I nostri studenti, il loro successo: l’esperienza del Dott. Riccardo Muscatello

Colesterolo alto? Non solo farmaci, anzi: l’alimentazione è un ottimo modo per prevenire e controllare l’ipercolesterolemia e il diabete di tipo 2. Ce lo spiega meglio il Dott. Riccardo Muscatello, Biologo nutrizionista e consulente nutraceutico presso l’azienda Cube Labs, nonché ex studente del Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana presso l’Università UniCamillus. La sua tesi dal titolo “Approccio nutraceutico nel trattamento dell’ipercolesterolemia”, con la Prof.ssa Caterina Pipino come relatriceè stata scelta come la più innovativa dalla Commissione di Laurea di UniCamillus.
Per questo, il Dott. Muscatello tiene a inviare a UniCamillus un articolo con i frutti dello studio che ha riscosso tanto successo.


Approccio nutraceutico nel trattamento della ipercolesterolemia

A cura del Dott. Riccardo Muscatello


Sindrome Metabolica ed ipercolesterolemia

La sindrome metabolica (Mets) è un quadro clinico molto diffuso che comprende una serie di anomalie metaboliche associate al sovrappeso ed all’obesità. Affinché la diagnosi sia positiva, è indispensabile che vi sia la presenza di almeno 3 dei seguenti 5 fattori: obesità viscerale; dislipidemia aterogena associata a un elevato livello di colesterolo LDL; alti livelli di trigliceridi (TG); ipertensione e iperglicemia cronica associata a resistenza insulinica (RI).

La Mets si sviluppa quasi sempre in concomitanza con l’obesità (soprattutto viscerale) e il diabete di tipo 2. Questi ultimi sono solitamente associati a dislipidemia, che aumenta notevolmente i processi aterosclerotici e il rischio di morte per eventi cardiovascolari.

I soggetti affetti da MetS manifestano solitamente elevati livelli di trigliceridi ematici (>150 mg/dL), un valore di colesterolo totale >200 mg/dL e valori ridotti di colesterolo HDL (<40 mg/dL nell’uomo e <50mg/dL nella donna).


Approccio nutraceutico

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”: quest’affermazione di Ippocrate riflette l’importanza di una corretta alimentazione e anticipa la filosofia orientale, secondo la quale nessuna pianta creata da Dio è priva di proprietà medicinali. Quindi, la medicina tradizionale getta le sue fondamenta su un ampio uso di piante e derivati di origine vegetale (considerati da secoli agenti terapeutici), evidenziando il concetto per cui il cibo, grazie ad i suoi principi attivi medicinali, può essere utilizzato come farmaco.

Il termine “Nutraceutica”, coniato negli anni ‘80 da Stephen De Felice, nasce dalla fusione delle parole “nutrizione” e “farmaceutica”. Essa studia alimenti i cui principi attivi sono in grado di modulare le funzioni fisiologiche dell’organismo, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione delle malattiche cronico-degenerative. Ad oggi, quindi, si diffonde sempre di più il concetto di “medicine food homology” (MFH). L’MFH studia la funzione degli alimenti e cerca di comprendere se questi ultimi possono vantare al loro interno la presenza di composti bioattivi in grado di esercitare azioni molecolari sovrapponibili a quelle dei farmaci.


Nutraceutici con attività ipocolesterolemizzante

Nella tesi da me svolta e portata in commissione nel luglio scorso, sono stati analizzati con successo due alimenti e un composto aventi proprietà ipocolesterolemizzanti paragonabili a quella di alcuni farmaci di prima linea.

La Melannurca Campana è una cultivar pregiata di mela tipica della regione Campania ufficialmente riconosciuta come prodotto IGP. La Melannurca possiede proprietà salutari e nutraceutiche uniche grazie al suo elevato contenuto di vitamine (B1 e B2), minerali (potassio, ferro, fosforo, manganese) e per la ricchezza di composti fenolici, in particolare procianidine, in concentrazione più elevata rispetto a qualsiasi altra varietà di mele: tra le diverse varietà di mele, infatti, è stato riconosciuto nei frutti di Melannurca uno dei più alti contenuti di procianidine oligomeriche, peculiari antiossidanti polifenolici e, nello specifico, di procianidina B2, rispetto a campioni di mele più comuni come Red Delicious, Granny Smith, Pink Lady, Fuji e Golden Delicious. Questo è dovuto al suo particolare processo di maturazione che non avviene sulla pianta, bensì avviene su dei letti di paglia esposti al sole. Ciò espone la Melannurca ad attacchi di parassiti e funghi e per proteggersi da questi ultimi, il frutto andrà a produrre grandi quantità di procianidine ed antiossidanti naturali che proteggono il frutto dagli agenti esterni.

