Sembra non esistere tranquillità, ad Haiti. Solo negli ultimi 10 anni l’isola caraibica ha dovuto fare i conti con il terremoto – magnitudo 6.1 Richter, oltre 200 mila vittime – del 2010, un’epidemia di colera – oltre 800 mila ammalati -, gli effetti pesantissimi degli uragani Sandy, 2012, e Matthew, 2016.
Sabato 14 agosto, intorno alle 8,30 ora locale, Haiti è stata colpita di nuovo da un terremoto, il cui evento principale è stato di magnitudo 7.2 ma replicato da uno sciame sismico con picchi di magnitudo fino a 5.2, che ad oggi ha provocato oltre 2200 morti e 12000 feriti.
A quasi due settimane di distanza dall’evento, i soccorsi sono riusciti ad arrivare anche nelle aree più difficili da raggiungere, dove la popolazione non è in grado di soddisfare nemmeno i servizi igienico sanitari di base, ma le zone rurali più remote ancora non sono state raggiunte.
L’UN stima che le persone che necessitano di assistenza di emergenza siano 650mila, una cifra che preoccupa non poco, visto che nei tre dipartimenti più colpiti sono circa 634mila le persone che già avevano bisogno di assistenza umanitaria.
Il devastante terremoto ha ridotto in macerie intere aree dei dipartimenti Sud, Nippes e Grand’Anse, distruggendo e danneggiando migliaia di edifici. Secondo la Protezione Civile haitiana almeno 52.953 abitazioni sono state completamente distrutte e altre 77.006 hanno subito danni. Il governo, però, per quanto trovare alloggi resti prioritario, mira a evitare l’istituzione di campi su larga scala per sfollati interni, simili a quelli sorti dopo il terremoto del 2010 e di nuovo in seguito all’uragano Matthew nel 2016, al fine di mitigare i rischi per la salute associati al collocamento di decine di migliaia di persone in spazi ristretti nel corso della pandemia di COVID-19 in corso.
La risposta internazionale delle organizzazioni umanitarie sta permettendo di facilitare gli interventi di assistenza a lungo termine e collegare le diverse attività di soccorso insieme con le organizzazioni governative haitiane: sulla base delle lezioni apprese dalle emergenze passate, gli attori umanitari mirano a capitalizzare le competenze, le capacità e le conoscenze a livello locale e nazionale per promuovere una risposta rapida ed efficace adattata ai bisogni espressi del popolo haitiano.
UniCamillus, università Medica internazionale di Roma, fino dalla sua fondazione ha deciso di aiutare Haiti attraverso la formazione sanitaria di giovani studenti, con l’obiettivo di permettere loro di contribuire direttamente alla rinascita del proprio Paese.
La qualità dell’istruzione in sanità, attraverso la crescita delle competenze dei professionisti, svolge un ruolo cruciale e strategico in paesi come Haiti, in cui il sistema sanitario – spesso già precario – deve fare i conti con ripetute emergenze, consentendo di beneficiare di medici e infermieri con formazione di eccellenza da portare la dove c’è più bisogno.