Intestino come “secondo cervello”: la Gut Health spiegata in modo semplice

L’intestino influenza umore, sistema immunitario e salute fisica: ce ne parla la Prof.ssa Ojetti, Docente dell’Università UniCamillus.

Avete un cervello nell’intestino. No, non è un insulto, ma la semplice verità. Pensavate che il vostro intestino fosse “solo” un organo del sistema digestivo. E invece no! Negli ultimi anni si parla sempre più spesso dell’intestino come di un “secondo cervello”. 

Cosa significa questa definizione? La risposta risiede nella stretta comunicazione tra intestino e cervello, oggi nota come “asse intestino-cervello”: all’interno del nostro intestino esiste infatti un vero e proprio sistema nervoso autonomo, detto sistema nervoso enterico, che conta una rete di neuroni simile a quella cerebrale. 

Questo ha mille implicazioni, a livello di salute mentale, sistema immunitario e problemi di salute che, a primo sguardo, non sembrerebbero direttamente correlati alla digestione. Occhio però, vale anche il contrario, ossia i problemi emotivi o fisici, a loro volta, possono influenzare l’intestino: 

l’asse intestino-cervello, infatti, fa sì che tra i due organi vi sia una connessione bidirezionale

Microbiota sano: più forti contro le infezioni

L’intestino può dirsi in perfetta salute quando il suo microbiota è in equilibrio. Cosa vuol dire questo? «Nell’intestino convivono circa 1,5 kg di batteri, conosciuti come microbiota intestinale – spiega la Prof.ssa Veronica Ojetti, Docente di Medicina Interna presso l’Università UniCamillus – Ma il microbiota non si trova isolato: è protetto da uno strato di muco e da una barriera intestinale che separa il contenuto intestinale dai vasi sanguigni, dal sistema nervoso enterico e da una parte del sistema immunitario strettamente collegata ai batteri intestinali». 

Un microbiota equilibrato è quindi fondamentale per un sistema immunitario efficace: come spiega l’esperta, quando ingeriamo agenti patogeni, il microbiota produce molecole e segnali che aiutano il sistema immunitario a difenderci. In questo senso, l’intestino funge da “interfaccia” tra ciò che assumiamo dall’ambiente esterno e la nostra difesa immunitaria. Quindi, quando il microbiota è in equilibrio non ci sono problemi. Ma cosa succede che si verifica uno squilibrio?

«Lo squilibrio del microbiota intestinale è noto come “disbiosi”, e si verifica quando alcune specie batteriche crescono troppo rispetto ad altre: in questo modo i batteri “buoni” (che producono sostanze antinfiammatorie)  diminuiscono e si sviluppa uno stato infiammatorio – espone la Ojetti – Questo meccanismo è alla base di alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide, e di malattie infiammatorie croniche intestinali, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. In questi casi, l’intestino diventa un vero e proprio “campo di battaglia”: le cellule del sistema immunitario non riconoscono più l’intestino e lo attaccano, causando ulcere e danni al tessuto. Studi scientifici hanno dimostrato che, in soggetti geneticamente predisposti, questi processi sono strettamente correlati a un microbiota alterato».

In caso di artrite reumatoide, morbo di Crohn e colite ulcerosa, una volta instaurata la risposta autoimmune dell’organismo, non basta trattarla regolarizzando il microbiota, ma occorre rivolgersi a veri e propri farmaci specifici. Tuttavia, mantenere una buona flora batterica è fondamentale sia nella prevenzione che per evitare delle recidive di tali condizioni.

L’intestino felice rende felice anche te

Stare bene fisicamente migliora anche lo stato dell’umore. Ma non si tratta di un semplice rapporto causa-effetto: sapevate che il 90% della serotonina (l’ormone della felicità) è prodotto proprio nell’intestino?

«Il sistema nervoso enterico produce neurotrasmettitori come la serotonina, l’ormone della felicità, e la dopamina, il neurotrasmettitore del relax. Questo significa che il nostro intestino non solo digerisce, ma comunica con il cervello e può influenzare il nostro umore. Per esempio, quando mangiamo cioccolato, parte del benessere che percepiamo deriva proprio da questa connessione» afferma la Prof.ssa Ojetti.

A sua volta, anche il cervello influenza positivamente o negativamente il microbiota intestinale. Vi è mai capitato di dover correre in bagno per l’ansia? Parliamo proprio di quello! «Quando si è agitati, spesso si reagisce con la necessità di andare in bagno: è l’intestino che si “muove” – aggiunge la Ojetti – Lo stato ansioso notoriamente provoca diarrea: c’è una connessione tra ansia, depressione e sistema nervoso centrale, e la malattia che più rappresenta tale collegamento è la sindrome del colon irritabile». Chi soffre di IBS (Irritable Bowel Syndrome) patisce dolori addominali, gonfiore e meteorismo e, quando affronta periodi di stress – in cui viene rilasciato molto cortisolo – la sofferenza e gli spasmi si moltiplicano. 

