per i lavoratori con disturbi psichiatrici, l’assunzione di farmaci che interferiscono con la regolazione della temperatura corporea può ulteriormente aumentare il rischio di complicazioni legate al calore.

Persone con Condizioni Socio-Economiche Svantaggiate
I pazienti psichiatrici che vivono in condizioni di povertà sono particolarmente vulnerabili durante le ondate di calore. La mancanza di accesso a spazi climatizzati, la difficoltà nel permettersi aria condizionata o ventilatori, e l’isolamento sociale aumentano il rischio di effetti negativi del calore. Inoltre, queste persone possono avere accesso limitato a cure mediche tempestive, aumentando il rischio di gravi complicazioni.»

Vi sono dei farmaci di tipo psichiatrico che possono avere effetti collaterali peggiori col caldo?

«Purtroppo si, ahimè in tutte le classi principali di psicofarmaci vi sono farmaci il cui profilo di effetti secondari può sfavorire il paziente durante il caldo estivo. Sebbene molti di questi effetti collaterali possano essere gravi, è importante notare che sono relativamente rari e spesso migliorano nel tempo con la continuazione della terapia. Tuttavia, è essenziale che i pazienti siano consapevoli di questi rischi e discutano con i loro medici eventuali aggiustamenti delle dosi o misure preventive, come l’aumento dell’assunzione di liquidi e l’evitare attività all’aperto durante le ore più calde della giornata.

Molti antipsicotici sono noti per causare sedazione e ipotensione ortostatica, entrambi i quali possono essere problematici in condizioni di caldo estremo. La sedazione riduce la vigilanza e la capacità di percepire i sintomi del colpo di calore, mentre l’ipotensione ortostatica può portare a svenimenti improvvisi soprattutto quando una persona si alza in piedi rapidamente. Anche alcuni antipsicotici di seconda generazione, come olanzapina e clozapina, inducendo aumento di peso e l’iperglicemia possono aggravare i problemi metabolici sotto stress da calore; clozapina, risperidone possono indurre stipsi e peggiorare la disidratazione. 

 Anche tra gli antidepressivi vi sono farmaci come i triciclici che, oltre a causare sedazione, e ipotensione ortostatica, possono indurre frequentemente xerostomia e stipsi che possono peggiorare la disidratazione. Accanto ai triciclici si annoverano gli SSRI, che causano sudorazione e allo stesso modo xerostomia. 

Per le benzodiazepine, farmaci eccezionali per uso al bisogno in condizioni d’ansia, un effetto secondario rilevato è l’ipotensione, così come la spossatezza e la debolezza muscolare che rendono chiaramente più vulnerabili in una condizione di ipertermia.

Tra gli stabilizzatori del tono dell’umore, si riscontra un ventaglio anche più ampio e sottospecifico di effetti collaterali, con alcune condizioni problematiche in condizioni di caldo estivo. Il litio per esempio, golden standard nel trattamento del disturbo bipolare, è noto per indurre poliuria che chiaramente comporta disidratazione. Inoltre l’ipotiroidismo indotto sul lungo termine,  se non trattato, può interferire gravemente con la termoregolazione.

Il valproato, altro stabilizzatore, inducendo aumento di peso e alterazioni gastrointestinali peggiorerebbe sempre la disidratazione; infine il topiramato è in grado di dare ipoidrosi (riduzione della sudorazione) interferendo con la capacità del corpo di dissipare calore.»

Ci sono consigli per prevenire e/o affrontare delle crisi estive?

«Certamente. Ecco alcuni consigli per prevenire e gestire queste crisi:

  • Mantenere un’adeguata idratazione:
    È fondamentale bere abbondante acqua durante tutto il giorno, anche se non si ha sete. Evitare bevande alcoliche e con caffeina, che possono contribuire alla disidratazione. L’idratazione costante aiuta a mantenere una temperatura corporea stabile e a prevenire la disidratazione.
  • Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde:
    Ridurre al minimo l’esposizione al sole tra le 10:30 e le 14:00, quando i raggi solari sono più intensi. Se è necessario uscire, cercare di restare all’ombra e fare pause frequenti in luoghi freschi e ventilati.
  • Vestire abbigliamento adeguato:
    Indossare abiti leggeri, di colore chiaro e larghi, che permettano una buona circolazione dell’aria. Utilizzare un cappello a tesa larga e occhiali da sole per proteggere viso e occhi dai raggi solari. Applicare una protezione solare ad ampio spettro.
  • Monitorare le condizioni di salute:
    Monitorare regolarmente la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la temperatura corporea. Essere consapevoli dei sintomi iniziali di malesseri legati al calore, come nausea, vertigini e crampi muscolari, e intervenire tempestivamente per raffreddarsi e reidratarsi.
  • Pianificare le attività all’aperto:
    Organizzare le attività fisiche nelle ore più fresche della giornata, come la mattina presto o la sera tardi. Se possibile, preferire esercizi al chiuso in ambienti climatizzati.
  • Utilizzare strutture climatizzate:
    Durante le ondate di calore, trascorrere del tempo in luoghi climatizzati come centri commerciali, biblioteche o centri di raffreddamento comunitari. Anche brevi periodi trascorsi in un ambiente fresco possono aiutare a mantenere bassa la temperatura corporea.
  • Prestare attenzione ai farmaci:
    Alcuni farmaci possono aumentare la sensibilità al calore o influenzare la capacità del corpo di regolare la temperatura. È importante discutere con il medico eventuali aggiustamenti dei dosaggi o cambiamenti nelle prescrizioni durante i mesi estivi. Conservare i farmaci in un luogo fresco per evitarne la degradazione.
  • Essere consapevoli dei segnali di allarme:
    Riconoscere i sintomi di gravi malesseri legati al calore, come l’esaurimento da calore e il colpo di calore. In caso di segni come confusione, pelle calda e asciutta, o perdita di coscienza, cercare immediatamente assistenza medica.»

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