La preeclampsia colpisce 5 gravidanze su 100, e l’esito può essere fatale per mamma e bambino. Secondo recenti studi, l’IA può aiutare nella prevenzione: ne abbiamo parlato con Barbara Costantini, Professoressa Associata di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università UniCamillus
Quello della gravidanza è un periodo complesso e delicato, in cui la gioia per la prossima nascita del bambino si sposa a paure, dubbi e, purtroppo, rischi di salute, sia per la mamma che per il feto.
Tra i più temuti, la cosiddetta “preeclampsia”, ossia l’insorgenza ex novo o il peggioramento di una condizione ipertensiva, con presenza di proteinuria. Generalmente, la preeclampsia si manifesta dopo la 20ma settimana di gestazione.
Se non trattata, la preeclampsia può progredire in eclampsia, ossia la presenza di crisi convulsive generalizzate nelle donne gravide.
La preeclampsia si verifica nel 4,6% dei casi, e l’eclampsia nell’1,4%. Ne possono essere colpite le donne di tutto il mondo, e l’esito può essere fatale, tanto da essere considerata una delle principali cause di morbilità e mortalità perinatale e materna.
Oltre all’evento più temuto, vi sono anche altre complicanze correlate alla preeclampsia: tra queste, distacco della placenta, parto pretermine, problemi neurologici, emorragia intracranica, rottura della capsula epatica, insufficienza renale o trombosi venosa cerebrale.
Ma come si comprende se c’è un rischio di essere affette da preeclampsia? La diagnosi si basa sulla misurazione della pressione arteriosa, delle proteine nelle urine e sui test per valutare se vi sono danni agli organi (fegato, reni, polmoni). Tra i sintomi che dovrebbero essere indagati, vi sono mal di testa, nausea, lampi visivi, tremore alle mani, eccessivo aumento di peso.
Cause, prevenzione e trattamenti
Le cause della preeclampsia non sono ancora del tutto note, tuttavia pare che vi siano fattori di rischio. «Questi fattori sembrano essere la presenza di preesistenti patologie della madre (diabete, patologie autoimmuni, ipertensione cronica, patologie renali), la presenza di gravidanza gemellare, di obesità o di età materna avanzata» afferma Barbara Costantini, Professoressa Associata di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università UniCamillus. Da ciò, si evince quanto sia fondamentale prevedere l’entità del rischio di incorrere nella preeclampsia. «La prevenzione è assolutamente importantissima, considerando che questa patologia può comportare complicanze anche gravi per madre e nascituro – raccomanda la Prof.ssa Costantini – Infatti, assistiamo ad un aumentato rischio per il feto di restrizione di crescita o riduzione del liquido amniotico, mentre la madre è maggiormente a rischio di sviluppare altre severe patologie in gravidanza, come eclampsia, sindrome HELLP (caratterizzata da emolisi – H: hemolysis, ipertransaminasemia – EL: elevate liver enzymes, e piastrinopenia – LP: low platelet count) o di distacco di placenta, fino ad arrivare a possibili esiti letali sia per la madre che per il feto».
Tra i trattamenti attualmente conosciuti, la Costantini afferma che «la terapia antiipertensiva è di fondamentale importanza, ma va considerata anche l’ottimizzazione dello stile di vita e dell’alimentazione ed un attento monitoraggio materno-fetale».
Una mano dall’Intelligenza Artificiale
In aiuto, secondo le ultime notizie in tema e-Health, arriva l’Intelligenza Artificiale, rafforzata dall’eccellenza dell’University College di Dublino e dalla tecnologia della società ITC SAS.
Il team di ricercatori dell’University College di Dublino, finanziato dalla Science Foundation Ireland, ha effettuato ricerche sulle tecniche diagnostiche della preeclampsia, scoprendo anche degli importanti biomarcatori ematici predittivi che, se combinati con altri dati clinici, possono fornire un modello che istruisca l’IA a stilare un profilo di rischio stratificato delle gestanti. Questo lavoro di analisi e correlazione di dati è stato quindi affidata ad un nuovo software di IA: il tool utilizzato per sviluppare un prototipo di stratificazione del rischio è chiamato AI_PREMIe, e utilizza la piattaforma analitica cloud di SAS Viya, ospitata su Microsoft Azure.
AI_PREMIe comunica il rischio tramite delle bandiere rosse, gialle o verdi, andando così a prevedere se le pazienti analizzate svilupperanno una forma grave, media o leggera di preeclampsia. Sarà sperimentato negli ospedali maternità di Dublino entro la fine dell’anno e poi lanciato a livello globale in futuro.
Ma quali sono i biomarcatori che potrebbero risultare predittivi? «Diciamo che, durante il primo trimestre, è possibile effettuare valutazioni sia ecografiche in associazione all’utilizzo del doppler, che sierologiche (con il dosaggio di diversi fattori anti-angiogenici ed angiogenici e di numerosi altri indici sierologici) che hanno aiutato l’elaborazione di diversi programmi di screening con algoritmi multifattoriali utili soprattutto nell’identificazione di soggetti a rischio di sviluppare preeclampsia ad insorgenza precoce, con possibilità di trattamenti anche antiaggreganti» commenta la Prof.ssa Costantini, a cui chiediamo se, a parte AI_PREMIe, esistono anche altre tecnologie di IA utilizzate in Ginecologia che si sono rilevate efficaci. «L’utilizzo dell’IA in medicina sta trovando sempre maggiore utilizzo in termine di sperimentazione. In campo ginecologico, negli anni recenti, l’IA è stata utilizzata soprattutto nello sviluppo di algoritmi di gestione, di software, nell’elaborazione di ipotesi diagnostiche sulla base di immagini ecografiche e radiologiche acquisite. Attualmente, rispetto alle potenzialità, c’è ancora un utilizzo limitato dell’IA, ma gli studi al riguardo sono in continua progettazione» conclude la Costantini.