Le spiagge italiane: agognate tutto l’anno, amate, frequentate e (purtroppo!) spesso trascurate. Secondo il report Beach Litter 2025 di Legambiente, sono oltre 56.000 i rifiuti rinvenuti in soli 63 tratti di costa, con una media di quasi 900 ogni 100 metri. A dominare sono plastica, vetro, lattine e materiali sanitari. Oltre a danneggiare l’ambiente, questi scarti possono trasformarsi in veicoli per batteri e virus intestinali, tra cui E. coli, Salmonella, Campylobacter e Norovirus.
E, anche se il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente – SNPA garantisce standard elevati, eventi estremi (piogge intense, scarichi non controllati) possono causare contaminazioni improvvise.
Come difenderci durante le tanto meritate vacanze da esperienze poco piacevoli? Ne abbiamo parlato con Maria Rosaria Gualano, Docente di Igiene Generale e Applicata presso l’Università UniCamillus. La Prof.ssa Gualano ci ha parlato di luoghi insospettabili ma pericolosi, di abitudini importanti e mai scontate, ma ci rassicura sul fatto che tutto è risolvibile con la consapevolezza ed una buona prevenzione.
Prof.ssa Gualano, se ci si imbatte in letture di report o articoli medici su situazioni sanitarie balneari e non, è inevitabile essere terrorizzati da nomi di patogeni infettivi come Norovirus, MRSA o batteri resistenti. Chi frequenta le spiagge italiane ha molto da temere?
«Iniziamo subito col dire che, relativamente a queste infezioni, il rischio reale per un bagnante sano che frequenta le spiagge italiane è basso. Bisogna ricordare però alcune buone regole di igiene, e soprattutto pensare a persone che presentano patologie che le rendono più fragili, per esempio con condizioni di immunodepressione oppure con situazioni cliniche temporanee come l’avere una ferita aperta che può maggiormente predisporre all’essere a rischio. Questo è importante soprattutto perché nelle acque del Mar Mediterraneo, secondo alcuni studi e rilevazioni, possono essere ritrovati nei campioni tracce di E. Coli e altre specie resistenti.
Tra le buone regole di base certamente vi è quella della doccia dopo il bagno in mare, e in generale l’evitare situazioni di contatto con cibi senza essersi adeguatamente lavati le mani dopo aver toccato la sabbia (ma ormai sappiamo bene che il lavaggio accurato delle mani, in spiaggia e non, è sempre una ottima pratica da mantenere!).
Inoltre, vale sempre la pena ricordare come l’Italia sia uno dei Paesi Europei maggiormente affetti dalla problematica dell’antimicrobicoresistenza. Pertanto, osservare giusti comportamenti appare ancora più rilevante.
Per quanto riguarda il Norovirus e altri patogeni a trasmissione orofecale, il contagio legato ad attività di balneazione è ancor meno frequente in quanto, pur essendo molto contagioso, si trasmette principalmente tra persona e persona o tramiti cibi o acqua potabile contaminata.
In sintesi, se si vogliono evitare infezioni dermatologiche o gastroenteriche, bisogna osservare buone pratiche di igiene, ancora più in soggetti più fragili, inclusi anche bambini e anziani.
Inoltre, sarebbe buona regola tutelare anche la salute dei nostri animali domestici se vogliamo portarli al nostro seguito sulle spiagge ove è consentito, sentendo il nostro veterinario che ci può consigliare su cosa fare prima di partire!»
Esistono monitoraggi in corso su ceppi batterici resistenti agli antibiotici sulle spiagge italiane?
«Anche se non sono ancora in vigore obblighi normativi, la strada della maggiore attenzione verso la salute delle persone e dell’ambiente è in corso e pertanto ci sono sia indicazioni e raccomandazioni a livello delle Istituzioni europee, sia buone pratiche sperimentali di monitoraggio di specie resistenti agli antibiotici in Italia da parte di alcune Arpa (le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente) e iniziative di ricercatori a livello regionale che possono dare un importante contributo al dimensionamento del fenomeno.»
Vengono effettuati dei controlli microbiologici sulla sabbia oltre che sull’acqua?
«Per quanto riguarda l’acqua di balneazione, la normativa principale è la Direttiva europea 2006/7/CE recepita in Italia con D.Lgs. 116/2008, che mira a valutare la qualità di questo tipo di acque e a garantirne la salubrità attraverso un sistema di monitoraggio, classificazione e gestione che tenga conto della salute pubblica. I parametri principali che vengono valutati nei campionamenti obbligatori sono relativi alla ricerca di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, ritenuti i migliori indicatori di contaminazione fecale.
Per quanto riguarda la sabbia, non vi sono controlli vincolanti ancora, ma vi sono diverse linee guida istituzionali come quelle dell’OMS che la indicano possibile veicolo di rischio microbiologico. Difatti in Italia, diversi Enti e Agenzie, come le Arpa a livello regionale e programmi come Bandiera Blu, la prendono in considerazione nei loro monitoraggi.
Negli ultimi anni si registra anche in questo ambito una maggiore attenzione e cura di questi aspetti di qualità, pertanto i nostri bagnanti possono ritenersi sempre più tutelati. Ovviamente devono metterci del loro, con buone e rispettose abitudini verso le altre persone e verso l’ambiente.»
A proposito di spiagge, sappiamo che sono spesso tristemente ricche di rifiuti. Questo può aumentare il rischio di diffusione di patogeni?