Un gruppo di ricercatori dell’università Federico II di Napoli, attraverso numerose ricerche, ha attribuito alla procianidina B2 una spiccata capacità non solo di inibire l’assorbimento di colesterolo assunto con la dieta, ma anche la sintesi endogena di colesterolo nel nostro organismo.

Per un effetto ipocolesterolemizzante, viene consigliata un’assunzione giornaliera continua di due melannurche al giorno o di un integratore che ne contenga un estratto altamente titolato.

Il Bergamotto è un frutto tipico originario della regione calabrese. Il frutto è ricco di vitamine A, C e vitamine del gruppo B, terpeni e sostanze polifenoliche con importanti attività salutistiche. Uno dei principali meccanismi di azione attribuiti ai polifenoli nutraceutici del bergamotto sembrerebbe essere quello di inibire l’ossidazione del colesterolo LDL ematico. Questa ossidazione, causata per lo più dall’adozione di determinati stili di vita ed associata ad eventi infiammatori cronici, aumenta il rischio di aterosclerosi. Per quanto riguarda l’attività ipocolesterolemizzante attribuita alla funzione nutraceutica del bergamotto, sembrerebbe che alcuni composti all’interno del frutto siano in grado di inibire l’azione dell’HMG-CoA (idrossimetilglutaril-CoA) reduttasi. Questo è un enzima che controlla la sintesi endogena del colesterolo ed è il “bersaglio” dell’azione di numerosi farmaci utilizzati nel trattamento delle dislipidemie. Alcune molecole all’interno del frutto, in particolare brutieridina e melitidina, sembrano poter vantare un’azione inibitoria nei confronti dell’enzima HMG-CoA reduttasi, riducendo così la sintesi ed i valori ematici di colesterolo. La cosa ancora più sorprendente è che queste due molecole svolgono un’azione paragonabile a quella svolta dalle statine, farmaci di prima linea per il trattamento della ipercolesterolemia. Viene raccomandata, per un effetto ipocolesterolemizzante, un’assunzione giornaliera continua di un integratore che ne contenga 1 grammo di estratto di bergamotto altamente titolato.

La berberina è un alcaloide estratto da diverse piante, per lo più di provenienza orientale.  In qualità di integratore, in Occidente, viene utilizzata soprattutto per ridurre la resistenza all’insulina e migliorare i biomarcatori del diabete di tipo 2 come, ad esempio, la glicemia e l’emoglobina glicata. Trova anche applicazione nel miglioramento dell’omeostasi lipidica. Questo alcaloide è infatti in grado di aumentare la captazione, la successiva “demolizione” e l’escrezione di colesterolo LDL (volgarmente definito “colesterolo cattivo”) da parte del fegato. Inoltre, una sua regolare assunzione induce a una riduzione della glicemia, dei trigliceridi ematici e dei processi aterosclerotici. Per un effetto ipocolesterolemizzante, viene consigliata un’assunzione giornaliera continua di un integratore che contenga 1-1.5 grammi di berberina al giorno.


Conclusione

Oggi è sempre più diffuso il concetto di “medicine food homology” (MFH) nel trattamento dell’ipercolesterolemia, che rappresenta l’omologia farmaco-alimento e quindi gli alimenti affini ai farmaci nel trattamento delle dislipidemie. Dal punto di vista pratico questo concetto si traduce in un anello di congiunzione che interseca il mondo del farmaco a quello dell’alimento.

Il punto cardinale di questo approccio è l’analogia funzionale esistente tra le miscele complesse di estrazione vegetale e i farmaci usati solitamente per contrastare determinate patologie.

L’obiettivo della Nutraceutica è quello di porsi prima del farmaco e, soprattutto, oltre la concezione semplicistica di alimento. Se la scienza, grazie al farmaco, è riuscita a “dare anni alla vita”, con il nutraceutico si auspica a dare “vita agli anni”, migliorando quindi la qualità della vita.