Oggi è il giorno della Festa del Papà. Quanto se ne parla? Mai troppo, considerando che, almeno dal punto di vista biologico, sono inevitabilmente “l’altra metà del cielo” di quello che, per mettere al mondo un bambino, rappresenta la genitorialità.
Con i tempi che cambiano e la parità di genere che avanza, siamo ad un momento di transizione, in cui le tipologie di papà sono varie: c’è chi culturalmente ancora ritiene che la madre debba fare il grosso del lavoro con i figli e chi, invece, vorrebbe essere presente tanto quanto la consorte nella gestione del piccolo.
In quest’ultimo caso, per fortuna sempre più frequente, sorge però un altro ostacolo: quanto la nostra società è strutturata in modo tale da permettere al papà di usufruire di servizi e opzioni che gli consentano di stare più vicino al proprio piccolo?
A tal proposito, oggi vi presentiamo Michele, un nostro studente di Odontoiatria che a giugno diventerà papà. Michele già da tempo era a conoscenza della Baby Card, una carta speciale ideata nel 2023 dalla nostra Prof.ssa Sofia Colaceci, Delegata ai rapporti con studentesse/studenti e alle pari opportunità, nonché Direttrice Didattica del Corso di Laurea Triennale in Ostetricia presso l’Università UniCamillus.
Cos’è la Baby Card?
Con la Baby Card, UniCamillus dà alle mamme la possibilità di conciliare la maternità con gli studi, grazie a varie agevolazioni come: parcheggi riservati vicino alle sedi UniCamillus, che permettono di avere un accesso più comodo e veloce alle strutture universitarie; possibilità di saltare la fila al bar dell’Università e a tutti i servizi di ristorazione, risparmiando tempo; avere la precedenza durante gli esami, per una gestione più serena dei propri impegni accademici. Un’altra comodità riguarda la segreteria studenti, dove la Baby Card permette di evitare lunghe attese, offrendo un accesso privilegiato. Ma non solo: la parte più interessante riguarda la possibilità di portare il neonato in Ateneo, oltre ad un accompagnatore che si occupi del bambino mentre il genitore è a lezione. E se si allatta? Niente paura: con la Baby Card si usufruisce anche del Baby Pit Stop, una vera e propria stanza dedicata all’allattamento riconosciuta dall’Unicef.
Cosa c’entra Michele in tutto ciò? Michele è stato il pioniere della Baby Card anche per i papà: volendo partecipare attivamente alla cura del bambino che sta per arrivare, ha fatto esplicita richiesta di questo servizio, finora fruito solo dalle mamme. Ovviamente i referenti dell’Università UniCamillus, da sempre a sostegno delle pari opportunità, hanno accolto questo desiderio con grande entusiasmo.
La Baby Card UniCamillus oggi richiesta anche dai papà
Facciamo due chiacchiere con Michele, per conoscerlo e capire le sue esigenze da futuro papà.
Ciao Michele! A giugno ci sarà un nuovo piccolo arrivato a casa tua, e tu hai chiesto di poter portare il tuo bambino qui. In genere, per stereotipi culturali (per fortuna in estinzione) ci pensano le mamme: ti è venuto naturale richiedere la Baby Card o c’è stato qualcuno o qualcosa ad averti portato a questa conclusione?
«Mi è venuto assolutamente spontaneo pensarci, perché ritengo che la genitorialità sia un percorso condiviso, e che sia necessaria la presenza di entrambi i genitori, sia per il benessere del bambino, sia perché gli stessi genitori si aiutino a vicenda negli impegni quotidiani, come studio e lavoro. Ritengo fondamentale normalizzare il coinvolgimento dei padri, affinché la condivisione delle responsabilità familiari diventi una prassi e non un’eccezione.»
Anche se in teoria la Baby Card non ha genere di destinazione, nella pratica sei stato il primo uomo ad averla richiesta. Come ti senti in questo ruolo da innovatore?
«Sono orgoglioso di essere stato il primo uomo a richiedere la Baby Card, e spero di poter rappresentare al meglio un buon esempio di padre, promuovendo una partecipazione maschile più attiva nella cura dei figli. Mi auguro che la mia esperienza possa incoraggiare anche altri papà ad intraprendere percorsi simili.»
Ci sono altre possibilità che, secondo te, dovrebbero essere elargite ai papà studenti?
