Con la consulenza del Prof. Loreto Nemi, docente di UniCamillus
“Noi siamo quello che mangiamo” diceva il filosofo Ludwig Feuerbach, e questo vale a partire dalle condizioni del nostro cuore, il motore del nostro corpo. Un’alimentazione sana aiuta a controllare il peso corporeo, il colesterolo, la pressione sanguigna e il diabete, oltre a fornire nutrienti cardioprotettivi, che riducono l’infiammazione e i danni cellulari. «Il 90% degli infarti è legato a fattori di rischio quali dislipidemia, ipertensione, diabete, obesità, cattiva alimentazione, isolamento sociale, depressione, fumo – afferma il Prof. Loreto Nemi, docente presso il Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana di UniCamillus – Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità nel mondo occidentale, e la prevenzione è una delle armi più efficaci. Il primo elemento da valutare è di sicuro l’alimentazione, su cui possiamo agire direttamente ogni giorno».
Correlazione tra alimentazione e salute cardiovascolare: gli ultimi studi
Non è un caso che parecchie analisi scientifiche si concentrino proprio su come le abitudini alimentari possano migliorare o, al contrario, inficiare la salute cardiaca.
Uno di questi è, ad esempio, la ricerca condotta dall’Istituto per la bioeconomia del CNR e dall’Università di Pisa. Lo studio, pubblicato su Nutrients, ha rivelato che gli scarti dei frutti di melograno offrono una considerevole protezione cardiovascolare dall’ipertensione. «Gli scarti di melagrana contengono delle molecole chiamate ellagitannini, dove si trovano l’acido ellagico e la punicalagina, ossia delle sostanze che agiscono sul miglioramento dello spessore dell’endotelio, riducendo così la pressione arteriosa» afferma il Prof.Nemi, commentando così lo studio del CNR. «Già da molti anni sono noti gli effetti antinfiammatori e antiossidanti del succo di melagrana, poiché contribuisce alla diminuzione delle citochine, molecole che determinano una risposta infiammatoria dell’organismo».
Un altro studio che analizza l’importanza della correlazione fra nutrizione e salute cardiovascolare è stato presentato, invece, a un meeting dell’American Heart Association, ed è stato guidato da Victor Wenze Zhong, ricercatore dell’Università Jiao Tong di Shanghai (Cina). La ricerca si è concentrata sugli effetti che il digiuno intermittente aveva sulla salute cardiaca dei 20mila statunitensi analizzati.
Il digiuno intermittente è un modello alimentare che alterna periodi di digiuno con periodi di alimentazione. Ci sono diversi approcci al digiuno intermittente, ma uno dei più comuni è il metodo 16/8, dove si digiuna per 16 ore consecutive e si mangia durante una finestra di 8 ore.
Dall’analisi del gruppo guidato da Zhong, è emerso che i soggetti che mangiavano in finestre temporali ristrette, negli anni accumulavano un rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91% rispetto agli altri. «Occorre però fare delle considerazioni in merito a questo studio, e filtrarne le informazioni – precisa il Prof. Nemi – Alla base del funzionamento del digiuno intermittente, vi è il fatto che è stato dimostrato come astenersi dal cibo per determinate ore porti alla produzione di sirtuine, ossia le proteine della longevità. Inoltre, nei soggetti affetti da insulino-resistenza, non mangiare nelle ore serali migliora la condizione metabolica». Quando, dunque, il digiuno intermittente è nocivo secondo il nostro esperto? «Semplicemente quando nella fascia oraria dedicata all’assunzione di cibo si mangia male! Se in quell’arco temporale ci si rimpinza di hamburger e patatine fritte, di sicuro il cuore ne risente – spiega il Prof. Nemi – al contrario, se nelle 8 ore di alimentazione si assume la giusta quantità di macronutrienti, favorendo alimenti quali frutta, verdura, cereali integrali, proteine magre e grassi monoinsaturi, il digiuno intermittente può migliorare la sensibilità all’insulina e, al contrario, ridurre il rischio di malattie cardiache e diabete di tipo 2».
Cuore: alimenti sì e alimenti no
Una sana alimentazione si traduce in un cuore sano. Ma quali sono gli alimenti che fanno bene alla salute cardiovascolare, e quali quelli nocivi? Uno degli obiettivi nutrizionali principali, in questo senso, è il controllo della pressione sanguigna. «Il controllo dell’ipertensione avviene limitando il consumo di sale, di cui vanno consumati massimo 5 g al giorno» afferma il Prof. Nemi. Per questo, il primo step per migliorare la qualità della propria dieta è quello di contenere il sodio, eliminando o riducendo significativamente cibi processati, insaccati, formaggi stagionati, salse e condimenti salati e alimenti da fast food.
Ancora, è fondamentale tenere a bada il colesterolo cattivo (LDL) che può portare alla formazione di placche nelle arterie, aumentando il rischio di malattie cardiache. «Anche in questo caso, occorre assumere con molta moderazione i cibi processati e gli alimenti ricchi di grassi saturi e trans – continua il Prof. Nemi – Gli alimenti che invece tengono a bada il colesterolo sono i cereali integrali e i legumi, ricchi di fibre e betaglucani, e il pesce azzurro, fonte di omega 3, con effetto antinfiammatorio e di controllo dei trigliceridi». Tra gli altri alimenti con potere antinfiammatorio, il Prof. Nemi menziona anche l’olio extravergine d’oliva, «preziosissimo elemento della nostra dieta mediterranea, con la sua ricchezza in acidi grassi monoinsaturi, in polifenoli e in molecole antiossidanti quali lo squalene e l’idrossitirolo», e ancora i semi oleosi e la frutta secca come mandorle, noci e nocciole.
Per migliorare la salute del cuore, è fondamentale controllare anche il diabete di tipo 2, che è un grosso fattore di rischio per le malattie cardiache. «Un eccessivo consumo di dolci e di alimenti zuccherini porta ad uno squilibrio glicemico e insulinemico, favorendo così un possibile sviluppo di diabete alimentare».
Tuttavia il Prof. Nemi ci lascia una dolce trasgressione: il cioccolato fondente che, «mangiato con moderazione, è benefico per il cuore, in quanto contiene magnesio e polifenoli», che hanno effetti positivi sulla pressione sanguigna, riducono l’infiammazione delle arterie e prevengono l’aterosclerosi.