Due interventi chirurgici al cranio di una donna eseguiti nelle Marche durante il Regno Longobardo. Iniziato nel VI secolo dopo Cristo e terminato con la conquista di Carlo Magno, narrato dal Manzoni nell’Adelchi, al momento del massimo splendore il Regno Longobardo controllava quasi tutta la Penisola con esclusione di Roma, Sicilia, Sardegna e della parte meridionale della Calabria e della Puglia.
Presso Ascoli Piceno, nel cimitero di Castel Trosino, è stata rinvenuta una necropoli longobarda: tra le tombe scavate, da cui sono state recuperate centinaia di sepolture, è emerso il cranio di una donna più anziana che mostra la prima evidenza di una modifica ossea a forma di croce su un soggetto vivente.
Le analisi macroscopiche, microscopiche e TC hanno rivelato segni di almeno due serie di segni di raschiamento. In particolare, l’analisi SEM mostra che sul cranio sono presenti tracce di raschiamento osseo perimortem. Entrambi i difetti guariti e non guariti suggeriscono che la donna ha ricevuto almeno due modifiche ossee intenzionali per affrontare la sua condizione. Si tratta dunque della prima testimonianza di un intervento chirurgico sul cranio di un soggetto vivente.
I resti sono stati analizzati da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università Sapienza di Roma, insieme a Università britannica di Cambridge, Università spagnola di Saragozza, Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese (Cnrs) e con il contributo di Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I risultati sono pubblicati sull’International Journal of Osteoarchaeology.
I ricercatori, guidati da Ileana Micarelli dell’Università di Cambridge ed ex post-doc alla Sapienza, hanno studiato il cranio della donna rivelando i segni di almeno due interventi chirurgici. Inoltre, grazie all’applicazione di un nuovo metodo di indagini biochimiche ad alta risoluzione applicato ad uno dei denti, hanno potuto ricostruire anche cambiamenti nella dieta e negli spostamenti della donna, dai primi anni di vita fino all’età adulta, evidenziando le cure che le sono state fornite dalla comunità.
“L’ultimo intervento chirurgico sembra essere avvenuto poco prima della morte”, dice Giorgio Manzi della Sapienza, che ha coordinato lo studio. “Non ci sono lesioni che possano far pensare alla presenza di traumi, tumori, malattie congenite o altre patologie. È intrigante considerare la possibilità di un motivo rituale o giudiziario per questi interventi – aggiunge Manzi – ma al momento non abbiamo nessuna prova a sostegno di questa ipotesi”.
Castel Trosino fu un luogo critico nella complessa situazione politica che si sviluppò dopo il crollo dell’Impero Romano (periodo postclassico). Dopo aver perso i territori padani, il governo bizantino stabilì il controllo militare dell’Italia centrale. Di conseguenza, durante il VI secolo d.C., Castel Trosino divenne un sito strategico.
La letteratura archeologica descrive il sito come avente una funzione militare non preminente. La prima fase longobarda a Castel Trosino inizia nell’ultimo decennio del VI. Molto probabilmente, questa fase è stata stabilita da un piccolo gruppo di guerrieri guidati da capi militari di alto rango a cui sono state date le insegne dei generali imperiali. Miravano a compensare i leader barbari associati al governo imperiale e garantire la pace regionale. Per fare ciò, le autorità bizantine incoraggiarono l’occupazione di Castel Trosino da parte delle élite longobarde.
Castel Trosino divenne residenza di numerose famiglie prestigiose, come testimoniano eccezionali corredi funerari (oggetti di oreficeria e alta gioielleria). In quanto corredi funerari italiani postclassici unici, questi pezzi sono principalmente di manifattura romano-bizantina e corrispondono alle usanze delle società bizantine e longobarde