Abbiamo già parlato della correlazione tra cuore e alimentazione, ma gli stili di vita “heart-friendly” non si risolvono solo a tavola. Non dimentichiamo l’attività fisica! Non è un caso che le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglino alla popolazione adulta di impegnarsi ogni settimana in almeno 200 – 250 minuti di attività fisica moderata. Tra i benefici di una vita attiva, la salute cardiovascolare è ai primi posti, anche perché influenzata da eventuale sovrappeso/obesità, profilo glucidico e lipidico, malattie metaboliche.
Proprio un recente studio ha dimostrato come salire almeno 5 rampe di scale (circa 50 gradini al giorno) possa ridurre del 20% il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, come ictus e malattie coronariche. Si tratta della prima causa di morte nei Paesi occidentali, e l’Italia non fa eccezione, con i suoi 230 mila decessi all’anno per tale ragione.
Lo studio è stato pubblicato su Atherosclerosis Journal, ed è stato condotto da un team internazionale composto dai ricercatori della Scuola di Salute Pubblica e Medicina Tropicale dell’Università Tulane di New Orleans (Stati Uniti), del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica dell’Università Peking di Pechino (Cina), del Dipartimento di Salute della Popolazione “Nuffield” dell’Università di Oxford (Regno Unito) e di altri istituti. L’analisi è stata realizzata sui dati di 450 mila adulti britannici, presenti nella BioBanca del Regno Unito.
Gli studiosi mettevano così in correlazione lo stile di vita e l’incidenza di una malattia cardiovascolare aterosclerotica, e seguivano i soggetti per circa 12 anni. Durante questo periodo, si sono verificati circa 40 mila casi di malattie coronariche e di ictus, ed emergeva appunto un rischio percentuale inferiore in coloro che riferivano di salire da 50 a 100 gradini al giorno.
«I risultati di questo studio non stupiscono affatto – commenta il Prof. Francesco Vetta, docente di Cardiologia presso l’Università UniCamillus – Salire le scale è un’attività aerobica, ed è quella più consigliata per migliorare la salute del cuore e dell’organismo in generale». Perché proprio aerobica? «Nei soggetti che svolgono sport aerobici, aumentano le fibre muscolari di tipo IIa e di tipo I, che sono quelle più ricche di mitocondri, più vascolarizzate e che determinano una minor insulino-resistenza – risponde Vetta – Una miglior insulino-resistenza, a sua volta, si traduce in un miglior assetto glucidico, in una riduzione del colesterolo cattivo e, quindi, in un miglior assetto lipidico: considerando che tra i fattori di rischio cardiovascolari vi sono sedentarietà, diabete mellito e dislipidemia, va da sé che un’adeguata attività fisica di tipo aerobico riduca tale rischio».
Ma non solo: chi svolge attività fisica riduce anche il rischio di aritmie, come la fibrillazione atriale, che è l’aritmia più diffusa. «I soggetti che svolgono sport aerobici sono più protetti in questo senso, perché tali attività “modellano” il cuore, rendendolo più resistente – continua Vetta – Si nota, invece, che i soggetti over 65 che svolgono attività fisica in modo discontinuo e di tipo anaerobico, corrono un rischio di aritmie aumentato di 50 volte».
L’attività fisica migliora il cuore, ma il cuore dev’essere controllato prima di intraprendere un’attività fisica! «I più giovani possono semplicemente effettuare un elettrocardiogramma, mentre i senior devono fare controlli preventivi più approfonditi» raccomanda Vetta.
A proposito di tali controlli, il Prof. Vetta sottolinea quanto sia fondamentale inserirli nei LEA (livelli essenziali di assistenza), soprattutto dopo una certa età. «Insieme agli screening gratuiti per patologie oncologiche, sarebbe necessario inserirne altri per le malattie cardiovascolari: queste ultime, infatti, sono in forte aumento soprattutto per l’aumento della durata della vita, cui bisogna associare una migliore qualità di vita, con un invecchiamento attivo per ridurre il rischio di disabilità nei più anziani».
La relazione tra attività fisica e salute del cuore sarà uno dei temi affrontati nel prossimo congresso nazionale di Geriatria e Cardiogeriatria, organizzato da SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio), che si terrà a Roma dal 22 al 24 maggio 2024. «Sono uno dei due Presidenti di questo importante evento, e parlerò proprio del rapporto tra attività fisica e rischio cardiovascolare. Quindi sì, bisogna fare attività fisica, ma in modo controllato. È un piacere oltre che un dovere per invecchiare bene, e nel contempo per essere al sicuro da eventuali rischi».