Ne abbiamo parlato con Salvatore Maria Corsello, Professore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università UniCamillus
Siamo in periodo di prova costume, e dimagrire è un imperativo nella società occidentale. Tuttavia, un bisogno che dovrebbe essere principalmente dettato dalla necessità di una buona salute, sempre più spesso assume una connotazione di tipo estetico, adattandosi così alla società dell’immagine ed esasperando, al contrario, il concetto di magrezza, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche che ne derivano.
Dimagrire comporta inevitabilmente qualche sacrificio associato al fatto che occorre cambiare stile di vita, diventando più attivi e più attenti nell’alimentazione: delle modifiche che garantiscono ottimi risultati a lungo termine, ma che possono comunque comportare qualche privazione, come ridurre eventuali stravizi e dedicarsi a qualche sport, sudando un po’.
Proprio per questo, il tentativo di cercare scorciatoie è sempre una grande tentazione: lo dimostrano i vari prodotti spacciati per dimagranti, come tè miracolosi, pedane vibranti, fasce sciogli-grasso e altre assurde stravaganze che non sono supportate dalla minima valenza scientifica. Eppure gli acquirenti ci sono, e sono tanti: che siano ingenui o poco informati, il minimo che si rischia è di essere presi in giro, soprattutto quando si tratta di rimedi che non funzionano. Se funzionano, invece, il danno potrebbe essere quello di intaccare gli equilibri dell’organismo. Questo avviene quando, per perdere peso, ci si rivolge ai farmaci. Farmaci che, in genere, servono per tutt’altro!
Qualche esempio? I farmaci tiroidei, che aumentano il metabolismo ma possono provocare anche scompensi cardiaci; i diuretici, destinati agli individui ipertesi e cardiopatici ma usati anche per perdere peso, con conseguenti squilibri elettrolitici e danni renali; ma anche i lassativi, gli anfetaminici, e molti altri estremamente dannosi se non controllati da un medico di riferimento.
Proprio di recente, l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha lanciato l’allarme su un altro tipo di farmaci utilizzati off label per dimagrire da parte di soggetti non obesi: i farmaci per diabetici.
Questo ha provocato la carenza in commercio di farmaci agonisti del Glucagon-Like Peptide-1 (GLP-1), come Ozempic (semaglutide), Saxenda (liraglutide), Trulicity (dulaglutide) e Victoza (liraglutide). La mancanza di tali farmaci, a sua volta, provoca serie conseguenze per chi ne ha davvero bisogno e si ritrova a non potervi ricorrere, ossia i diabetici.
Un altro rischio della crescente domanda è quello dell’introduzione di prodotti contraffatti e falsificati nel mercato illegale: questi prodotti non conformi potrebbero non essere realizzati secondo standard di sicurezza e qualità, rappresentando un serio rischio per la salute pubblica.
L’uso sconsiderato off label di questi principi attivi anti-diabete è stato purtroppo incoraggiato anche dall’insana pubblicità che ne fanno personaggi famosi, del calibro di Elon Musk, ma anche i cosiddetti “pharma influencer” sui social per giovanissimi, come TikTok.
Per questo ne abbiamo parlato con Salvatore Maria Corsello, Professore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università UniCamillus.
Qual è il meccanismo secondo cui un farmaco antidiabetico può far dimagrire?
«I farmaci antidiabetici che, oltre all’azione di riduzione della glicemia, hanno dimostrato un effetto anche sul calo di peso, sono i GLP1-RA (Glucagon-like peptide 1 receptor agonists) e, in misura minore, gli SGLT2i (sodium/glucose cotransporter 2 inhibitors).
Nello specifico, i GLP1-RA presentano una doppia azione, periferica e centrale. La prima si esplica attraverso il rallentamento del transito intestinale e dello svuotamento gastrico dando quindi una sensazione di “pienezza” addominale, la seconda agisce sui centri nervosi della sazietà e sui circuiti del “rewarding”, cioè sui sistemi cerebrali di ricompensa e gratificazione.
Entrambi i meccanismi inducono un aumentato senso di sazietà, determinando la riduzione dell’apporto calorico e del desiderio di cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri. Questo porta a un’importante perdita di peso, che, con i nuovi farmaci da poco in commercio, nei soggetti obesi può raggiungere anche il 20% del peso corporeo.
