C’è un pizzico di UniCamillus nel progetto Lucani Ambiente e Salute (LucAS), della Regione Basilicata. L’antica Lucania, che nel corso del Novecento venne ribattezzata Texas d’Italia, dopo che a inizio secolo vennero scoperti giacimenti di idrocarburi nel suo sottosuolo, è stata caratterizzata dagli anni ‘70 in poi da un intenso sviluppo industriale nel settore petrolchimico. Nei decenni poi lo scenario produttivo è mutato in parallelo all’avanzamento tecnologico, agli eventi naturali e a quelli economico-politici, venendosi progressivamente a imporre in tutto il territorio regionale una questione ambientale e sanitaria ad oggi non più procrastinabile.
Per rispondere in maniera sistematica ed organica a tale legittima esigenza, anzitutto di conoscenza e prevenzione, da parte della popolazione, la Regione Basilicata ha quindi dato il via al progetto che mira a facilitare la diffusione di una cultura partecipata della sorveglianza sanitaria e della cura delle persone. Verranno intraprese iniziative innovative su basi pluriennali, che coinvolgeranno a vario titolo le comunità locali, le istituzioni e le aziende stesse, per dare applicazione alle soluzioni proposte da studi scientifici interdisciplinari volti alla tutela di tutto l’ambiente lucano, naturale e antropico.
Ed è proprio qui che entra in gioco la competenza e l’esperienza di UniCamillus. All’interno del progetto LucAS infatti sono stati coinvolti numerosi enti istituzionali, scientifici ed accademici di primo livello. Tra questi, oltre appunto alla Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences (UniCamillus), ci sono altri istituti universitari e anche l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata (ARPAB), l’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche- Napoli (CNR-IRET), l’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Superiore di Sanità e molti altri ancora.
In particolare, UniCamillus, ARPAB e CNR-IRET sono stati individuati come soggetti attuatori della linea di intervento sui Biosistemi, intesi come ponti tra ambienti e salute. Viene così promosso uno studio multidisciplinare, finalizzato alla caratterizzazione delle matrici ambientali aria, acqua e suolo, per verificare quale sia il grado di inquinamento antropico capace di determinare nell’ecosistema gli effetti negativi sulla salute dell’uomo.
L’Università Medica Internazionale di Roma contribuirà quindi a realizzare attività di supporto alle politiche ambientali e sociali per la tutela e la cura della salute delle persone. Attraverso questa collaborazione interdisciplinare e inter-istituzionale saranno sviluppati percorsi di valutazione preventiva degli impatti dei cambiamenti climatici e degli inquinanti antropici sugli ecosistemi e sulla vita dell’uomo. Il progetto inoltre prevede di sviluppare anche la Terza Missione dell’Università, quella più squisitamente sociale, attraverso la realizzazione di un sistema informativo, che consenta di migliorare il livello di conoscenza della popolazione.
A curare i passaggi di questa porzione del progetto LucAS che coinvolge UniCamillus è il professor Gianfranco Peluso, che presso l’Ateneo è docente di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate e di Alimentazione e Promozione della Salute nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e in Scienze della Nutrizione Umana.
“La Regione Basilicata – racconta il Professor Peluso – ha inteso creare una rete di alta valenza scientifica ed istituzionale con l’ambizione di porsi ai massimi livelli della ricerca epidemiologica ed ambientale in Italia, con innovativi risvolti nel campo della sorveglianza, della tutela e della prevenzione primaria, generando un possibile volano virtuoso sul territorio proprio nel settore della ricerca, unendo gli sforzi di tante realtà di eccellenza accademiche”.
La proposta progettuale si incentra sullo studio degli ambienti potenzialmente a maggior rischio di inquinamento. Il metodo di analisi si basa sulla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) di ciò che le attività antropiche comportano sul territorio. “In generale – aggiunge ancora il Professore – la prevenzione delle malattie di origine ambientale richiede uno sforzo complesso di azione sia sui comportamenti e gli stili di vita, che sulle norme e le misure istituzionali che consentono di garantire la sicurezza della popolazione esposta ai rischi ambientali”. Ed entrando nel merito di ciò sarà svolto in concreto, il prof. Peluso ha spiegato che “l’intervento proposto nasce dalla consapevolezza e dall’esigenza di fornire informazioni sulle fonti di inquinamento naturali ed antropiche che agiscono sul territorio regionale. Così non solo verrà valutata la qualità ambientale, ma si metteranno di conseguenza in atto tutte le strategie necessarie al recupero del territorio. Le informazioni raccolte costituiranno la base essenziale per una corretta valutazione sia dello stato attuale dell’ambiente, sia dell’impatto sanitario che le caratteristiche ambientali avranno nel tempo sulle popolazioni esposte”.