In parallelo alla lotta contro il cancro, c’è un’altra malattia che spesso i pazienti oncologici si trovano a dover affrontare. Si tratta della malnutrizione, un’autentica patologia che colpisce il 30% delle persone alle prese con i cicli di cure per i tumori e che impatta significativamente sull’intero sistema sanitario nazionale.
Sottovalutare l’importanza della nutrizione per un malato oncologico può essere deleterio per l’efficacia delle già fisicamente gravose terapie che è costretto a seguire. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che la malnutrizione aumenta di oltre due volte e mezzo il tasso di mortalità dei malati oncologici, triplica il tasso di complicanze e fa salire del 30% la durata della degenza ospedaliera, rispetto agli altri pazienti ugualmente affetti da un tumore, ma con uno stato nutrizionale nella norma. Analizzandoli nel dettaglio, i dati variano sensibilmente da caso a caso, perché non tutti i tumori sono uguali. L’incidenza della malnutrizione su chi ha un cancro al pancreas arriva a sfiorare anche il 40% dei casi, ad esempio. Tutti però sono accomunati da due fattori incontrovertibili. Il più importante riguarda certamente le prospettive di sopravvivenza: un paziente a cui sia stato diagnosticato un tumore ancora in fase iniziale, quindi non metastatica, ma che risulti malnutrito, ha infatti le stesse possibilità di guarire di una persona affetta da un cancro già in fase avanzata, ma che sia in condizioni di adeguata nutrizione. Il secondo aspetto riguarda invece il peso sociale che ha questa problematica, in termini di vite umane e anche nella misura in cui terapie e degenze più lunghe incidono sulla spesa nella sanità pubblica e privata.
Proprio attorno a quest’ultimo punto in questi giorni sta ruotando un confronto istituzionale riguardo la possibilità di inserire i Supplementi Nutrizionali Orali (ONS) tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Il Ministero della Salute ha accolto la richiesta arrivata direttamente dalle diverse associazioni dei pazienti; ma ora che sono iniziate ad entrare nel vivo le discussioni tra le forze politiche attorno alla legge di bilancio, bisognerà vedere quali e quante risorse ci saranno a disposizione per la pubblica sanità.
A tal proposito, la Professoressa Maria Rosaria Gualano – Associata di Igiene e Sanità Pubblica presso Unicamillus e Vicepresidente della Società Italiana di Leadership e Management in Medicina (SIMM) – sottolinea che: “Il tema è sicuramente importante da un punto di vista di sanità pubblica e del decision making in sanità, in quanto va ad impattare sulla vita e la qualità della vita di un gran numero di pazienti affetti da patologie oncologiche. Ove quindi si possa andare a incidere positivamente sui pazienti, tramite procedure che abbiano dimostrato l’efficacia anche in rapporto ai costi, con un adeguato bilanciamento tra risorse necessarie e ritorni in termini di salute delle persone, certamente è un dovere compiere ogni sforzo possibile per introdurre nel sistema tali prestazioni”. Le stime sull’impatto economico di un eventuale inserimento degli ONS tra i LEA, a carico quindi della collettività, dipingono questa possibilità come un potenziale investimento a medio-lungo termine per le casse dello stato. Un’adeguata inclusione dell’integrazione nutrizionale nei piani terapeutici dei malati oncologici potrebbe portare un risparmio di costi a carico del SSN fino al 12,2% del totale. “In un’epoca in cui si lotta ogni giorno per cercare quante più risorse necessarie a sostenere il nostro prezioso sistema sanitario nazionale – afferma ancora la Professoressa Gualano – tali principi sono fondamentali da considerare nella scelta di cosa introdurre all’interno dei LEA, sempre seguendo quelle che sono le migliori evidenze scientifiche disponibili”.
Negli ultimi anni peraltro, tutte le parti coinvolte nel dibattito su come stia evolvendo la sanità attualmente – dalle istituzioni alle associazioni dei vari operatori sanitari, fino ai pazienti stessi – sono arrivate a concordare attorno all’idea che si debbano ascoltare sempre di più le esigenze dei malati e di chi si trova ad assisterli. La gestione della sanità deve diventare perciò sempre più orientata verso l’ottica del patient centered healthcare. Per questo, ascoltare le esigenze dei pazienti e delle loro associazioni in presenza di dati e analisi a sostegno delle proposte, appare un modus operandi ormai inderogabile per le istituzioni. Nel caso specifico, “avendo quindi a disposizione forti evidenze che ci indichino quanto la nutrizione sia non solo un supporto essenziale, ma che possa davvero fare la differenza nell’aiuto terapeutico ai pazienti – ha rimarcato la docente dell’Università Medica Internazionale di Roma – appare doveroso tenerne conto per le decisioni da prendere in questo ambito”.
La stessa Professoressa Gualano ha tuttavia voluto chiosare il suo ragionamento lanciando anche un monito per l’equità sociale delle cure, che “vanno garantite su tutto il territorio nazionale. Un concetto chiave, sancito sia nella nostra Costituzione, sia nei principi fondanti del nostro SSN. È giusto auspicare di avere sistemi che garantiscano una presa in carico di tutti i pazienti oncologici e l’inserimento in PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali) che eroghino assistenza nelle stesse condizioni a tutti i cittadini di tutte le Regioni italiane”.