Le associazioni no profit e il mondo delle imprese possono cooperare. Questa tematica, che per motivi spesso solo strumentalmente ideologici è ancora vista in alcuni ambiti quasi come un tabù, è stata affrontata invece con spirito costruttivo mercoledì 7 giugno in un convegno organizzato da UniCamillus Management Academy UMA – Social Impact, in collaborazione con Compassion Italia. Nell’Aula Magna della struttura UniLabs dell’UniCamillus International Medical University sono intervenuti come relatori Alessandra Prampolini, Direttore Generale WWF Italia, Arianna De Leo, Responsabile Filantropia Strategica, UNICEF Italia, Stefania Martinelli, rappresentante di Cegos Italia SpA, Filomena Pietrantonio, Docente di Medicina Interna UniCamillus e Past President Medici Senza Frontiere, Marco Crescenzi, Presidente Social Change School e Massimiliano Monnanni, Responsabile RSI – Sviluppo sostenibile e Rischi e Compliance di Gruppo, POSTE Italiane SpA.
Dopo i saluti iniziali del Magnifico Rettore, Gianni Profita, la tavola rotonda sul tema Partnership profit – non profit, ESG e nuovi modelli di sostenibilità è stata moderata da Federica De Benedictis, Consulente Filantropia strategica. L’occasione è stata giudicata in maniera unanime dai partecipanti come momento arricchente, per condividere diverse esperienze e punti di vista in contesti differenti e chiarire il perché un’azienda si possa avvicinare a un’associazione no profit.
Ad aprire i lavori sono stati il dottor Roberto Savini Zangrandi, Executive Board di Compassion per l’Italia e la Spagna, e il professor Mario D’Ambrosio, Direttore UniCamillus Management Academy. La promozione di questo evento da parte di UniCamillus infatti rafforza l’azione di Terza Missione che l’Ateneo svolge nell’area strategica umanitaria. L’intento è quello di avviare una progettazione di medio-lungo termine di iniziative scientifiche, anche grazie ad alcune partnership, proprio in ambito Terza Missione, per generare un impatto socio-economico al livello nazionale ed internazionale. “Lo scambio di esperienze e approcci differenti secondo me è molto significativo – è l’opinione della professoressa Filomena Pietrantonio – penso che possa favorire lo sviluppo di attività di ricerca condivisa anche in ambito accademico”. L’incontro ha per questo rappresentato un’occasione di confronto importante sul rafforzamento delle possibilità di raggiungere risultati di sviluppo e crescita di tutti gli attori in gioco. Organizzazioni di natura e finalità diverse che possono comunque lavorare in stretta sinergia, per creare condizioni favorevoli al raggiungimento dei propri scopi. Il tutto all’interno di un quadro di sviluppo duraturo e sostenibile.
“Ritengo che queste siano iniziative importanti per avvicinare il mondo profit e il mondo no profit – ha dichiarato la dottoressa Annalisa De Leo – Si deve superare quella visione per la quale spesso le associazioni guardano al settore privato solo come possibili donatori, mentre invece possono diventare dei veri e propri partner con cui collaborare e fare un percorso insieme. Queste iniziative sono un’opportunità di contaminazione reciproca, perché aiutano a mettere insieme i diversi attori e le molteplici possibilità per poter collaborare”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la dottoressa Alessandra Prampolini: “La cultura della collaborazione tra il profit e il no profit deve diffondersi in maniera sempre più capillare. Impossibile, senza una collaborazione tra tutte le componenti, altrimenti far fare un salto in avanti a tutta la società a parte dalle istituzioni fino ai singoli cittadini, passando per l’ossatura del mondo produttivo”.
Il tema centrale di tutti gli interventi riguardo la collaborazione tra Organizzazioni “profit” e “no profit” è stato la Global Partnership for Effective Development Cooperation: documento sancito nel 2019 nel quale si sottolinea l’importanza del coinvolgimento del settore privato nella cooperazione verso l’attuazione degli SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) di Agenda 2030 previsti dall’ONU. Per le imprese in particolare tale collaborazione si sostanzia in investimenti sul benessere individuale e organizzativo, mentre i ritorni arrivano dal punto di vista della motivazione, appartenenza e attrattiva del proprio lavoro. “Nel caso della nostra esperienza – ha aggiunto la dottoressa Stefania Martinelli – abbiamo scelto partner che fossero coerenti con la nostra missione aziendale, i nostri valori e obiettivi di riferimento (La Cegos si occupa di formazione al livello manageriale, ndr). Abbiamo scelto così di dare un messaggio alle nostre risorse interne per essere però attrattivi anche verso l’esterno. Oggi assistiamo a un cambio di era, con persone cercano posti di lavoro in linea con il rispetto e la responsabilità sociale. Ma vogliamo diventare attrattivi anche verso i nostri clienti, che sposano la nostra stessa mission e che quindi vedono in un fornitore o un generico partner commerciale una coerenza di valori e rispetto sociale”. La mattinata si è poi conclusa con l’intervento della professoressa Donatella Padua, Delegata di UniCamillus per Terza Missione e Impatto sociale.