Lombalgia in gravidanza: come può aiutare la fisioterapia?

Ne abbiamo parlato con Marco Gallotti, Fisioterapista e Docente presso l’Università UniCamillus

La gravidanza è un viaggio lungo nove mesi, e quanto pesa! Provoca infatti trasformazioni importanti nel corpo della futura mamma, mettendola il più delle volte a dura prova. In particolare, ad essere colpite sono la colonna vertebrale e le strutture muscolo-scheletriche: parliamo del tristemente noto mal di schiena.

La tanto temuta lombalgia è uno dei disturbi più comuni e fastidiosi durante la gestazione, e non è solo una conseguenza dell’aumento di peso o dei cambiamenti posturali: è il risultato di un complesso intreccio di adattamenti fisici, ormonali e meccanici che il corpo affronta per accogliere il feto.

Spesso sottovalutata, questa condizione può influire profondamente sulla qualità di vita quotidiana della donna, rendendo parecchio sfidanti anche le attività più semplici. Nonostante le difficoltà, però, la lombalgia non è una condanna a cui non è possibile sottrarsi: grazie alla prevenzione, all’esercizio fisico e al supporto di specialisti come i fisioterapisti, è possibile alleviare il dolore e affrontare la gravidanza in modo più sereno.

Ma quali sono i segnali da tenere d’occhio? E come può la fisioterapia intervenire per migliorare il benessere delle gestanti? Ne abbiamo parlato con Marco Gallotti, Fisioterapista e Docente di Scienze Infermieristiche e Tecniche Neuropsichiatriche e Riabilitative presso l’Università UniCamillus.


Quali sono gli squilibri muscolari e articolari che sorgono durante la gravidanza?

«Parlare di squilibri muscolari o articolari non è corretto: quando una donna è in stato di gravidanza, il suo corpo si trova a dover sostenere un maggior peso a livello della colonna vertebrale. Questo incremento di carico, soprattutto se improvviso e non controllato, porta ad un sovraccarico delle strutture della colonna vertebrale stessa, in particolare a livello del bacino e della colonna lombare, dei dischi intervertebrali e dei legamenti, strutture che hanno la funzione di coadiuvare le ossa nel sostegno del nostro peso.

Inoltre, la presenza di cambiamenti ormonali (normalmente presenti durante la gravidanza) può portare a un ispessimento tendineo: infatti, oltre alla schiena, una delle zone maggiormente colpite durante la gravidanza risulta essere il polso, in cui si manifestano più facilmente questi fenomeni di compressione che possono determinare la presenza di sindrome del tunnel carpale


La lombalgia in gravidanza da cosa deriva? 

«La lombalgia in gravidanza deriva principalmente da tre fattori:

  1. L’aumento di peso non controllato: quando la paziente ha un aumento di peso non progressivo, la prima struttura che ne risente è la colonna vertebrale, in quanto è la struttura che deve adattarsi maggiormente in poco tempo.
  2. Variazione posturale: con il progredire della gravidanza e la formazione del bambino, il centro di gravità della donna si sposta in avanti. Ciò comporta un cambiamento delle normali curve della schiena e, di conseguenza, un maggior lavoro muscolare e articolare di sostegno della colonna che può comportare dolore soprattutto in soggetti che presentano già prima della gravidanza determinati fattori di rischio.
  3. Variazioni ormonali, le quali possono favorire iperlassità legamentosa e, di conseguenza, lo sviluppo di mal di schiena.»


Può essere un disagio temporaneo e recuperabile, oppure rischia di diventare permanente?

«La lombalgia in gravidanza non è assolutamente una condizione permanente, anzi è recuperabile. Tuttavia, il 20% delle donne può presentare dei sintomi persistenti anche a distanza di quattro settimane dal parto.»


Ci sono fattori di rischio che ne favoriscono l’insorgenza?