Disbiosi intestinale: quali sono i sintomi?

La disbiosi intestinale, cioè lo squilibrio del microbiota, non si manifesta solo con sintomi evidenti come gonfiore, colon irritabile o meteorismo: questo squilibrio può avere ripercussioni su tutto l’organismo, contribuendo a disturbi metabolici, neurologici e dermatologici. «Alterazioni del microbiota intestinale sono correlate a patologie come fegato grasso, sindrome metabolica, diabete e obesità. Ma non solo: studi recenti evidenziano legami anche con il morbo di Parkinson, l’autismo e problemi della pelle come dermatite atopica e psoriasi»  continua l’esperta.

Anche le vie urinarie possono risentire di una disbiosi: quando la barriera intestinale non funziona correttamente, alcuni batteri possono traslocare dalla flora intestinale alla vescica, causando cistiti ricorrenti. «Le cistiti si trattano con antibiotici, ma per prevenire nuove recidive è fondamentale mantenere un microbiota equilibrato. Curare l’intestino significa proteggere anche altri apparati del corpo».

Salute del mictobiota: alimenti sì, alimenti no, probiotici e prebiotici

La dieta gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio del microbiota intestinale. Tra le più indicate c’è la dieta mediterranea, ricca di fibre, cereali integrali, frutta, legumi, verdura, yogurt, kefir e frutta secca. «Una dieta prevalentemente vegetale, ricca di fibre, aiuta a vivere meglio e più a lungo. Le fibre favoriscono la crescita dei batteri buoni, mantenendo l’equilibrio del microbiota intestinale» spiega la Prof.ssa Veronica Ojetti. Al contrario, alimenti ultra-processati, junk food o ricchi di zuccheri raffinati possono alterare questo equilibrio, favorendo batteri che producono gas e infiammazione, con conseguenze come gonfiore e pancia tesa. «Con una corretta dieta mediterranea si mantiene una buona flora intestinale, prevenendo i disturbi legati alla disbiosi».

Oltre all’alimentazione, probiotici e prebiotici possono supportare il microbiota, ma vanno scelti con attenzione. 

I probiotici sono batteri vivi benefici, come lattobacilli e bifidobatteri, che aumentano la quota di batteri “buoni” nell’intestino. «Non tutti i probiotici in commercio sono efficaci: devono sopravvivere al passaggio nello stomaco, arrivare vivi nell’intestino e attecchire in concentrazione adeguata, altrimenti non funzionano. Ogni ceppo ha indicazioni specifiche: alcuni lattobacilli per certe malattie, alcuni bifidobatteri per altre. La scelta va sempre valutata con il medico» precisa la docente.

Anche la durata del trattamento è importante: per modulare correttamente il microbiota occorrono cicli prolungati, che vanno dai 7-10 giorni per episodi di diarrea fino a 3 mesi per condizioni croniche come il morbo di Crohn.

I prebiotici, invece, non contengono batteri vivi, ma sostanze non digeribili che nutrono i batteri buoni, favorendone la moltiplicazione. In commercio spesso si trovano combinazioni di probiotici e prebiotici per massimizzare l’effetto benefico sul microbiota. «Integrare correttamente probiotici e prebiotici, insieme a una dieta equilibrata e ricca di fibre, è uno dei modi più efficaci per mantenere il nostro intestino sano e prevenire disturbi digestivi e sistemici» sottolinea la Prof.ssa Ojetti.

Diete detox e digiuno: miti da sfatare

Molti ricorrono a diete detox o digiuni prolungati pensando di “pulire” l’intestino e migliorare il microbiota. Tuttavia, queste pratiche non sono né naturali né efficaci per il benessere intestinale.

«A me non piacciono per nulla! La dieta detox consiste nel mangiare solo frullati o cibi tritati, così si perde la masticazione e il piacere di mangiare. Non le consiglio a nessuno dei miei pazienti» afferma la prof.ssa Veronica Ojetti.

Anche il digiuno prolungato può essere dannoso, perché aumenta la permeabilità intestinale e interferisce con l’equilibrio del microbiota. «Bisogna imparare a mangiare bene, non a digiunare. Meglio una dieta ricca di fibre, frutta fresca, molta acqua e pochi cibi grassi o processati. L’attività fisica aiuta a stimolare la produzione di batteri buoni e la motilità intestinale. Integrare probiotici e prebiotici può essere utile, mentre gli antibiotici vanno usati solo se necessari, perché danneggiano il microbiota» conclude Veronica Ojetti.