Il farmaco più noto di questa classe di molecole è la semaglutide (Ozempic commercializzato come antidiabetico e Wegovy, uguale ad Ozempic ma a dosaggio più alto, recentemente introdotto come farmaco anti-obesità).
Della stessa categoria sono liraglutide, dulaglutide, lixisenatide, exenatide e tirzepatide.
Sono tutti usati in iniezioni sottocutanee settimanali. La semaglutide è disponibile anche per via orale (Rybelsus, commercializzato come antidiabetico orale).
Per quanto riguarda gli SGLT2i (glifozine), la loro azione sulla perdita di peso (meno significativa) deriva dall’aumentata escrezione urinaria di glucosio e dalla conseguente perdita di calorie con le urine.
Va infine sottolineato che il più usato dei farmaci ipoglicemizzanti orali, la metformina, ha un effetto significativo sulla riduzione del peso e sulla composizione corporea attraverso la sensibilizzazione all’insulina ma anche grazie a meccanismi molecolari diversi in corso di studio.»
Quali sono i rischi associati all’uso improprio di farmaci antidiabetici da parte di persone che cercano di perdere peso senza avere il diabete?
«Queste molecole nascono come farmaci per la terapia del diabete ma, vista la loro efficacia nella riduzione del peso, hanno ricevuto un’appropriata indicazione per il trattamento dell’obesità. L’indicazione si limita a soggetti con un indice di massa corporea superiore o uguale a 30 (o a 27 in presenza di significative comorbidità internistiche). L’indice di massa corporea (IMC) o Body Mass Index (BMI) si ottiene dividendo il peso espresso in kg con la statura espressa in metri elevata al quadrato.
Purtroppo, è passato il messaggio che questi farmaci siano una “scorciatoia” per perdere peso anche nei soggetti che non appartengono alle categorie sopraelencate. L’efficacia nei casi inappropriati è estremamente limitata, e dunque il bilancio tra rischi e benefici è molto svantaggioso: infatti, questi farmaci possono dare alcune complicanze, seppur non molto frequenti, come disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, stipsi o diarrea) fino ad arrivare a pancreatiti acute. Vanno dunque usati solo quando strettamente necessario.»
Quali sono le alternative sicure ed efficaci per la perdita di peso che può consigliare a chi cerca di dimagrire in modo sano?
«L’unico modo per perdere peso in modo sano è avere uno stile di vita sano: mangiare poco e bene sempre e fare regolarmente attività fisica. La miglior dieta da seguire non è altro che la “dieta mediterranea”.»
Ci sono dei casi in cui il rischio di obesità è tale che i farmaci per dimagrire diventano necessari?
«Ci sono casi di obesità grave in cui lo stile di vita da solo non può essere sufficiente (almeno all’inizio) a determinare un’adeguata perdita di peso, o possono esserci casi particolarmente a rischio, come pazienti con plurime comorbidità internistiche, in cui serve ottenere “rapidamente” un adeguato controllo del peso per ridurre le complicanze ad esso associate.
Un’altra situazione da evitare è la sindrome di oscillazione del peso, cioè il cosiddetto “weight-cycling” o “yo-yo del peso”, in cui il paziente va incontro ad importanti ondeggiamenti del peso in breve tempo. Questo fenomeno è infatti associato a un rischio cardiovascolare aumentato perché la maggior parte del grasso che ritorna è quello viscerale con peggioramento del rapporto massa grassa/massa magra. Da questo punto di vista è importante informare i pazienti sul rischio di riacquistare gran parte del peso perduto all’interruzione del trattamento dei farmaci dimagranti e soprattutto dei GLP1-RA. In altri termini, l’eventuale terapia farmacologica va sempre associata – e soprattutto seguita – da terapie comportamentali adeguate relativamente agli stili di vita appropriati.»
I pharma influencer e vari vip hanno fatto pubblicità a questi farmaci in termini di dimagrimento…
«Purtroppo oggi i social network hanno un’ampissima diffusione, da cui deriva una grande influenza sulla popolazione generale, non regolamentata da un’adeguata legislazione. Bisogna lasciare che argomenti delicati e specialistici, come la salute e le terapie farmacologiche, siano affrontati solo da persone competenti.»