Disturbi dell’interazione intestino – cervello (DGBI): clinica ed incidenza nella popolazione
I disturbi dell’interazione intestino-cervello (DGBI) sono condizioni in cui il disagio gastrointestinale nasce da un’alterazione della comunicazione bidirezionale tra sistema nervoso centrale ed intestino. Non c’è necessariamente una lesione organica: a guidare la clinica sono funzione, sensibilità viscerale e motilità, con sintomi che spesso fluttuano nel tempo e sono modulati da stress, alimentazione e stili di vita.
Secondo i criteri di Roma IV [1], questa famiglia comprende: dispepsia funzionale, sindrome dell’intestino irritabile (IBS), disagio funzionale addominale, disturbi della defecazione, disturbi della motilità gastrointestinale e altri disturbi funzionali non specifici. La diagnosi è prevalentemente sintomatologica.
In questo scenario la regolarità intestinale è un tassello cardine: intervenire su frequenza, consistenza e sensazione di completa evacuazione significa agire sul funzionamento fisiologico del colon. Educazione del paziente, dieta mirata, gestione dello stress ed integratori alimentari, possono contribuire a ripristinare l’equilibrio della rete intestino – cervello.
I disturbi dell’interazione intestino-cervello (DGBI) sono molto più comuni di quanto si pensi. Le dimensioni del fenomeno sono ormai ben quantificate. Gli studi epidemiologici internazionali condotti con criteri uniformi in 33 Paesi- Italia compresa – mostrano che circa quattro persone su dieci soddisfano i criteri per almeno un DGBI [2].
Kiwi verde: il primo frutto fresco con un health claim UE sulla regolarità
Da prodotto iconico degli scaffali a “frutto con un messaggio di salute” riconosciuto a livello europeo [3]. Con il Regolamento di esecuzione (UE) 2025/1560 [4] la Commissione Europea ha autorizzato un’indicazione sulla salute per il kiwi verde (Actinidia deliciosa, varietà ‘Hayward’) legata alla funzione intestinale. La formulazione destinata al consumatore è semplice e misurabile: «Il consumo di kiwi verde contribuisce alla normale funzione intestinale aumentando la frequenza delle evacuazioni». Non è uno slogan: è il risultato di un dossier scientifico sottoposto all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e di una valutazione che ha messo al centro la popolazione generale [5]. Dietro il via libera c’è un iter avviato da Zespri International ai sensi dell’art. 13(5) del Reg. (CE) n. 1924/2006 e il relativo parere dell’EFSA, che ha riconosciuto un rapporto causa-effetto tra consumo regolare di kiwi verde e mantenimento della normale defecazione nella popolazione generale.
Etichetta e conformità: quando si può usare il claim
L’indicazione è utilizzabile solo per il prodotto fresco. La norma è molto chiara: si può impiegare il claim per kiwi verdi venduti tal quali, oppure per kiwi verdi solo pelati e/o tagliati a condizione che la porzione fornisca almeno 200 g di polpa. È inoltre obbligatorio informare il consumatore che l’effetto benefico si ottiene con un’assunzione giornaliera di 200 g di polpa fresca di kiwi verde (circa due frutti di media pezzatura).
Questo punto è centrale anche per chi opera nel canale “pronto al consumo”: vassoi e macedonie di sola polpa di kiwi verde potranno richiamare l’indicazione se, e solo se, rispettano la soglia dei 200 grammi per porzione e riportano l’informazione richiesta. Non è invece consentito estendere la rivendicazione a succhi, puree trattate termicamente, estratti, polveri o prodotti compositi: il panel EFSA ha sottolineato che dagli studi condotti con alimenti diversi dai kiwi verdi freschi non si possono trarre conclusioni utili a sostenere il claim.
Cosa dice la scienza
Il dossier valutato da EFSA [5] include studi clinici in soggetti sani che mostrano come l’assunzione regolare di kiwi verde aumenti la frequenza delle evacuazioni e, in alcuni casi, migliori anche la consistenza delle feci, senza effetti avversi rilevanti. Il meccanismo è verosimilmente multifattoriale: contenuto di fibra e acqua, ma anche componenti bioattivi tipici della cultivar ‘Hayward’, che insieme favoriscono la motilità intestinale e la massa fecale.
