Tosse e deglutizione: disfagia, un legame complesso tra riflesso e protezione

Tossire mentre si deglutisce: possono essere sintomi di disfagia. Cos’è? Ne abbiamo parlato con il Prof. Ralli, Docente dell’Università UniCamillus

Tosse e deglutizione, apparentemente, sono due eventi naturali, quotidiani e praticamente inconsapevoli: tossiamo e ingoiamo senza nemmeno renderci conto di farlo. Sono anche due riflessi abbastanza differenti. Vediamo di illustrarli meglio.

La tosse è un meccanismo naturale e fondamentale del nostro organismo, che serve a liberare le vie respiratorie da sostanze irritanti, muco o particelle estranee. Si manifesta come un suono secco, provocato dall’espulsione rapida dell’aria dai polmoni, e può comparire in modo volontario o involontario. Spesso è un sintomo transitorio, ma quando persiste per più di otto settimane, viene considerata “cronica”.

La deglutizione, al contrario, è un processo più complesso e coordinato, che coinvolge muscoli e nervi regolati dal cervello. Permette il passaggio del cibo e dei liquidi dalla bocca allo stomaco, proteggendo contemporaneamente le vie respiratorie. 

Talvolta, però, si può manifestare tosse durante la deglutizione. È preoccupante? Dipende.

Disfagia: come la deglutizione può provocare la tosse

«La tosse che si manifesta durante la deglutizione è un meccanismo assolutamente naturale e fisiologico di difesa e protezione delle vie respiratorie – afferma il Prof. Massimo Ralli, Docente di Otorinolaringoiatria presso l’Università UniCamillus – Difatti, quando mangiamo o beviamo, il cibo e i liquidi vengono convogliati grazie al fine meccanismo della deglutizione nelle vie digestive, evitando che questi entrino invece nelle vie aeree dove potrebbero causare soffocamento o infezioni polmonari. Qualora ci fosse un’inalazione accidentale, compare la tosse che permette di espellere eventuali materiali inalati». In questo caso si parla di un riflesso diretto di protezione, ed è un meccanismo vitale per evitare soffocamento e infezioni polmonari.

Tuttavia, ci sono momenti in cui la tosse durante la deglutizione non ha più un ruolo di difesa delle vie aeree, ma al contrario assume una connotazione patologica, soprattutto se gli episodi diventano molto intensi e/o frequenti. «In situazioni simili, potrebbe esservi disfagia. Cos’è? Un disturbo della funzione della deglutizione che può portare a conseguenze gravi soprattutto per persone fragili. In altri casi, è proprio l’assenza della tosse come meccanismo di difesa che deve preoccupare perché priva le nostre vie aeree di una protezione necessaria» allerta Ralli. 

Cause possibili della disfagia

Le cause della tosse durante la deglutizione sono molteplici e spesso collegate a diverse condizioni cliniche. «Tra le cause più comuni, ci sono quelle di origine neurologica: un ictus può compromettere la coordinazione muscolare necessaria per deglutire correttamente» spiega Ralli. Malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla o la SLA possono, infatti, interferire con la trasmissione degli impulsi nervosi, alterando il normale processo di deglutizione. 

«Altre cause possono essere di tipo muscolare, come miopatie o distrofie che indeboliscono i muscoli coinvolti nel movimento deglutitorio» afferma l’esperto, spiegando così come diventi difficile il passaggio di cibo e liquidi. In molti casi, proprio la disfagia rappresenta il primo segnale che avvia il percorso diagnostico. 

Non mancano poi le componenti strutturali. «La presenza di stenosi, cicatrici o anomalie anatomiche può ostacolare il transito regolare del bolo alimentare, causando tosse o senso di soffocamento». Il Docente afferma che anche tumori della testa e del collo possono interferire con le funzioni di deglutizione e respirazione, determinando sintomi come la tosse persistente, sottolineando così l’importanza di una valutazione medica accurata.

Tuttavia, a parte le cause organiche, vi sono anche motivazioni contingenti, che risultano essere anche quelle più comuni. «Tra queste, vi sono il reflusso gastroesofageo, le infiammazioni e le allergie delle alte vie respiratorie e situazioni legate allo stress – illustra Ralli – Nel caso di reflusso, l’acido proveniente dallo stomaco risale nell’esofago e può arrivare fino alla laringe, irritandola e scatenando la tosse, spesso durante o subito dopo aver mangiato. Similmente, le infezioni come laringiti, faringiti o tonsilliti, oppure reazioni allergiche, possono irritare le vie aeree superiori e provocare tosse, soprattutto durante i pasti».

Anche alcuni farmaci giocano un ruolo importante. «Gli ACE-inibitori, comunemente prescritti per l’ipertensione, sono noti per provocare tosse cronica come effetto collaterale». 

