Medical English pronunciation, secondo anno del corso di fonetica inglese dedicato ai docenti di UniCamillus

Al via il 28 ottobre la seconda edizione del corso “Medical English Pronunciation: an Introduction. Dopo il successo e i riscontri positivi dell’anno scorso, UniCamillus ha deciso di ripetere l’esperienza formativa – gratuita e dedicata esclusivamente ai docenti dell’Università Medica Internazionale – che insegna a riconoscere peculiarità e sfumature della pronuncia delle parole inglesi, specifiche del linguaggio tecnico medico-scientifico. “Sono rimasto molto contento di vedere i miei colleghi entusiasti dell’iniziativa già dalla scorsa edizione – racconta con entusiasmo il Professor Alessandro Rotatori, linguista, lessicografo e fonetista dell’inglese, responsabile del Centro Linguistico di Ateneo di UniCamillus e curatore del corso – Sapere che alcuni di loro si sono mossi in prima persona per chiedere al Rettore di poter replicare questo spazio di approfondimento è stata una grande soddisfazione”.  

La convinzione da parte di UniCamillus dell’importanza di questo corso era comunque già solida e la proposta di far partire una seconda edizione è stata avallata senza alcun indugio. Per un Ateneo che fa dell’internazionalità la propria impronta specifica è importante infatti avere un corpo docenti adeguatamente formato e costantemente allenato all’utilizzo della lingua internazionale per eccellenza. “In generale in inglese è già complicato per chiunque riuscire a individuare la corretta pronuncia di ogni parola, anche delle più comuni o di quelle che si crede di conoscere – spiega il Prof. RotatoriA volte non ci si aspetta che un vocabolo possa essere pronunciato in un certo modo. A maggior ragione in ambito medico, più ristretto e specialistico, spesso i vocaboli più utilizzati, i tecnicismi e le parole più particolari hanno più di una pronuncia possibile e quindi è necessario saperle riconoscere”.

Le principali problematiche in questo ambito sono infatti nel linguaggio parlato: “Nell’inglese medico buona parte dei vocaboli ha una radice latina o greca, similmente a quelli che conosciamo noi italiani. Per questo il problema principale spesso non è tanto capire il significato o il corretto utilizzo delle parole del linguaggio tecnico inglese, quanto piuttosto saper pronunciare bene le parole e soprattutto saperle riconoscere quando vengono pronunciate da altri, invece che lette su un testo”. Sono numerose infatti le parole inglesi in ambito medico la cui grafia è simile, quando non quasi identica, a quella di significato equivalente in italiano. Ed è proprio con quelle che spesso si incappa in errori di pronuncia: “A volte questi vocaboli che a noi sembrano familiari hanno invece delle pronunce del tutto inaspettate. E questo può creare incomprensioni, magari quando ci si trova ad interloquire o a spiegare ad una platea qualcosa che si è letto e compreso bene in un testo scientifico, ma che poi, pronunciando male, non si riesce a trasmettere correttamente al pubblico”.

Il problema comunque, fa notare ancora il Professore, è più diffuso di quanto si creda e non vale solo per gli italiani: “A volte sono anche gli stessi anglofoni, soprattutto quando si parla di linguaggi più tecnici, che non sanno pronunciare ‘correttamente’ alcune parole. Succede che una persona comune, che nella vita si occupa di tutt’altro, non sappia come pronunciare un termine medico specifico, nonostante sia madrelingua. E in realtà questo capita anche nelle altre lingue. In italiano però il più delle volte il problema è lo spostamento erroneo degli accenti sulle sillabe, il che fa assumere alla parola comunque un suono riconoscibile, benché la pronuncia risulti ‘sbagliata’. In inglese, invece, spostando l’accento molto spesso si modifica radicalmente anche la pronuncia delle singole sillabe e così l’intera parola diventa quasi irriconoscibile”.

Riguardo il corso di quest’anno la novità principale è l’incremento del numero delle ore. In questo modo sarà possibile approfondire meglio alcune tematiche più specifiche. Chi si iscriverà quest’anno per la prima volta si dedicherà molto alla teoria, esercitandosi sul maggior numero di argomenti nuovi possibili. Per chi invece di fatto sarà al secondo anno di corso è stato pensato un percorso essenzialmente pratico, mettendo in opera quanto appreso nella passata edizione.