«I fattori di rischio principali per l’insorgenza della lombalgia sono:

  • Storia di precedente dolore lombare, anche non associato a gravidanza
  • Storia di trauma al rachide
  • Precoce disabilità in gravidanza derivata dalla lombalgia stessa
  • Gravidanza pluripara
  • Avere un BMI pre-gravidanza > 25
  • Svolgere lavori fisicamente pesanti.»


Quali sono i sintomi tipici della lombalgia durante la gestazione?

«Generalmente, l’esordio della lombalgia avviene tra la tredicesima e trentesima settimana di gestazione. Tale problematica è caratterizzata da dolore a livello della colonna lombare, ma potrebbe presentarsi anche più in basso, fino al bacino e ai glutei. Il dolore potrebbe diffondersi nella parte postero-laterale della coscia (anche bilateralmente), o anteriormente a livello inguinale e della sinfisi pubica.

Generalmente, la paziente riferisce dolori durante il cammino prolungato così come durante la stazione eretta o la posizione seduta prolungata. Inoltre, riferisce difficoltà e/o dolore durante attività della vita quotidiana, come nel girarsi nel letto, nel vestirsi stando in equilibrio su una gamba sola (es. mettersi i pantaloni), nel sedersi a gambe incrociate o su sedute molto basse (ad esempio durante l’igiene intima) e nell’alzarsi in piedi da seduta.»


La fisioterapia può essere d’aiuto in questi casi?

«Lo strumento più utile che abbiamo a nostra disposizione per ridurre l’insorgenza dei disturbi muscolo-scheletrici è l’esercizio fisico: il consiglio principale è quello di mantenersi in movimento, facendo uno sport che piace: una donna incinta NON è una donna disabile, ma una donna in una fase di adattamento fisico che deve mantenersi attiva per prevenire conseguenze potenzialmente dolorose.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia un programma di 150 minuti settimanali (es 30 minuti 5 volte/sett) di attività fisica di moderata intensità per le donne in gravidanza. Naturalmente, se la gestante è una donna che è sempre stata sedentaria non bisognerà partire da questi livelli, ma dovrà iniziare gradualmente a muoversi, onde evitare di eccedere per il troppo allenamento. L’importante è muoversi, anche partendo con 5 minuti di esercizio al giorno, andando progressivamente ad aumentare fino a raggiungere i livelli proposti.

Naturalmente, non tutte le donne possono effettuare esercizio fisico. Le controindicazioni assolute all’esercizio fisico in gravidanza risultano essere le seguenti:

  • Grave malattia cardiorespiratoria
  • Distacco della placenta
  • Vasa previa
  • Diabete di tipo 1 non controllato (rischio drastici cali ipoglicemici → svenimento)
  • Restrizione della crescita intrauterina
  • Travaglio pretermine attivo

Grave preeclampsia e insufficienza della cervice uterina sono associati a un forte potenziale di danno materno/fetale, pertanto, rientrano anche queste nelle controindicazioni assolute all’esercizio in gravidanza. Nonostante ciò, le donne in gravidanza, affette da queste condizioni, dovrebbero comunque mantenere le attività della vita quotidiana, ove possibile, come da studi recenti che mostrano gli effetti negativi del completo riposo a letto. Queste categorie di gestanti, in ogni caso, dovrebbero consultare il proprio medico prima di iniziare ad intraprendere un programma di esercizi.»


Il primo trimestre è quello più delicato: cosa consiglia di fare in questo periodo? La lombalgia potrebbe essere già comparsa?

«Il primo trimestre non risulta essere una controindicazione all’esercizio fisico, dal momento che non esistono controindicazioni all’esercizio in gravidanza basate su logiche temporali. Pertanto, la donna in gravidanza, può svolgere esercizio anche durante il primo trimestre. Come detto in precedenza, l’esordio della lombalgia generalmente avviene a partire dalla tredicesima settimana di gestazione, tuttavia, questa non è una legge universale: alcune donne potrebbero andare incontro a lombalgia già a partire dal primo trimestre. Nel caso in cui questo accada, il consiglio è rivolgersi il prima possibile ad un fisioterapista specializzato in disturbi muscolo-scheletrici che possa aiutare la donna a gestire i sintomi.