«Considerando che culturalmente non siamo ancora propensi a una totale equità nella divisione delle responsabilità familiari, non sarebbe sbagliato promuovere una maggiore partecipazione dei padri nella crescita dei figli. Questo potrebbe avvenire con programmi di formazione per migliorare le competenze genitoriali, o tramite strategie di empowerment per rafforzare la consapevolezza del ruolo di padre in una famiglia.»
Conosci altri papà tra i tuoi colleghi e amici? Se sì, avverti anche in loro la necessità di vivere pienamente il proprio ruolo?
«Ho alcuni amici che sono padri, ma noto che non tutti avvertono la stessa necessità di partecipare attivamente alla vita dei propri figli esattamente come fa una madre. Questo purtroppo è influenzato da fattori culturali che modellano le percezioni del ruolo paterno.»
Torniamo alla Baby Card: di quale servizio usufruirai di più?
«Tra i servizi offerti, quello che ritengo più utile e che credo utilizzerò maggiormente è la precedenza agli esami: questa agevolazione mi permetterebbe di ottimizzare il tempo, riducendo le attese e consentendomi di conciliare meglio gli impegni accademici con le responsabilità di padre.»
Ci pare di capire che la Baby Card di UniCamillus sia riuscita nell’intento di facilitare il ritorno agli studi dopo la nascita di un figlio…
«Sì, assolutamente! Tali misure contribuiscono a ridurre lo stress logistico e ad ottimizzare il tempo, permettendo ai genitori di conciliare più facilmente gli impegni familiari con quelli accademici. Ringrazio UniCamillus per l’attenzione verso le esigenze dei genitori studenti, dimostrando sensibilità e supporto concreto.»
Michele non è ancora un papà, e non possiamo fargli gli auguri per il 19 marzo, ma di certo ha dimostrato da subito un istinto paterno fantastico, e il suo bambino sarà davvero un figlio fortunato!
Non dimentichiamo le mamme, che per prime hanno dato l’idea della Baby Card
Ci fa piacere che finalmente i papà si affaccino sempre in maggior numero ad una più grande consapevolezza del proprio ruolo, ma non per questo dimentichiamo che la Baby Card nasce per permettere ad Eleonora di proseguire gli studi col pancione!
E così, dopo aver parlato con il primo papà che ha richiesto la Baby Card nel 2025, dobbiamo necessariamente ricordare chi è stata la vera pioniera di questo servizio nel 2023.
Ciao Eleonora, sei stata la prima mamma ad usufruire della Baby Card… vuoi raccontarci questa storia?
«Sono stata la prima mamma a usare la Baby Card perché è stata creata apposta per me! Quando scoprii di essere incinta, lo comunicai subito al mio manager didattico e al presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria, ancor prima di dirlo a parenti e colleghi! Mi furono proposte due opzioni: sospendere gli studi e riprendere dopo la nascita di mia figlia, oppure proseguire con il supporto dell’Ateneo. Non ho mai nemmeno lontanamente pensato di fermarmi: il corso di studi dura sei anni, ho già un altro figlio e, in più, lavoro. Non potevo permettermi di perdere del tempo prezioso, così decisi di continuate il mio percorso. La Prof.ssa Sofia Colaceci, delegata del Rettore ai rapporti con gli studenti e ditettrice del Corso di Laurea in Ostetricia, ebbe l’idea di creare la Baby Card. Idea che divenne realtà, permettendomi di conciliare studio, maternità e lavoro senza compromettere il mio percorso accademico.»
Sei stata una pioniera quindi! Come ti sei sentita?
«Essere diventata il simbolo di questa iniziativa è stato un onore, ma anche una responsabilità: mi sono impegnata fin da subito per far conoscere questa opportunità e, dopo qualche giorno, già c’erano due richieste in più per la Baby Card! Per me è stata la conferma che questa iniziativa poteva davvero aiutare tante persone.»
È stata un’iniziativa che ti ha facilitato la vita?
