Sta per partire, a dicembre 2024, il nuovo Master di UniCamillus in Traumatology. Il Corso, dedicato alla formazione di medici libici per prepararli a lavorare nei contesti di estrema necessità, è nato grazie alla collaborazione tra l’EMSC della Libia (l’organo preposto all’organizzazione del sistema sanitario del paese nord-africano), l’Università Medica Internazionale e il Policlinico Di Liegro. Il Professor Massimiliano Iannuzzi Mungo, direttore del dipartimento di Chirurgia è anche coordinatore del Master e ha spiegato così il contesto in cui va ad inserirsi questo progetto formativo:
“La Libia esce da anni di guerra civile e grosse difficoltà generate da tensioni locali, scontri tra milizie e instabilità politica continua, che va avanti sostanzialmente dalla caduta di Gheddafi nel 2011. Ci sono tanti interessi internazionali che ruotano attorno alla Libia; un Paese di 6 milioni e mezzo di abitanti, tra i più grandi produttori di petrolio al mondo. Quindi possiamo immaginare quanti e quali interessi ci possano essere e da cosa possano essersi alimentanti negli anni i tanti conflitti, dalla rivoluzione, fino poi alla guerra contro l’Isis e poi gli scontri tra le due fazioni, quella di Sirte e quella di Tripoli. Adesso sembra esserci un riavvicinamento tra i leader degli opposti schieramenti, tant’è vero che si stanno riaprendo all’esterno anche dal punto di vista diplomatico. E questa è senz’altro una cosa bellissima. Fa piacere sapere che possa tornare la pace e si possa re-iniziare a parlare di economia e di migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Io ho iniziato a visitare la Libia già dal 2012. Poi ho continuato a organizzare tutta una serie di attività sanitarie in Libia e in Italia, grazie alle quali abbiamo curato tantissimi feriti qua da noi”
Quindi non è la prima volta che lei collabora con l’EMSC?
“No, infatti. Quando è entrata in funzione, questa organizzazione governativa ha chiesto a noi medici italiani, che avevamo esperienza ormai da anni di collaborazione umanitaria sul territorio libico, di poter organizzare delle missioni permanenti e io sono stato il primo ad andare nell’ottobre 2021. Poi man mano sono arrivate delle missioni successive fino ad avere una prima equipe ortopedica e un neurochirurgo. Ora siamo 18 medici italiani che costantemente vanno in Libia a prestare la propria opera.
Quando parla di organizzazione governativa, intende che è dipendente dal governo di Tripoli?
“Sì, è quello il governo ufficiale, riconosciuto. L’EMSC però ha anche una sede distaccata a Bengasi. Bisogna considerare che tra le due città, entrambe sulla costa, ci sono circa 1000 chilometri di distanza. Da quando le diverse fazioni precedentemente in guerra civile hanno iniziato a dialogare è iniziato un processo di riorganizzazione e di integrazione tra le parti, comunque complicato da tanti aspetti. Non ultimo quello di comunicare tra una parte e l’altra di un paese vastissimo e sostanzialmente senza più una sola infrastruttura funzionante.
Quindi si interviene all’atto pratico in un territorio simile?
“Le difficoltà sono enormi. Effettivamente però c’è la volontà del governo di Tripoli di ridare intanto il più possibile una buona sanità a tutta la Libia, indipendentemente da quali siano i territori le fazioni di appartenenza. L’EMSC si occupa appunto di tutto questo. L’assistenza territoriale risponde a un numero di emergenza similmente al nostro 118. Le ambulanze però non sono molte, così come le strutture. Ecco perché hanno deciso di puntare da subito su campagne di prevenzione sul territorio e sull’assistenza. In questi anni la Libia, viste le difficoltà o l’impossibilità di curare i propri cittadini malati, in particolare per le patologie complesse, ha mandato le persone all’estero, coprendo molte delle spese. Ma questo è un dispendio economico enorme. Adesso però le cose stanno cambiando soprattutto grazie all’intervento di privati, che hanno aperto delle strutture molto efficienti e funzionali, portando lì apparecchiature di ultimissima generazione”.
È vero che si è trovato a dover operare anche in mezzo al deserto?
“Si ma ero comunque in una struttura ospedaliera, anche molto ben organizzata. L’esperienza è stata comunque bellissima. Bisogna considerare che la maggior parte del territorio della Libia è nel deserto del Sahara. Lì davvero non c’è niente. Sono arrivato in una cittadina chiamata Zintan, che sta in cima a un montagna a quasi 800 metri d’altezza. Non c’è un albero, solo sabbia e rocce. Ho trascorso una notte nel deserto ed è stato bellissimo, ma sono andato lì perché alcuni imprenditori del posto hanno aperto un ospedale che hanno messo a disposizione della popolazione e devo dire veramente che la struttura è davvero di altissimo livello, adeguata agli standard europei. Insieme ad altri colleghi abbiamo fatto tanti interventi e alcuni risultati di valenza scientifica di uno di questi li stiamo anche per pubblicare proprio in collaborazione con degli studenti di UniCamillus. Si stanno occupando loro di tutta la ricerca bibliografica su un caso molto raro di un’enorme ernia diaframmatica, con risalita in torace di tutta la cavità addominale. È proprio questo il caso che ho operato io a Zintan. L’intervento è andato bene”.
