Dopo la pandemia da Covid-19, la notizia della diffusione di qualche nuova infezione desta seria preoccupazione in tutti noi. Il punto è che questo allarme non è sempre eccessivo: nel nostro Paese, e nel mondo in generale, si stanno diffondendo le cosiddette malattie tropicali neglette (NTDs): si tratta di patologie infettive che colpiscono in particolare le popolazioni che vivono in aree rurali e remote, caratterizzate da povertà, scarsità di risorse sanitarie e condizioni igienico-sanitarie precarie.
Nonostante colpiscano circa 1,6 miliardi di persone ogni anno e siano responsabili di migliaia di morti, le malattie tropicali neglette ricevono scarsa attenzione e spesso restano ignorate dai media. Ma cosa sono esattamente? Si tratta di un gruppo eterogeneo di 21 malattie, tra cui la scabbia, la lebbra, la leishmaniosi, l’echinococcosi, ma anche la Dengue e la Chikungunya, patologie che, negli ultimi anni, sono arrivate a colpire anche Paesi con sanità avanzata, come l’Italia.
Perché sono chiamate “neglette”?
Nicola Petrosillo, Docente di Malattie Infettive presso l’Università UniCamillus, spiega che l’espressione “neglette” non si riferisce alla negligenza nell’affrontare queste patologie, ma piuttosto al fatto che ricevono scarsa attenzione da parte delle istituzioni sanitarie globali. Le malattie tropicali neglette sono dimenticate per motivi che vanno ben oltre la semplice carenza di risorse. «L’assenza di un forte impegno internazionale e la carenza di sistemi sanitari efficaci nei Paesi più colpiti non aiutano, e spesso i Paesi più ricchi non vedono queste malattie come una priorità, considerando che colpiscono soprattutto le regioni più povere del mondo» afferma Petrosillo.
Il 2024, ad esempio, ha visto in Italia il verificarsi di numerosi casi di Dengue, una malattia tropicale causata dal virus trasmesso dalla zanzara Aedes (alla cui famiglia appartiene la zanzara Tigre), un vettore che prospera in ambienti con temperature più elevate e abbondanti precipitazioni. «Nel 2024 nel nostro Paese abbiamo avuto 693 casi di Dengue, di cui 213 di persone che non avevano mai viaggiato, ma che avevano magari un vicino di casa che era stato all’estero e che, a sua volta, aveva contratto la Dengue – espone Petrosillo – Questa è una cifra che non era mai stata raggiunta prima in Italia». Tale fenomeno è un segnale chiaro che la globalizzazione e i cambiamenti climatici stanno favorendo la diffusione di queste patologie anche in Paesi con sistemi sanitari avanzati.
Cambiamenti climatici e nuove minacce
Il cambiamento climatico sta giocando un ruolo cruciale nell’espandere l’area di diffusione di malattie tropicali tradizionalmente confinata alle zone equatoriali e subtropicali: le temperature più alte e le alterazioni nei parametri meteorologici favoriscono la proliferazione dei vettori di malattie come le zanzare, che trasmettono la Dengue e la Febbre Gialla. «Un riscaldamento globale costante porta alla diffusione di queste malattie anche nelle regioni temperate. Nel nostro Paese, infatti, la zanzara Tigre prolifera ormai in maniera rilevante soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, come il grande caldo e le forti precipitazioni» spiega Petrosillo.
Le alterazioni ambientali e la perdita di biodiversità causano anche il passaggio di virus e batteri tra animali selvatici e umani, aumentando il rischio di nuove epidemie. «Spesso la fauna selvatica è portatrice di virus tropicali, e quando li trasmette all’uomo, diventa un serio problema – allerta l’esperto – Il rischio del passaggio del virus dall’animale all’uomo può essere rilevante, determinando un cambiamento del virus con relativo salto di specie: in questo caso, il virus può essere trasmesso da uomo a uomo. In fondo questa è la paura che abbiamo in merito all’aviaria: se farà un salto di specie, potremmo trovarci di fronte ad una nuova pandemia».
Il ruolo della sorveglianza epidemiologica
In Italia, il sistema di sorveglianza epidemiologica è ben sviluppato: le autorità sanitarie locali monitorano attivamente i casi di malattie tropicali e, in caso di emergenze, ci sono centri specializzati per la diagnosi e il trattamento. «Tuttavia, non dobbiamo abbassare la guardia – avverte Petrosillo – poiché l’intensificazione della mobilità internazionale e il cambiamento climatico potrebbero portare a un aumento dei casi anche in Paesi ad alta capacità sanitaria».
Dunque, anche se il nostro Paese non è attualmente in una situazione di emergenza, la crescente incidenza di malattie tropicali in Paesi come il Brasile, dove la febbre gialla è tornata a manifestarsi, deve preoccupare. A livello globale, i centri di eccellenza stanno lavorando per identificare e trattare tempestivamente le NTDs, ma le sfide restano numerose.
Strategie di prevenzione e trattamenti disponibili
La prevenzione resta uno degli strumenti principali per combattere le malattie tropicali neglette. Sebbene eradicare i vettori come le zanzare sia estremamente difficile, esistono strategie efficaci per limitare la loro proliferazione. «Piccoli interventi nelle nostre case e nelle nostre città, come la pulizia di tombini e l’eliminazione dell’acqua stagnante dai sottovasi domestici, possono fare una grande differenza nel tenere lontane le zanzare, e quindi potenziali vettori di infezioni di questo tipo».
Esistono, inoltre, trattamenti specifici per le malattie tropicali, anche se l’accesso a cure adeguate resta un problema per le popolazioni delle aree più povere. La ricerca internazionale sta cercando di colmare questa lacuna, sviluppando nuovi farmaci e approcci diagnostici. La sfida più grande, però, rimane quella di garantire l’accesso a questi trattamenti nelle regioni più povere del mondo.
Eliminare le malattie tropicali neglette entro il 2030: un obiettivo ambizioso?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha fissato un obiettivo ambizioso: eliminare o controllare le malattie tropicali neglette entro il 2030. Questo è il cuore della “road map” globale, che prevede un aumento degli interventi di prevenzione, diagnosi e trattamento. Petrosillo sottolinea, però, che «la situazione resta complessa, soprattutto nei Paesi più colpiti da conflitti e instabilità politica. La pandemia ha avuto un impatto devastante sui programmi di trattamento e prevenzione, con gravi interruzioni nella distribuzione dei farmaci e nell’assistenza sanitaria».
Nonostante le difficoltà, l’OMS sta implementando strategie mirate per affrontare le sfide globali, come l’adattamento ai cambiamenti climatici e il miglioramento dei sistemi di sorveglianza e raccolta dati. Tuttavia, come ci avverte l’esperto, la cooperazione internazionale è fondamentale. Senza un impegno costante e un piano di finanziamento efficace, non sarà facile raggiungere l’obiettivo.