«A proposito di abitudini rispettose… i rifiuti sulle spiagge possono in diversi casi rappresentare un pericolo: sia come microplastiche che possono fungere da veicolo per i diversi patogeni, sia come rifiuti organici che possono favorire lo sviluppo di alghe tossiche e la crescita di patogeni fecali e pertanto è appunto fondamentale prestare sempre la massima attenzione alle norme igieniche, in primis alla raccolta negli appositi contenitori dei rifiuti che ognuno di noi può produrre durante una giornata al mare.
In sostanza, più aumenta il tempo di permanenza dei rifiuti, più si va incoraggiare anche lo sviluppo di tutti quei patogeni (come Pseudomonas) che potrebbero danneggiare la nostra salute, in quanto per esempio i rifiuti organici in decomposizione vanno a rilasciare nutrienti e a creare un circolo vizioso che favorisce il patogeno.»
E ora passiamo alla “dermatite del bagnante”: anche le meduse microscopiche dei mari italiani possono provocarla?
«Le cosiddette meduse microscopiche che sono presenti nel nostro Mediterraneo possono causare irritazioni cutanee (con eritemi pruriginosi e vescicole) e dermatiti da contatto. Particolare attenzione andrebbe prestata al non tenere troppo addosso il costume bagnato, in quanto le larve di queste “meduse invisibili” potrebbero incistarsi tra la pelle e il costume, provocando i sintomi cutanei (a volte anche con febbre). Rinnovo pertanto l’invito a prestare sempre attenzione all’igiene e a educare così anche i più piccoli, che si ritroveranno da grandi a continuare queste buone abitudini del cambio costume e delle docce post bagno.»
Dal bagno in mare o nel lago alle docce pubbliche: la Legionella è un batterio che si può contrarre proprio nelle docce presenti sulle spiagge. Come difendersi?
«La Legionella è un batterio che ha caratteristica di proliferare in alcune condizioni di acqua stagnante e temperature tiepide come si possono verificare negli impianti idrici, inclusi appunto quelli delle docce sulle spiagge, e può causare infezioni gravi come polmoniti, soprattutto in soggetti fragili e immunocompromessi. Innanzitutto, sarebbe bene che i gestori degli impianti (in alcune regioni ciò è raccomandato e regolamentato) si occupassero di garantire la pulizia tramite disinfezione degli impianti idrici con regolarità, ricordando che il batterio prolifera a temperature medie pertanto sarebbe opportuno tenere l’acqua o fredda sotto i 20°C o calda oltre i 50°C.
Dal canto nostro, come fruitori del servizio, dovremmo ad esempio evitare di immergerci immediatamente sotto il primo getto di acqua e lasciare scorrere un po’, cercando di non inalare il vapore emesso in docce chiuse (la trasmissione è per aerosol) e stare attenti in caso di presenza di ferite o se indossiamo lenti a contatto. Ovviamente precauzioni igieniche ancora maggiori nel caso di individui fragili e immunodepressi.»
Epatite A e sport acquatici: esiste il rischio? I surfisti devono vaccinarsi?
«Il virus HAV causa infezioni che si manifestano generalmente con febbre, ittero, affaticamento può essere contratto da chi pratica sport acquatici, soprattutto se lo fa in zone contaminate per la presenza ad esempio di scarichi fognari. Pertanto, è fortemente raccomandato per chi pratica sport come il surf o il nuoto in acque libere effettuare la vaccinazione apposita, soprattutto se si va a praticare in alcuni paesi più a rischio. A tal proposito ricordo di rivolgersi agli appositi ambulatori di Medicina dei viaggi che esistono nelle ASL e strutture pubbliche, per avere informazioni. E per quanto riguarda chi rimane in Italia, consiglio sempre di consultare siti istituzionali, come quello del Ministero della Salute, dove prontamente vengono segnalate le condizioni eventualmente critiche delle acque di balneazione. Quest’ultima cosa in realtà vale per tutti, non solo per i surfisti!»
Come proteggersi dunque durante le vacanze? Potrebbe stilarci un piccolo decalogo?
«Alla luce di ciò che abbiamo condiviso finora e di quelle che sono le migliori pratiche basate sulle evidenze scientifiche disponibili, mi sento di consigliare quanto segue:
- Osservare le buone norme igieniche, come il lavaggio delle mani, che in spiaggia sono ancora più importanti.
- Prestare particolare attenzione a individui fragili, come anziani, bambini e immunodepressi.
- Se portiamo con noi i nostri amici a quattro zampe, prestare norme di igiene sia per la loro tutela che per la nostra.
- Consultare i siti istituzionali per avere informazioni sulla balneabilità dei posti in cui ci rechiamo.
- Se abbiamo ferite aperte, usare sempre coperture come cerotti impermeabili.
- Non tenere troppo indosso un costume bagnato.
- Ricordarsi che fare una doccia post bagno in mare è sempre una buona pratica.
- Se si praticano sport acquatici, vaccinarsi contro l’Epatite A.
- Non lasciare plastica, mozziconi di sigaretta o altri rifiuti organici per non favorire la proliferazione di patogeni.
- Rispettare i beni comuni presenti nell’ambiente che ci ospita e le persone, praticando norme dettate dal buon senso, lasciando per esempio puliti i luoghi che lasci dopo una giornata di mare.
In sintesi, non dobbiamo essere ossessionati dall’igiene e dal controllo, ma semplicemente osservare regole civili e di pulizia di base, cercando di goderci il più possibile le nostre meritate vacanze!»