Come è nato questo coinvolgimento degli studenti di UniCamillus?
“Come Policlinico Di Liegro siamo un polo di formazione e di ricerca attivo da anni e c’è già da tempo un accordo con UniCamillus affinché vengano gli studenti sia di Medicina, sia di Fisioterapia e di Infermieristica da noi per tirocini e specializzazioni. Ci troviamo molto e bene siamo molto contenti, perché sono dei bravissimi ragazzi che hanno voglia di studiare e voglia di approfondire. Ad alcuni di loro abbiamo proposto di voler collaborare per questa pubblicazione scientifica e hanno accettato con entusiasmo. Il risultato sarà formalmente pubblicato su una rivista americana e loro sono contentissimi. In realtà già era avvenuta una cosa simile: abbiamo pubblicato un un lavoro l’anno scorso sempre di un intervento fatto in Libia.
Il progetto con UniCamillus quindi ha diverse sfaccettature oltre quello di formare i medici libici.
“Certo. Quello che a noi interessa nella collaborazione con UniCamillus è proprio di portare in Libia l’esperienza nostra sul campo e quella in ambito scientifico dell’Università, consentendo inoltre a studenti che volessero fare uno stage all’estero, in un Paese comunque in via di evoluzione, dove ci sono anche delle belle situazioni interessanti dal punto di vista sanitario, oltre che delle difficoltà concrete da affrontare. In Libia si trovano dei casi con cui difficilmente si ha a che fare in Italia, perché di solito da noi si interviene ben prima che la situazione di un paziente si complichi tanto. Per un giovane che si sta formando può essere perciò estremamente interessante confrontarsi con questi casi limite. Tanto più ora che per fortuna in Libia sembrerebbe non esserci più una situazione di pericolo, visto che la guerra civile pare essere terminata ed è quindi anche più facile organizzarsi con le autorità libiche”.
Per il Master in Traumatology è stato l’EMSC libico a contattare voi del Policlinico Di Liegro e quindi poi UniCamillus tramite l’ambasciata?
“Noi abbiamo da tanti anni collaborazione con l’ambasciata di Libia in Italia e il consolato libico di Milano. Da lì è partito tutto diversi anni fa. Poi ho proposto questo progetto al Rettore di UniCamillus, Gianni Profita, addirittura il primo incontro se non sbaglio l’abbiamo fatto nel 2019. Lui ha apprezzato e nella sua lungimiranza ha da subito dato il suo parere favorevole nel portare avanti questo percorso. A quel punto è arrivata la richiesta proprio dall’EMSC che aveva intenzione di creare un percorso di specializzazione per medici già laureati, affinché completassero il loro percorso nel miglior modo, approfondendo le linee guida internazionali per la medicina di emergenza. Insieme all’Università e al Rettore ci siamo messi a disposizione per creare questo master e lo abbiamo presentato l’anno scorso a Tripoli. Ci sono state alcune necessità tecnico burocratiche che hanno fatto slittare in avanti i tempi. Ora però, dopo l’ultimo incontro a Roma, proprio in UniCamillus tra la delegazione del Ministero della Salute libico e il Rettore Profita, è davvero tutto pronto per partire. Ci auguriamo che questo Master sia solo la prima di tante altre iniziative scientifico-culturali universitarie che si possano sviluppare con la Libia. Già ci sono diverse università libiche di medicina che avrebbero espresso il desiderio proprio di poter entrare in contatto con UniCamillus per poter fare sia i progetti internazionali sia di potersi avvalere dell’esperienza dell’Ateneo nella formazione e nella ricerca”.
Parliamo quindi di un progetto strutturato su ampia scala e comunque di lungo respiro?
Questo progetto ha un futuro, ne sono certo. È iniziato bene e per questo ringrazio il Rettore Profita, che mi ha dato la possibilità di rappresentare UniCamillus a Tripoli qualche settimana fa, quando c’è stato il Business Forum. Ho incontrato lì il responsabile delle relazioni esterne di un’università di medicina privata di Bengasi, una delle più importanti della Libia e proprio lui mi ha chiesto di poter fare un incontro a breve con il Rettore. Possiamo quindi aspettarci altre novità nei prossimi mesi sviluppando questo progetto”.