I più piccoli potrebbero ricordarlo come un comprimario nel primo cartone animato campione di incassi al cinema della fortunata serie L’Era Glaciale. Il Dodo, uccello inadatto al volo estintosi nel XVII secolo, ora potrebbe tornare in vita con un’operazione di ingegneria genetica che ricorda molto da vicino il soggetto di un’altra sfilza di film di successo, quelli di Jurassic Park di Steven Spielberg.
La Colossal Biosciences, società americana che aveva già annunciato in passato di riportare in vita Mammut e la Tigre della Tasmania, ha comunicato di essere in procinto di ricreare in laboratorio il Dodo partendo da un frammento di DNA mitocondriale e stanziando per questa ricerca la faraonica cifra di 150 milioni di dollari. L’anticipazione del progetto è stata pubblicata dalla rivista statunitense “Scientific American“.
Il Dodo, originario dell’area dell’Oceano Indiano con “epicentro” nelle isole Mauritius, era alto circa un metro e pesava tra i 15 ed i 20 chilogrammi, si riproduceva deponendo un solo uovo a terra. Si estinse nel XVII secolo dopo l’arrivo dell’uomo nelle isole: non essendo adatto al volo, il Dodo divenne immediatamente preda di ogni altro animale, dalle scimmie ai topi, dai cani ai gatti, per scomparire rapidamente.
La creazione di specie viventi partendo dal DNA è tutt’altro che semplice perché, esattamente come raccontato nei film di Jurassic Park, non si è mai riusciti ad ottenere una sequenza di DNA vitale. Per questo, l’ipotetica creazione in laboratorio del Dodo (o di altre specie) dovrà necessariamente passare attraverso un massiccio intervento di ingegneria genetica in grado di modificare il genoma di una specie vivente strettamente correlata, per poi replicare il genoma della “specie bersaglio”.