Tuttavia, la prevenzione è fondamentale: un programma di esercizio utile potrebbe essere quello cardiovascolare (come il nuoto o la camminata), che contrasta l’aumento di peso in gestazione ed il rischio di avere il diabete gestazionale. A questo, si può associare un programma di esercizi di mobilità globali ed esercizi specifici per la muscolatura assiale così come per la muscolatura del pavimento pelvico. Questa serie di muscoli subiscono forti sollecitazioni durante la gravidanza e il parto, pertanto mantenerli tonici, aiuta a prevenire diverse fonti di dolore muscoloscheletrico.

Oltre alle controindicazioni precedentemente affrontate è anche consigliabile evitare sport di contatto (come arti marziali o calcio) o, comunque sia, qualsiasi forma di sport con un alto rischio di lesioni e/o cadute (come equitazione o tennis o pattinaggio) prediligendo, in ogni caso, attività che piacciono alla persona!»


Nel secondo e terzo trimestre ci sono esercizi che possono aiutare la donna incinta?

«Sicuramente continuare l’attività aerobica iniziata nel primo trimestre è consigliabile. A questo, è possibile associare esercizi di rinforzo e stretching, focalizzato principalmente sulle anche (in particolare glutei, abduttori, adduttori), sulla muscolatura addominale e sugli arti superiori: il lavoro sui muscoli stabilizzatori è fondamentale per ridurre il dolore e la disabilità anche ad un anno dal parto. Inoltre, questi muscoli verranno fortemente reclutati al momento del parto, soprattutto se naturale, pertanto avere un tono muscolare forte aiuterà la gestante nell’esecuzione di tutte le manovre richieste per partorire.
Bisognerà, tuttavia, evitare esercizi a carichi eccessivi, soprattutto se non allenati, ed attività che risultano essere troppo dolorose perché non permettono un efficace adattamento dei tessuti al carico.»


Ci sono suggerimenti semplici per correggere la postura col pancione? Accortezze o strumenti?

«In realtà, non bisogna correggere la postura: è stato studiato e dimostrato come non sia la postura la causa del dolore nelle donne in gravidanza. Pertanto, l’utilizzo di “strumenti” quali bustini o spalliere è assolutamente sconsigliabile. Oltre all’attività fisica, i consigli che possiamo dare alle gestanti sono:
– evitare posture prolungate: sia a lavoro che in casa è importante evitare di stare troppo tempo nella stessa posizione. Ogni ora, sarebbe utile effettuare 5-10 minuti di pausa durante i quali alzarsi, camminare e, in generale, muoversi;
– evitare uno stile di vita eccessivamente protettivo e sedentario;
– evitare il riposo eccessivo a letto.»


Il fisioterapista in questo caso predispone esercizi specifici? Terapie manuali?

«Sì, il fisioterapista nel suo bagaglio ha alcuni strumenti che possono essere utili nella gestione della lombalgia o del dolore pelvico durante la gravidanza. Tuttavia, è importante sottolineare che il fisioterapista non è un “aggiustatore”, ma è la paziente che deve essere protagonista del suo cambiamento. Come detto in precedenza, un’attività fisica adeguata alla fase di gestazione, supportata da esercizi specifici in caso di dolore, sono tutti elementi che favoriscono la riduzione dei sintomi, la scomparsa del dolore e prevengono problematiche persistenti.

Il fisioterapista può accompagnare la paziente in questo percorso: infatti, dopo aver effettuato un’anamnesi e un esame obiettivo adeguato, il fisioterapista può identificare e proporre il programma di esercizi più appropriato per la paziente, associandolo a tecniche di terapia manuale, come mobilizzazioni e tecniche sui tessuti molli, adatte e specifiche per la paziente.»

Per la stesura del testo, oltre che al Prof. Gallotti, un ringraziamento va anche alla Dott.ssa Benedetta Campagnola, Fisioterapista nonché Specializzata in Riabilitazione dei Disordini Muscolo-scheletrici, presso il Campus Bio-Medico di Roma.