Anche quest’anno la sede di Roma dell’Università UniCamillus ha ospitato il Congresso Nazionale S.I.d.R. (Società Italiana di Riproduzione) e SIPO (Società Italiana Policistosi Ovarica). Le giornate dedicate alla PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) sono state il 4 e il 5 dicembre. Come sempre, ad organizzarle è stato il Prof. Ermanno Greco, eminente specialista di riferimento in questo campo, nonché Presidente della S.i.d.R. e Docente di Ginecologia e Ostetricia presso il nostro Ateneo.
Fertilità in Italia: il contesto demografico
Il dibattito si colloca in un contesto storico-sociale complesso per l’Italia: secondo gli ultimi dati Istat, nel 2024 sono nati appena 369.944 bambini, con un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente, e il numero medio di figli per donna ha raggiunto il minimo storico di 1,18. L’età media delle madri al primo figlio è salita a 31,9 anni, quasi 4 anni in più rispetto al 1995. L’infertilità riguarda oggi circa il 15% delle coppie.
Le cause sono molteplici e spesso intrecciate: alcune dipendono da scelte personali, come il rinvio della gravidanza per motivi economici o lavorativi, altre da condizioni biologiche, come problemi ovulatori e ginecologici nelle donne o qualità del seme e salute generale negli uomini. In questo contesto, la PMA rappresenta una risposta concreta per molte coppie, con nascite da tecniche assistite che in Italia sono aumentate da 63.585 nel 2005 a 109.755 nel 2022 (+72,6%), pari al 4,3% di tutti i nati in Italia nello stesso anno.
Tra chi ricorre alla PMA, le cause di infertilità sono diversificate: il 19,9% dei casi è di origine maschile, il 43,3% femminile, e il 16,9% riguarda entrambi i partner. Questi numeri riflettono fattori biologici, stili di vita e scelte culturali, mostrando un fenomeno complesso e condiviso, che richiede interventi medici e sostegno sociale. Ed è proprio alle novità scientifiche e alle prospettive mediche che il Congresso S.I.d.R. e SIPO a UniCamillus vuole dare spazio.
I temi principali del Congresso
A introdurre il congresso, oltre al Prof. Greco, è stata anche la deputata Maria Elena Boschi, che ha dato ufficialmente il via ai lavori. Da quel momento, per due giornate, si sono alternati sul palco alcuni tra i massimi esperti del settore, guidati e accompagnati dalla giornalista Elisa Triani.
Tra gli argomenti principali c’è stata la fecondazione eterologa, una tecnica di procreazione assistita che permette a coppie con problemi di infertilità di concepire utilizzando gameti donati, quando quelli propri non sono disponibili o non sono idonei. Accanto a questa, si è discusso della stimolazione ovarica, ovvero dei protocolli medici che aiutano le donne a produrre più ovociti durante un ciclo, aumentando così le probabilità di successo dei trattamenti di PMA. Un altro focus centrale ha riguardato la genetica preimpianto, uno strumento innovativo che consente di analizzare gli embrioni prima del trasferimento in utero, per selezionare quelli cromosomicamente sani e ridurre il rischio di fallimenti d’impianto o di malattie genetiche. «La genetica preimpianto è capace di incidere in modo significativo sui tassi di gravidanza, sulla personalizzazione dei trattamenti e sulla sicurezza riproduttiva, mentre con i moderni strumenti di selezione embrionaria, da trasferire nell’utero materno, è possibile migliorare in maniera significativa il successo delle tecniche di fecondazione in vitro, soprattutto quando la donna ha più di 35 anni. Una condizione, questa, sempre più comune nei centri di PMA, dove l’età media femminile è di 38 anni, un’età in cui le anomalie cromosomiche ovocitarie sono fisiologicamente più presenti» ha osservato il Prof. Ermanno Greco.
Non sono mancati approfondimenti su patologie femminili comuni ma spesso sottovalutate, come l’endometriosi, una condizione in cui il tessuto simile a quello dell’utero cresce al di fuori dell’organo, causando dolore e, in molti casi, difficoltà nel concepimento. Oltre alla PMA, il congresso ha preso in considerazione altri aspetti della salute riproduttiva e generale, come la contraccezione, per permettere scelte consapevoli riguardo alla gravidanza, e problemi metabolici quali obesità e diabete, che influenzano la fertilità e l’andamento della gravidanza. Infine, si è parlato dell’uso degli antiandrogeni, farmaci che possono aiutare nel trattamento di condizioni come la sindrome dell’ovaio policistico, che influisce sull’ovulazione e sulla regolazione ormonale femminile. Il Congresso ha anche sottolineato l’importanza di comunicare alle coppie informazioni realistiche, evitando aspettative poco raggiungibili e garantendo equità di accesso.
Istituzioni e mondo accademico: verso competenza e comprensione
Dal punto di vista istituzionale, Maria Elena Boschi ha evidenziato il valore dell’incontro. «Queste due giornate sono un appuntamento di grande valore, con un confronto scientifico di alto livello su un tema centrale per il nostro Paese – ha affermato la deputata – L’Italia vive una profonda crisi della natalità: si fanno figli sempre più tardi e spesso si arriva troppo tardi ad affrontare l’infertilità, che colpisce un numero crescente di coppie. Serve maggiore consapevolezza dei fattori di rischio, dagli stili di vita alle patologie che incidono sulla fertilità. Abbiamo ascoltato interventi importanti su come le istituzioni possano promuovere un’informazione più ampia, sia per gli uomini che per le donne, non solo sull’infertilità ma anche sulle tecniche oggi disponibili per superarla. È essenziale inoltre accompagnare le coppie con attenzione psicologica e umana. Dal punto di vista legislativo, dobbiamo garantire risposte concrete, come sostenere le donne che scelgono il congelamento degli ovociti anche quando non hanno risorse economiche».
«Accogliere il Congresso S.I.d.R.-SIPO a UniCamillus, sapientemente promosso dal nostro Prof. Ermanno Greco, significa accendere i riflettori su temi che toccano profondamente la vita di tante coppie: la fertilità, l’attesa, la paura di non farcela, il desiderio di diventare genitori – ha dichiarato Gianni Profita, Rettore di UniCamillus – Sono dimensioni umane che meritano ascolto, rispetto e competenza. Per questo sono orgoglioso che la nostra Università diventi, per due giorni, il luogo in cui la scienza si mette al servizio della speranza, dove professionisti di altissimo livello condividono conoscenze e si uniscono per trovare risposte a problemi che non sono solo clinici, ma emotivi e sociali. È nella capacità di comprendere e accompagnare la fragilità che la medicina esprime il suo valore più autentico».
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