Ne abbiamo parlato con Maria Rosaria Gualano, Professoressa Associata di Igiene Generale e Applicata presso l’Università UniCamillus.
Quando si parla di inquinamento, è raro rendersi davvero conto di cosa si sta parlando. È un argomento che sembra (erroneamente!) quasi intangibile, tanto ci siamo abituati all’aria di città e a notizie poco confortanti. Appare come una tematica lontana, che non ci riguarda. Invece la respiriamo (letteralmente!) ogni volta che inaliamo l’aria: allo stato attuale, gli impatti dell’inquinamento ambientale rappresentano una delle maggiori sfide del nostro tempo, con conseguenze devastanti sulla salute umana, gli ecosistemi e l’economia mondiale.
I rapidi processi di industrializzazione, l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti chimici, l’urbanizzazione crescente, l’utilizzo di combustibili fossili e la gestione inadeguata dei rifiuti hanno contribuito a un drammatico aumento dell’inquinamento, sia atmosferico che terrestre e idrico.
L’inquinamento atmosferico, tuttavia, è l’imputato principale, oltre che considerato la più pericolosa minaccia ambientale per la salute umana: ogni anno, milioni di persone perdono la vita prematuramente a causa di malattie respiratorie, cardiovascolari e altre patologie direttamente legate all’esposizione a particelle inquinanti. In particolare, nei Paesi in via di sviluppo, le comunità più povere sono quelle che soffrono maggiormente gli effetti dell’inquinamento, in quanto non hanno accesso a misure di protezione adeguate, né a un’assistenza sanitaria efficace.
Se parliamo di numeri, il 17 maggio del 2022, su The Lancet è stato pubblicato uno studio riferito al rapporto tra inquinamento e salute, riportando ben 9 milioni di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico nel 2015.
L’esposizione al piombo, un altro pericoloso inquinante, ha provocato effetti devastanti sulla salute mentale e fisica di milioni di persone. Uno studio pubblicato nel settembre 2023 ha dimostrato che l’esposizione al piombo, soprattutto nei bambini, porta a gravi ritardi nello sviluppo cognitivo, con una perdita globale di circa 765 milioni di punti di QI ogni anno.
Ma non solo: oltre alle gravi conseguenze sanitarie, l’inquinamento rappresenta un pesante fardello economico: sul sito del World Bank Group, si legge che nel 2019 il costo globale dell’inquinamento atmosferico abbia superato gli 8 trilioni di dollari, pari a circa il 6% del PIL mondiale.
Inquinamento atmosferico e cambiamento climatico: un circolo vizioso
L’inquinamento ambientale è strettamente legato al cambiamento climatico: le emissioni di gas a effetto serra, insieme all’inquinamento da carbonio nero e metano, accelerano il riscaldamento globale e intensificano i fenomeni atmosferici estremi. Il cambiamento climatico, a sua volta, amplifica l’inquinamento, creando un circolo vizioso che mette a rischio la sicurezza alimentare, la disponibilità di acqua potabile e la stabilità delle infrastrutture.
La contaminazione del suolo e delle risorse idriche, inoltre, mette a repentaglio gli ecosistemi naturali e la biodiversità, senza dimenticare gli incendi boschivi (dolosi o colposi che siano), che vanno a peggiorare la situazione rilasciando nell’atmosfera enormi quantità di anidride carbonica e altre sostanze nocive.
Sembra tutto più grande di noi, e probabilmente lo è davvero. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che noi siamo parte di questo processo, esattamente come possiamo essere parte del cambiamento. In che modo? Lo abbiamo chiesto a Maria Rosaria Gualano, Professoressa Associata di Igiene Generale e Applicata presso l’Università UniCamillus.
Quali pratiche quotidiane possono aiutare a ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico?
Sicuramente è importante ridurre il più possibile l’esposizione all’inquinamento atmosferico per proteggere la salute propria e quella dei propri cari, e per fare ciò si possono praticare alcune strategie. C’è però una importante variabile che traccia un confine, ossia il proprio luogo di residenza, in quanto certamente vi sono importanti differenze tra aree rurali e aree urbane e con ampia densità di popolazione, così come tra luoghi in cui sono presenti industrie e/o altre possibili sorgenti di emissioni che vanno ad acuire il fenomeno dell’inquinamento. Se si abita in aree urbane, ad esempio, è importante considerare di esporsi all’aria aperta in orario meno condizionato dal traffico della città (cioè al di fuori degli orari di punta, generalmente la mattina all’apertura degli uffici e al tardo pomeriggio) e dunque fare delle passeggiate o al mattino presto o la sera.
