La novità dei vaccini mRNA sta nel non utilizzare parti inattive del virus, ma nel fornire all’organismo istruzioni per debellarlo.
Il Premio Nobel per la Medicina 2023 è andato alla biochimica ungherese Katalin Karikò e all’immunologo statunitense Drew Weissman per aver sviluppato il vaccino basato sull’mRNA (o RNA messaggero) contro il COVID-19.
I vaccini basati sull’RNA messaggero si studiavano già dagli anni ‘80 ma, come si legge nella nota pubblicata sul sito dell Nobel, “i vincitori hanno contribuito al ritmo senza precedenti di sviluppo di vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni”.
Prima di questa generazione di vaccini, gli antidoti si basavano sull’iniettare nel corpo una parte indebolita o inattiva del virus stesso. Invece i vaccini mRNA forniscono all’organismo istruzioni genetiche attraverso l’RNA messaggero, che contiene informazioni per la produzione di una proteina specifica del virus, chiamata spike protein. In questo modo, si attiva il sistema immunitario, poiché il corpo riconosce la proteina e comincia a combatterla.
Rispetto ai metodi tradizionali, un vaccino mRNA può essere prodotto in modo molto rapido, come si è visto dalla velocità con cui è partita la campagna vaccinale contro il virus Sars-CoV-2.
Karikò è professoressa all’Università della Pennsylvania e fino allo scorso anno vicepresidente senior dell’azienda BioNTech, mentre Weissman è direttore del Penn Institute for Rna Innovations.
«Questo Nobel a Karikò e Weissman è un meritatissimo elogio alla loro dedizione per la scienza medica, con cui hanno salvato milioni di esseri umani» commenta il Prof. Daniele Armenia, Docente di Virologia e Microbiologia presso UniCamillus.
«Un miracolo inaspettato, considerando i tempi di sperimentazione delle precedenti strategie vaccinali – afferma entusiasta il Prof. Armenia – La scoperta dei premi Nobel è ormai quindi ben consolidata e pronta a essere usata, oltre al COVID , contro altre infezioni o patologie come il cancro. Tutto questo grazie a due grandi scienziati che hanno aperto le porte a questa rivoluzione. Descrivere questa scoperta ai nostri studenti che diventeranno futuri medici all’avanguardia sarà per noi docenti un grande orgoglio».
La Karikò è la 13ma donna ad aver vinto un Nobel per la Medicina, mentre è la seconda volta che il Nobel viene assegnato per un vaccino: la prima risale al 1951, quando Max Theiler fu premiato per aver sviluppato il vaccino contro la febbre gialla.