Si riapre il dossier dengue, la malattia infettiva trasmessa dalle punture di zanzara Aedes e nota anche come “febbre spaccaossa” per l’intenso dolore che provoca. Al momento, Singapore appare in piena emergenza. Secondo quanto riportato dalla CNN, il 1 giugno, data in cui convenzionalmente inizia la stagione di punta della dengue, si sono registrati già 11mila casi, il doppio rispetto ai 5.258 segnalati nel 2021.
Tra le spiegazioni proposte dagli esperti e segnalate dalla Cnn c’è il cambiamento climatico: il clima sub tropicale è terreno fertile per le zanzare Aedes che trasmettono il virus. Virus che potrebbe diffondersi in tutto il mondo visto il cambiamento climatico globale.
Non siamo lontani da quanto affermato, nel corso della prolusione tenuta in occasione della cerimonia di consegna dei Diplomi di Laurea nelle Professioni sanitarie, dal nostro professor Peluso che ha evidenziato come i cambiamenti climatici dovuti alle attività dell’uomo rischino di aprire la porta a una serie sempre più ampia di pandemie.
Nell’inchiesta della CNN, le autorità sanitarie di Singapore hanno sottolineato come «Circa il 10% dei casi necessiti di ricovero in ospedale e che, anche se i ricoveri a causa della recente ondata sono aumentati, risultano comunque al momento gestibili».
L’Organizzazione mondiale della Sanità segnala che la dengue è una malattia endemica in oltre 100 Paesi. Nel 2019 il mondo ha registrato 5,2 milioni di casi con centinaia di morti nelle Filippine, in Bangladesh, dove gli ospedali sono stati travolti e in Afghanistan, dove la malattia è comparsa per la prima volta. Negli ultimi 50 anni i casi sono aumentati di 30 volte «e non solo il numero di casi sta aumentando man mano che la malattia si diffonde in nuove aree del mondo, ma si stanno verificando focolai esplosivi» sintetizza l’Oms. La peggiore epidemia di dengue nella storia di Singapore è stata registrata nel 2020, con 35.315 casi e 28 morti.
La dengue è una malattia infettiva causata da quattro varianti dello stesso virus che si trasmette attraverso le punture di zanzare che a loro volta hanno punto una persona infetta. La zanzara più efficace nella trasmissione è la Aedes aegypti, tipica delle regioni tropicali (in Italia non esiste) ma anche la zanzara tigre (Aedes albopictus) può contribuire al contagio, seppur in maniera meno efficace. Purtroppo, l’aver contratto la dengue protegge la persona solo contro il virus che l’ha causata, non contro gli altri tre tipi virali.
A distanza di poco meno di una settimana dalla puntura possono comparire i sintomi: febbre alta, forti mal di testa, dolori muscolari, mal di testa acuti, nausea e vomito. In casi estremi possono verificarsi difficoltà respiratorie e insufficienza multiorgano. La dengue ha un tasso di mortalità molto basso, circa l’1% dei casi che sale al 40% quando la malattia di complica nella forma emorragica.
Nella maggior parte dei casi la malattia è comunque asintomatica, almeno con la prima infezione mentre una seconda infezione può scatenare pesanti reazioni immunitarie che possono sfociare in emorragie. Non esistono cure ma solo un vaccino che sembra efficace solo in chi ha già avuto una precedente infezione, mentre comporterebbe un aumento del rischio di malattia grave in chi non ha mai contratto il virus.
In Italia ogni anno vengono segnalati decine di casi di Dengue, ma in generale si tratta di infezioni contratte all’estero: interessano viaggiatori di rientro da America Latina, Sud Est asiatico e Africa, dove questa infezione è endemica anche se ne sono immuni nemmeno gli Stati Uniti (in particolare gli Stati del Sud).