Negli stessi orari sarebbe opportuno anche operare dei ricambi d’aria nelle nostre case: ove possibile, soprattutto chi vive in luoghi piuttosto inquinati, avere purificatori d’aria con filtri HEPA può essere utile per ridurre le particelle fini (PM2.5) e altri inquinanti nei luoghi chiusi. Se possibile, frequentare delle aree verdi: i parchi sono dei veri e propri polmoni che per fortuna abbiamo nelle nostre città, e in alcune località (come Barcellona) l’urbanistica si sta ridisegnando proprio aumentando il numero di alberi nelle strade, anche per ridurre il caldo e il calore dell’asfalto che ormai è sempre più asfissiante, soprattutto in estate.
Dovremmo anche approfittare delle giornate in cui il cielo è limpido, tira molto vento e l’aria è più pulita, come anche dopo una pioggia “purificatrice”. Anche per quanto riguarda i materiali, vorrei citare le nuove vernici di ultima generazione che sono state sviluppate appositamente per assorbire gli inquinanti presenti nell’ambiente non solo indoor ma anche outdoor: a Roma, ad esempio, nel quartiere Ostiense c’è il più grande murales “ecologico” d’Europa, realizzato con queste tecniche che catturano lo smog. Sicuramente un bellissimo esempio di innovativo connubio tra urbanistica, arte, architettura e sostenibilità. Inoltre, è interessante citare il fatto che oggi abbiamo a disposizione anche degli strumenti digitali, come le app del meteo o altre ad hoc, che ci permettono di monitorare i livelli di inquinamento e quindi indurci a comportamenti da prendere o meno, in base al momento in cui ci troviamo. Se vogliamo avere dati affidabili, è sempre consigliabile seguire quello che dicono fonti come l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), l’Agenzia Europea per l’Ambiente e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Quali sono i segnali di allerta che dovremmo tenere d’occhio per capire se l’inquinamento sta influenzando la nostra salute?
Se si vive in zone più a rischio, ossia più inquinate, bisognerebbe prestare attenzione a determinati segni e sintomi, pur tenendo conto di una variabilità legata ai fattori specifici di ognuno come l’età, pregresse patologie e condizioni cliniche concomitanti. Per esempio, se si hanno sintomi come una tosse secca e persistente, questa potrebbe anche essere indice di un disturbo legato all’esposizione cronica a fattori stressogeni ambientali inquinanti come il particolato o gas irritanti. Ovviamente chi soffre già alla base di patologie come asma e BPCO potrebbe sperimentare un aggravarsi della sintomatologia. Altri sintomi a cui prestare attenzione sono sensazione di bruciore e irritazione alla gola, al naso e agli occhi, irritazioni cutanee e anche cefalea e difficoltà di concentrazione. Sarebbe bene consultare il proprio medico tanto più se si notano sintomatologie persistenti o invalidanti riconducibili a situazioni di questo tipo, al fine di poter investigare al meglio la propria condizione e, ove possibile, rimuovere o allontanarsi dalla fonte inquinante, o perlomeno mettere in atto meccanismi di protezione. Ad esempio, i lavoratori che operano in ambienti fortemente inquinati adottano appositi DPI, dispositivi di protezione individuali.
Ci sono alimenti o bevande che possono aiutare a neutralizzare gli effetti dell’inquinamento sul nostro corpo?
Ormai sappiamo quanto uno stile di vita sano e una dieta corretta influenzino positivamente la nostra salute. Certamente una dieta mediterranea, ma soprattutto quanto più variegata, può predisporci ad avere un effetto di protezione da diversi agenti compresi quelli atmosferici inquinanti. Si possono infatti assumere i nutrienti atti a dare al nostro organismo gli strumenti necessari per combattere infiammazioni e danni cellulari, assumendo alimenti antiossidanti e ricchi di omega3, vitamine e fibre. Non bisogna per esempio dimenticare il ruolo di una vitamina essenziale come la vitamina D che, in mancanza di esposizione alla luce solare, scende a livelli preoccupanti. Io consiglierei anzi di sottoporsi a un dosaggio di vitamina D ed eventualmente, in accordo col proprio medico, assumere delle integrazioni o perlomeno migliorando l’assunzione anche con la dieta e lo stile di vita.
