Sintomi ureaplasma: cosa sapere su un’infezione silenziosa ma molto comune

Non tutti la conoscono, eppure l’ureaplasma è un’infezione molto più diffusa di quanto si pensi. Può colpire sia uomini che donne, spesso senza dare sintomi evidenti, e la sua diffusione è in aumento. «Non esiste una stima ufficiale della trasmissione sessuale di ureaplasma – spiega il Prof. Giulio Sozzi, Docente di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università UniCamillus – Si tratta di un patogeno opportunista del tratto urogenitale, presente anche fino all’80% della popolazione in alcune aree del mondo». In Italia, la sua presenza è in aumento: «L’ureaplasma parvum è passato dal 24% al 26%, soprattutto nelle donne, l’ureaplasma urealyticum dall’11% al 15%».

L’ureaplasma è un microrganismo piccolissimo appartenente alla famiglia dei mycoplasmataceae. Come già accennato dal Docente, esistono due varianti principali: ureaplasma urealyticum e ureaplasma parvum. La differenza principale sta soprattutto nel loro comportamento e nella probabilità di causare problemi. 

L’ureaplasma parvum è il tipo più piccolo e più comune. Spesso si trova nelle persone sane senza causare sintomi, quindi può convivere tranquillamente con il nostro corpo senza creare problemi: è un po’ come un ospite silenzioso che a volte c’è e a volte no, senza disturbare. 

L’ureaplasma urealyticum, invece, è quello che più spesso è collegato a infezioni del tratto urinario o genitale. Per questo motivo, quando viene rilevato i medici prestano maggiore attenzione e, se necessario, scelgono antibiotici mirati per trattarlo.

Molti credono che l’infezione si prenda solo tramite rapporti sessuali, ma non è così. «L’ureaplasma può vivere in equilibrio nella mucosa genitale, senza dare problemi, fino a quando il microbiota si altera – spiega Sozzi – In quel momento, il batterio coglie l’occasione per proliferare e causare sintomi». Questo significa che è possibile contrarre l’ureaplasma senza rapporti, ad esempio in caso di stress, abbassamento delle difese immunitarie o alterazioni del microbiota vaginale. «Sono batteri capaci di sopravvivere nelle mucose genitali e di utilizzare l’urea come fonte di energia – spiega il Professore – Questo processo altera il pH dell’ambiente vaginale, facilitando la comparsa di altri disturbi come candida o gardnerella, microrganismi che causano infezioni intime».


Sintomi ureaplasma: come si manifesta in uomini e donne

I sintomi dell’ureaplasma nelle donne possono includere bruciore, prurito, perdite anomale o dolore durante i rapporti. «In alcuni casi – aggiunge Sozzi – può causare vaginite, endometrite o salpingite».

Invece nell’uomo l’ureaplasma può provocare uretrite, prostatite o epididimite. «Tra i segnali più comuni ci sono secrezioni dall’uretra e bruciore durante la minzione» precisa il Ginecologo.Tuttavia, non sempre si manifestano dei sintomi: l’ureaplasma talvolta può essere completamente asintomatico, ed è proprio questo che lo rende più difficile da individuare. Va trattato in entrambi i casi? «In genere sì –  risponde Sozzi – Anche se l’ureaplasma è frequente sia nei pazienti sintomatici che in quelli asintomatici, è importante valutare attentamente la situazione. Il trattamento è sempre indicato in caso di infertilità o ureaplasma in gravidanza».


Ureaplasma in gravidanza: i rischi per mamma e bambino

Durante la gravidanza, l’ureaplasma va monitorata con attenzione. «Può essere responsabile di aborto spontaneo, parto pretermine o febbre puerperale nella madre – mette in guardia il Prof. Sozzi – Nei neonati, invece, può causare complicanze più gravi come displasia broncopolmonare o infezioni del sistema nervoso centrale». Per questo motivo, se si sospetta di avere l’ureaplasma in gravidanza è importante effettuare tamponi di controllo e seguire sempre le indicazioni del ginecologo.


Diagnosi e cura: come si interviene

Oggi la diagnosi si fa attraverso un tampone vaginale o uretrale, analizzato con tecniche di biologia molecolare (PCR) o con esami colturali. «La PCR permette una diagnosi rapida –  spiega il Docente –  ma solo con la coltura e l’antibiogramma possiamo capire quale antibiotico sia davvero efficace».

Il trattamento, infatti, non è sempre lo stesso per tutti. «L’ureaplasma mostra una crescente resistenza a diversi antibiotici come macrolidi, tetracicline e fluorochinoloni – sottolinea Sozzi – Per questo è fondamentale valutare la sensibilità ad azitromicina, josamicina, ofloxacina e doxiciclina».

E per quanto riguarda il partner? «Deve essere testato e, se necessario, trattato anche lui. In caso contrario, c’è il rischio di reinfezione». Occorre dunque interrompere la catena.

Se trascurato, l’ureaplasma può portare a infertilità sia maschile che femminile e, in alcuni casi, favorire la comparsa di malattie infiammatorie pelviche o artrite reattiva (come la sindrome di Reiter). «Prevenire e trattare tempestivamente è sempre la scelta migliore» ribadisce Sozzi.

Si può prevenire? «La presenza del batterio non significa sempre che ci sia un’infezione – conclude l’esperto – Tuttavia, per ridurre il rischio di contagio è importante avere rapporti sessuali protetti». Un consiglio sempre valido dunque, oltre a quello di evitare l’uso eccessivo di antibiotici che alterano il microbiota e di mantenere una buona igiene intima.