L’Osteopata diventa una Professione Sanitaria a tutti gli effetti.
È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che riconosce ufficialmente questa figura professionale, recependo quanto disposto nell’accordo Stato Regioni del 2020, dopo l’approvazione in consiglio dei ministri lo scorso mese di Giugno.
L’accordo descrive l’individuazione della figura e del profilo dell’osteopata, gli ambiti di attività e competenza e il contesto operativo, definisce il campo di intervento, le attività di valutazione e le modalità operative del trattamento. Soprattutto, introduce in ordinamento la necessità del conseguimento di una laurea specifica per lo svolgimento di questa attività professionale. Fino ad ora, infatti, bastava frequentare e diplomarsi presso scuole di formazione.
Proprio l’articolo 1 dell’accordo in oggetto, definisce l’osteopata quale “professionista sanitario, in possesso di laurea triennale universitaria abilitante o titolo equipollente e dell’iscrizione all’albo professionale, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie, nell’ambito dell’apparato muscolo scheletrico”.
A chiarire, invece, come debba operare l’osteopata l’articolo 2 del medesimo testo. Tra i principi introdotti, la pianificazione “del trattamento osteopatico” selezionando “approcci e tecniche osteopatiche esclusivamente manuali, non invasive ed esterne, adeguate al paziente ed al contesto clinico”; l’esecuzione “in sicurezza e nel rispetto della dignità e della sensibilità del paziente” del trattamento; la valutazione degli esiti del trattamento, l’appropriatezza e “pianifica il follow-up condividendoli con il paziente, con eventuali caregiver e/o con altri professionisti sanitari”; e la promozione di “azioni educative verso il soggetto in trattamento, verso la famiglia e la collettività”, reindirizzando il paziente al medico quando i sintomi persistono oltre i tempi previsti o peggiorano.
I criteri per la valutazione dell’esperienza professionale ed equipollenza dei titoli verranno successivamente individuati, al fine di riconoscere i percorsi formativo lavorativi fin qui seguiti da chi già opera nel settore. Si tratta di un passaggio importante, che pone termine a un iter iniziato con l’allora ministro della Salute, Lorenzin, nel 2018, che per la prima volta riconosceva questa professione come sanitaria. La ratifica della presidenza della Repubblica, oggi, chiude un ciclo e apre al futuro della formazione accademica per chiunque vorrà intraprendere questa carriera.