La pandemia di Covid-19 ha evidenziato ogni criticità del sistema sanitario nazionale, prima fra tutte la carenza di personale sanitario in grado di gestire l’emergenza senza aggiungere criticità strutturali al sistema.
Le immagini degli ospedali al collasso, di medici ed infermieri sfiniti per i lunghissimi turni sono indelebilmente associate alla diffusione del virus, così come sono un triste monito le cifre dei decessi tra il personale sanitario che ha sviluppato sintomatologie gravi dopo aver contratto il Covid.
Per questa ragione, il Coordinamento Regionale degli Ordini Professioni Infermieristiche del Lazio ha deciso di scrivere al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato allo scopo di chiedere “un deciso aumento sin dal prossimo anno accademico dei posti disponibili per i corsi di laurea in infermieristica”.
“La pandemia da Sars-Cov-2 – si legge nella lettera – sta evidenziando la grave carenza di personale infermieristico esistente nel nostro Paese e in particolare nel Lazio, che si trascina da anni, e che l’attuale emergenza sanitaria rende manifesta in tutta la sua drammaticità”.
“I cospicui arruolamenti avvenuti nelle strutture sanitarie pubbliche” della regione Lazio “nel corso dell’ultimo anno hanno determinato – spiega Maurizio Zega, presidente di OPI Roma – oltre all’esaurimento dei professionisti abilitati disponibili, un forte depauperamento degli organici in molte strutture sanitarie convenzionate, soprattutto nelle Rsa”.
Questo porta a cercare professionisti “rivolgendosi a cooperative, agenzie di lavoro interinale, studi associati, tentando anche di arruolare infermieri dall’estero, peraltro con esiti assai scarsi”.
“Gli organismi di rappresentanza professionale sollecitano da anni il Ministero, e di conseguenza le Università, affinché si formi un numero molto più elevato di infermieri per coprire il crescente fabbisogno” e, dunque, da qui l’invito alla Regione Lazio di farsi promotrice dell’aumento dei posti disponibili già dal prossimo Anno Accademico e “ad attivare nuove sedi sul territorio in tutte quelle strutture previste dalla normativa vigente”
“Se non si prevede un intervento immediato”che dia alle aziende e strutture sanitarie un sostegno per il potenziamento della rete formativa nel tempo “non si potrà che assistere -conclude Zega – ad una lenta ma inevitabile riduzione del numero dei formandi nella nostra Regione, rendendo difficile raggiungere gli standard numerici e qualitativi richiesti non solo dagli istituti di ricovero, ma soprattutto dal territorio che, come previsto e dimostrato, rappresenta il futuro della sanità regionale e nazionale”.