Il profilo nutrizionale utile alla regolarità
Secondo la banca dati USDA [5], 100 g di polpa cruda di kiwi verde apportano 61 kcal (255 kJ), 1,14 g di proteine, 14,7 g di carboidrati (di cui 9,0 g zuccheri), 0,52 g di grassi e 3,0 g di fibre. Portando la porzione a 200 g, quella che consente l’effetto rivendicato, si arriva a circa 6 g di fibre con poco più di 120 kcal.
Il kiwi verde contiene circa il 3% di fibre totali, ripartite in un terzo solubili (prevalentemente pectine) e due terzi insolubili (soprattutto cellulosa ed emicellulose). Le fibre insolubili non vengono scomposte dal microbiota: trattengono acqua nella propria struttura e aumentano la massa fecale. Le fibre solubili vengono fermentate dai batteri intestinali, stimolando la crescita microbica e contribuendo anch’esse alla massa fecale.
È noto che una maggiore massa fecale migliori la peristalsi perché aumenta il diametro del lume del colon, riduce la pressione intraluminale e agevola il flusso delle feci: un meccanismo fisiologico, non farmacologico.
Oltre il profilo nutrizionale: il ruolo nutraceutico del Kiwi
Il richiedente ha proposto – e la letteratura a supporto discute – una serie di meccanismi plausibili attraverso i quali il kiwi verde potrebbe contribuire all’effetto osservato [5]:
- Miglioramento della motilità intestinale: non solo per la frazione di fibre, ma anche per la presenza dell’enzima actinidina, la quale è in grado di modulare i tempi di svuotamento e di transito intestinale.
- Permeabilità e muco: fibre, fenoli, raphides (microcristalli naturalmente presenti nella polpa) e il peptide kissper del kiwi sono in grado di influenzare la secrezione di muco e il funzionamento della barriera intestinale.
- Proprietà delle feci: l’apporto di fibra modifica la consistenza e aumenta il volume delle feci, fattori direttamente legati alla regolarità intestinale.
- Microbiota: fibre, composti fenolici e raphides favoriscono l’abbondanza microbica, con ulteriore incremento della massa fecale e possibili effetti sui metaboliti a corta catena.
Come comunicare
Per gli operatori l’autorizzazione apre uno spazio interessante, purché gestito con disciplina regolatoria:
- Usare la formulazione approvata (o la traduzione nazionale equivalente) e riportare la condizione d’uso: 200 g/die di polpa fresca.
- Limitare il claim a frutti freschi interi o solo polpa pelata/tagliata che raggiunga i 200 g per porzione.
- Non estendere la rivendicazione a succhi, puree trattate termicamente, estratti, polveri o prodotti compositi: le evidenze non supportano tali forme.
- Evitare promesse terapeutiche (“contro la stipsi”) o di riduzione del rischio di malattia: sono fuori perimetro.
Per i professionisti della salute, il messaggio diventa consiglio pratico e trasparente: integrare due kiwi verdi al giorno in un’alimentazione equilibrata è una strategia sicura, nutrizionalmente sensata e coerente con la definizione di normale funzione intestinale.
Bibliografia
[1] «Rome IV Criteria,» [Online]. Available: https://theromefoundation.org/rome-iv/rome-iv-criteria/.
[2] A. D. Sperber, «Highlights of the Findings From the Rome Foundation Global Epidemiology Study,» 2023.
[3] «Commission authorizes a health claims related to the normal functioning of the intestine for the green kiwi,» luglio 2025. [Online]. Available: https://foodcomplianceinternational.com/industry-insight/news/5565-commission-authorizes-a-health-claims-related-to-the-normal-functioning-of-the-intestine-for-the-green-kiwi.
[4] Commission Implementing Regulation (EU) 2025/1560 of 30 July 2025 authorising a health claim made on foods, other than those referring to the reduction of disease risk and to children’s development and health, and amending Regulation (EU) No 432/2012, 2025.
[5] «Kiwi verde (lat. Actinidia deliciosa Var. Hayward) emantenimento della defecazione normale: valutazione di unrichiesta di risarcimento a norma dell’articolo 13, paragrafo 5, del regolamento (CE)n. 1924/2006,» EFSA journal, 2021.
A cura di Riccardo Muscatello, laureato in Scienze della Nutrizione Umana UniCamillus