«La Baby Card è stata fondamentale per il mio percorso accademico, poiché per il mio corso di laurea c’è l’obbligo di frequenza, sia alle lezioni che al tirocinio. Grazie alla Baby Card, sono stati creati parcheggi interni vicino al Rettorato e ad UniLabs, che mi hanno permesso di portare la bambina in carrozzina senza complicazioni logistiche. Un altro aspetto importante è stata la stanza dedicata all’allattamento, che mi ha permesso di allattare mia figlia senza doverla portare in aula: Flaminia è venuta in ateneo a soli 33 giorni di vita, e UniCamillus mi ha dato a disposizione una stanza dove lei stava con un accompagnatore mentre io seguivo le lezioni. Certo, devo molto ai miei familiari, che si sono alternati per accompagnarmi in ateneo e occuparsi della bambina. Durante la gravidanza, invece, non ho avuto particolari difficoltà, anche se la possibilità che le mamme hanno di non fare la fila al bar è stata molto apprezzata! Questi servizi di supporto sono stati fondamentali, ma la vera vittoria è il messaggio che l’università ha dato: il riconoscimento delle esigenze delle studentesse e degli studenti genitori.»
Cosa ne pensi della possibilità di estendere la Baby Card anche ai neo-papà?
«Estendere la Baby Card ai papà sarebbe un’idea fantastica! La genitorialità dovrebbe essere condivisa, e garantire ai papà le stesse opportunità farebbe una grande differenza. Troppo spesso si pensa che la gestione dei figli ricada solo sulla madre, ma uomini e donne devono avere pari diritti e doveri nel conciliare famiglia e carriera, incluso lo studio. La Baby Card per i neo-papà permetterebbe maggiore flessibilità e accesso alle strutture universitarie con i propri figli. Un altro problema sono gli orari: gli asili non sono compatibili con la vita da studenti, che spesso sono in ateneo fino alle 19:00. Avere servizi dedicati anche per i papà renderebbe l’università più inclusiva. Estendere la Baby Card non solo sarebbe un aiuto pratico, ma anche un passo culturale per promuovere una genitorialità condivisa e moderna.»
È difficile portare un neonato all’università?
«Sicuramente ci sono state difficoltà, ma la serenità di poter occuparmi di mia figlia senza rinunciare agli studi è impagabile. Non è stato semplice gestire lezioni, esami, lavoro, un bambino di quattro anni e mezzo e una neonata, ma è stata una mia scelta. Ho voluto essere una donna che studia, lavora e è mamma allo stesso tempo. Se non fosse stato possibile, non lo avrei fatto. Il supporto della mia famiglia mi ha dato forza, ma anche i miei colleghi sono stati fantastici. Flaminia è stata la nostra piccola mascotte per sei mesi. La comunità universitaria mi ha sostenuto: i professori erano comprensivi e alcuni mi incoraggiavano a portarla in aula. Dopo sei mesi, ho iniziato lo svezzamento e Flaminia non è più venuta in ateneo. La parte più difficile è stata una settimana in cui avevamo lezioni e tirocinio dalle 8:30 alle 20:00. Ho affittato un appartamento vicino all’ospedale per gestire tutto. Le giornate erano frenetiche, ma la soddisfazione è stata enorme: a tirocinio mi fecero i complimenti per la preparazione, le lezioni andarono bene e Flaminia crebbe di un chilo: è stata una delle settimane più difficili ma anche la più soddisfacente della mia carriera universitaria.»
C’è qualche episodio che ti è rimasto impresso di quel periodo?
«Uno dei ricordi che mi fa sorridere è quando, durante una lezione, mia figlia dormiva nella fascia e, nel mezzo della spiegazione, emise un piccolo suono. Tutti si girarono e il professore scherzò: “Anche lei partecipa alla lezione! Questa bambina riceverà una laurea prima di noi!” È stato un momento simbolico, che ha normalizzato la presenza di una mamma con il bambino all’università. Un altro ricordo indelebile è il giorno in cui mi è stata consegnata la Baby Card, quando incontrai l’Onorevole Maria Elena Boschi, (l’On. Boschi è stata ospite d’onore durante un evento UniCamillus sulle pari opportunità – ndr) che ha espresso ammirazione per il mio percorso.»
C’è qualcosa che vorresti dire ad altri studenti e studentesse prossimi o neo-genitori?
«Che è possibile! Non voglio dire che sia facile, perché è una sfida, ma con il giusto supporto e tanta determinazione si può fare. Non bisogna avere paura di chiedere aiuto o di pretendere che le istituzioni ci vengano incontro. Non siamo solo studenti, siamo persone con vite complesse e sogni importanti: l’università dovrebbe essere un luogo che permette a tutti di realizzarli, indipendentemente dalla situazione personale. E se ce l’ho fatta io, chiunque può farcela!».