Il colore del fiocco è lilla, e ogni anno, il 15 marzo, ricorda a tutti l’elevato impatto che hanno i disturbi del comportamento alimentare.
Riconosciuta istituzionalmente in Gazzetta Ufficiale, la ricorrenza è ufficiale dal 2018, ma il lavoro di sensibilizzazione nasce qualche anno prima, nel 2012, e prende le mosse da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia, di 17 anni, per colpa della bulimia e mentre era in attesa di un ricovero in struttura specializzata. Il giorno, 15 marzo, ricorda proprio la scomparsa di Giulia.
I Disturbi del comportamento alimentare, spesso ridotti agli occhi di chi non ha a che fare con questo genere di patologie, ad anoressia e bulimia si declinano, invece, in molte altre forme, dal binge eating ai disturbi non altrimenti specificati (EDNOS), fino all’obesità. Sensibilizzare la società, e fornire elementi utili a comprendere i campanelli di allarme, i primi sintomi in chi ne soffre può rappresentare un importante strumento. Gli obiettivi della giornata, infatti, sono proprio la difesa dei diritti fondamentali di chi è colpito da DCA, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, l’accrescimento della consapevolezza del carattere di epidemia sociale che i DCA stanno assumendo a livello nazionale e mondiale e la creazione di una rete di solidarietà verso chi è colpito da questi disturbi.
L’emergenza Coronavirus ha aggravato ulteriormente la situazione: la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare stima infatti che gli ultimi 19 mesi hanno registrato un incremento del 40% di nuovi casi e una crescita pari al 50% di richieste di prima visita per i Disturbi del Comportamento Alimentare Attualmente, sono circa 3 milioni i giovani che soffrono di questi disturbi, il 96% sono donne, il 4% uomini. L’anoressia nervosa è rappresentata nel 36,2% dei casi, la bulimia nervosa nel 17,9% e il disturbo di binge eating nel 12,4%. I dati rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% di coloro che soffrono di questi disturbi è sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e17 anni comprende il 10%).
I DCA sono associati ad una grave sofferenza psicologica ed emotiva. Non esiste un’unica causa per questo tipo di patologia, ma un concorso di fattori che, interagendo tra loro, possono favorire il manifestarsi del disturbo. L’impatto sociale dei DCA è elevato e comporta ricadute importanti sul funzionamento sociale della persona, con limitazioni della qualità della vita, dei rapporti sociali, lavorativi, relazionali.
“Importanti passi avanti sono stati fatti con gli emendamenti in Legge di Bilancio – ha dichiarato Caterina Bini, sottosegretaria di Stato per il Rapporti con il Parlamento e senatrice PD – ma a questi deve esserci un seguito. Solo così potremo aiutare chi soffre di questo disturbo e dare supporto alle associazioni impegnate quotidianamente sulla tematica”.
“La nostra bussola deve essere l’inquietudine che deve guidarci ogni giorno, per far sì che si riescano a dare risposte a chi soffre. Metterci l’animo in pace solo perché abbiamo ottenuto qualche risultato – ha aggiunto – sarebbe un grave errore imperdonabile”.
“Visto il rilievo della tematica è di basilare importanza la formazione di professionisti della salute su questo tema. Pertanto, abbiamo dedicato un insegnamento specifico sugli aspetti pratici e l’approccio nutrizionale nei disturbi del comportamento alimentare durante il secondo anno del corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana che viene proposto da UniCamillus”, ha spiegato il manager didattico del corso Stefania Moramarco.
“Vista l’attualità della tematica, riteniamo che l’approfondimento didattico in questo specifico ambito debba trovare uno spazio essenziale nella formazione universitaria dei futuri laureati in Nutrizione Umana”, ha concluso.