Ci sono categorie più vulnerabili all’inquinamento?
Sì, ci sono delle categorie di persone da attenzionare, che sono “fragili” e quindi maggiormente vulnerabili agli effetti nefasti dell’inquinamento atmosferico. In particolare, le fasce di età estreme (bambini e anziani) e individui con patologie preesistenti (come quelle respiratorie e/o cardiovascolari) o con condizioni di immunodepressione, possono risentire molto di più di queste esposizioni nocive per l’organismo sano e ancora più dunque per uno più “fragile”. Attenzione massima anche alle donne in stato di gravidanza, che sicuramente è bene non esporre a fattori di inquinamento ambientale. Le raccomandazioni per queste categorie sono quelle già enunciate, che vanno ancora più rafforzate e raccomandate: prestare attenzione alle uscite in zone e in orari in cui il livello di polveri sottili è più elevato a causa di traffico e altre fonti di inquinamento urbano, frequenti ricambi di aria o utilizzo di purificatori d’aria indoor, evitare assolutamente il fumo passivo. In casi estremi, ricorrere anche all’uso di mascherine protettive, se si deve sostare per forza in luoghi inquinati. Quando possibile, frequentare luoghi all’aperto in posti lontani dallo smog e dalle città.
Oltre alla quotidianità del singolo, ci sono azioni che sarebbe utile intraprendere a livello globale e internazionale?
Viviamo in un periodo storico estremamente complesso, sotto vari punti di vista, e una delle sfide più grandi è proprio quella della sopravvivenza in salute del nostro Pianeta. A volte ci dimentichiamo che non siamo i soli e unici abitanti, e che l’interazione con il resto delle specie viventi e con tutte le componenti ambientali condiziona moltissimo la nostra esistenza. Pensiamo al polmone dell’Amazzonia: tutti lo abbiamo studiato a scuola, ma poi molti di noi ne dimenticano l’importanza. Ecco, questo periodo storico richiede un duplice approccio: da una parte, una presa di coscienza del singolo individuo, che nel suo piccolo, insieme a tutti gli altri, può dare e fare tantissimo per lottare contro inquinamento e cambiamento climatico, decidendo che stile di vita sostenibile intraprendere; dall’altra, urge rafforzare le politiche globali, gli approcci nazionali e sovranazionali, perché questa è una sfida che ci riguarda tutti. Nessuno può vincerla da solo. È pertanto essenziale (stante tutti gli Accordi sul Clima, come quello di Parigi) che tutti i Paesi del mondo rispettino le strategie concordate e si impegnino per il bene comune. Io penso che nonostante tutto dobbiamo essere ottimisti, e questo ottimismo ha un fondamento: mai come ora abbiamo a disposizione strumenti incredibili, tecnologici e non, che ci permettono di monitorare fenomeni e intervenire con macchinari efficaci. L’innovazione tecnologica e scientifica potrà dare importanti contributi per ridurre le emissioni inquinanti e per aiutarci a migliorare la salute del Pianeta, e quindi anche la nostra!
Quali sono le patologie maggiormente legate all’inquinamento?
Sin dai tempi del nostro padre della Medicina, Ippocrate, l’umanità ha studiato il legame tra gli elementi ambientali (come aria, acqua e suolo) e la salute umana. Oggi sappiamo che di inquinamento ci si ammala e di inquinamento si muore. I meccanismi eziopatogenetici sono stati studiati, e dunque oggi conosciamo come l’inquinamento atmosferico sia in grado di causare non solo malattie respiratorie e allergiche, ma anche cardio e cerebrovascolari, oltre che patologie neurodegenerative. Inoltre, l’inquinamento atmosferico è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come cancerogeno per l’uomo. Infine, è oggetto di studio come questi inquinanti possano influenzare la salute riproduttiva sia maschile che femminile, sia come potenziale fattore di infertilità sia come rischio per la salute del nascituro. Appare dunque chiaro che, a livello globale, ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità dell’aria deve rappresentare un obiettivo centrale nelle agende della sanità pubblica mondiale.