Non bisogna dimenticare le cause funzionali o psicologiche. Queste, difatti, sono le più subdole da diagnosticare e spesso emergono in seguito ad una diagnosi di esclusione di altre condizioni. «In alcune situazioni, la tosse può essere legata a fattori non organici, come stress, ansia o abitudini consolidate nel tempo. Periodi di stress o ansia, difatti, possono contribuire a una tosse funzionale, che peggiora anche durante i pasti. In questi casi, possono essere presenti anche alcune condizioni associate come alterazioni del tono della voce, conosciute come disfonie psicogene» aggiunge il Prof. Ralli.

Diagnosi di disfagia: come si scopre la causa?

Quando si manifestano sintomi di disfagia, ossia quando la tosse si presenta durante la deglutizione, è fondamentale individuare con precisione la causa attraverso un percorso diagnostico strutturato. «La valutazione deve sempre iniziare con una visita otorinolaringoiatrica, che permette di individuare eventuali alterazioni anatomiche o infiammatorie del faringe e della laringe» evidenzia il Prof. Ralli. A questa prima indagine si associa spesso una fibrolaringoscopia, esame endoscopico che consente di osservare direttamente la laringe e valutarne la funzionalità durante la respirazione e la fonazione. «Per approfondire lo studio della deglutizione, uno degli esami più specifici è la FEES (Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing), che consente di verificare il passaggio di cibi e liquidi e di individuare possibili fenomeni di aspirazione». In alcuni casi, questa indagine può essere integrata o sostituita dalla videofluoroscopia della deglutizione, un esame radiologico dinamico che analizza in tempo reale il movimento del bolo alimentare, evidenziando eventuali disfunzioni muscolari o meccaniche.

Quando si sospetta una causa di disfagia neurologica, è necessario coinvolgere il neurologo per eseguire una valutazione approfondita delle funzioni del sistema nervoso centrale e periferico. Se, invece, la tosse appare correlata a un reflusso faringolaringeo, si consiglia una consulenza gastroenterologica con eventuale gastroscopia o breath test per Helicobacter pylori, al fine di individuare eventuali irritazioni causate dai succhi gastrici. A seconda del quadro clinico, possono essere richiesti ulteriori esami radiologici o di laboratorio per escludere infezioni o patologie tumorali.

Disfagia: cura e trattamenti disponibili

Una volta chiarita la causa, l’approccio terapeutico deve essere personalizzato. «Il trattamento dipende dalla natura del disturbo: nelle patologie organiche si interviene con terapie mirate o di supporto, mentre nei casi infiammatori o irritativi possono essere indicati farmaci antinfiammatori, antiallergici o anti-reflusso – precisa il Prof. Ralli – Se invece la tosse è un effetto collaterale farmacologico, la soluzione è sospendere o sostituire il medicinale responsabile, sempre sotto controllo medico».

Nei casi di disfagia, possono essere impiegati addensanti per liquidi e adottate abitudini alimentari più sicure, come mangiare lentamente, masticare accuratamente e preferire cibi morbidi. «Il logopedista svolge un ruolo fondamentale nel percorso riabilitativo, guidando il paziente con esercizi mirati a migliorare la forza muscolare e la coordinazione dei movimenti deglutitori» aggiunge Ralli. In presenza di una componente psicogena, è utile anche un supporto psicologico per gestire l’ansia e ridurre l’iperattività del riflesso della tosse.

Dunque, la diagnosi e il trattamento della tosse durante la deglutizione richiedono un approccio multidisciplinare, dove la collaborazione tra otorinolaringoiatra, neurologo, gastroenterologo, logopedista e, se necessario, psicologo permette di affrontare il problema in modo completo e personalizzato.

Ma dai sintomi della disfagia si può guarire o è un problema cronico? La risposta dell’esperto è: dipende. Dipende dalla causa sottostante, dalla sua corretta identificazione e dalla tempestività con cui si interviene. «In caso di condizioni temporanee, come infezioni, allergie o irritazioni delle alte vie la tosse può risolversi completamente con il trattamento appropriato, portando alla scomparsa definitiva del sintomo – sottolinea il Docente – Qualora la tosse sia invece dovuta a cause croniche o degenerative, come malattie neurologiche o muscolari, spesso il disturbo della deglutizione che ne è causa può persistere nel tempo, e aggravarsi con l’avanzamento della patologia di base». Tuttavia, l’esperto ci rassicura affermando che, con adeguata gestione riabilitativa e modifiche dello stile di vita, è possibile migliorare la sicurezza durante i pasti e la qualità di vita dei pazienti. In questi casi, l’obiettivo è prevenire le complicanze come le polmoniti da aspirazione che sono una delle più comuni cause di morte di questi pazienti. Per le cause strutturali, come malformazioni o esiti chirurgici, un corretto trattamento – spesso chirurgico – può avere degli ottimi risultati funzionali.

«Mi preme ribadire che l’elemento che può fare davvero la differenza in questi pazienti è la corretta e tempestiva identificazione della causa alla base della tosse persistente e incontrollata durante la deglutizione – conclude Massimo Ralli – Questo difatti permette di avviare tutte le azioni necessarie per una risoluzione o comunque per una migliore gestione della disfagia, prevenendone la cronicizzazione e le complicazioni, anche letali».

Il Prof. Massimo Ralli insegna al quinto anno dei Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria.

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