Lo stroke in età pediatrica: un’emergenza neurologica sottostimata

Ne parliamo con Cinzia Auriti, Docente di Pediatria Generale e Specialistica presso l’Università UniCamillus

Quando si parla di ictus, non si pensa minimamente ai bambini. Eppure è possibile che colpisca anche i giovanissimi, persino il feto durante le ultime settimane di gestazione. 

L’ictus, o stroke, è una delle emergenze neurologiche più gravi, che si manifesta con un’improvvisa alterazione della funzione cerebrale causata da un problema vascolare. Definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una sindrome clinica caratterizzata da un deficit neurologico focale, lo stroke può essere causato sia da eventi ischemici che emorragici

Nel caso dei bambini, la diagnosi è in genere più tardiva, sia perché i piccoli non riescono a comunicare bene i sintomi, sia perché questi ultimi possono comparire in modo più subdolo e meno chiaro. Per questo la consapevolezza della gravità dello stroke pediatrico è fondamentale (anzi vitale!) per la sua gestione.

Cosa succede durante un ictus?

L’ictus avviene quando un coagulo di sangue blocca temporaneamente un vaso sanguigno nel cervello (stroke ischemico-arterioso), oppure quando un vaso si rompe, interrompendo il flusso di sangue e ossigeno a una parte del cervello (stroke emorragico). La mancanza di ossigeno provoca la morte delle cellule cerebrali, con conseguenze gravi che possono includere disabilità parziale o totale, a seconda della gravità e dell’area del cervello interessata. Una diagnosi tempestiva e una terapia mirata possono migliorare significativamente la prognosi e la qualità della vita del paziente.

Segnali d’allarme: come riconoscere lo stroke nei bambini?

Sebbene i sintomi di uno stroke nei bambini possano differire da quelli degli adulti, è cruciale riconoscere i segni per agire rapidamente: i bambini potrebbero non essere in grado di comunicare ciò che sentono, per cui i genitori devono sapere cosa può avvenire in questi casi. 

Ecco i sintomi principali:

  • Convulsioni
  • Paralisi parziale o totale di una parte del corpo
  • Vomito improvviso e a getto
  • Mal di testa che appare improvvisamente e peggiora rapidamente
  • Coma
  • Problemi di equilibrio o deambulazione
  • Difficoltà nella parola
  • Disturbi visivi.

Questi segnali possono manifestarsi improvvisamente, e richiedono un’immediata attenzione medica. «La prima cosa da fare è ricorrere in urgenza al reparto di Emergenza e Pronto Soccorso, dove verranno effettuate neuroimmagini per la diagnosi – allerta Cinzia Auriti, Docente di Pediatria Generale e Specialistica presso l’Università UniCamillus – In presenza di una sintomatologia neurologica è necessario ridurre al minimo il tempo che intercorre tra l’insorgenza del sintomo e l’arrivo in ospedale. È utile anche un  preallarme ospedaliero da parte di chi trasporta il bambino nel Pronto soccorso per accelerare la valutazione e il trattamento specialistico. L’approccio al neonato/bambino con stroke è sempre multispecialistico; quindi, è opportuno recarsi in prima istanza in centri di assistenza adeguatamente attrezzati, ove possibile».

Fattori di rischio

Gli ictus pediatrici sono categorizzati a seconda dell’età in cui si manifestano.

  • L’ictus perinatale è lo stroke che avviene dalla 28ma settimana di gestazione di gestazione fino ai primi 28 giorni dopo la nascita. 
  • L’ictus pediatrico si chiama anche “infantile”, e avviene tra 1 mese di vita e 18 anni.
  • L’ictus giovanile si verifica tra i 18 e i 35 anni.

La maggior parte degli ictus si verificano proprio nella prima settimana di vita. «I pochi giorni prima e la settimana dopo la nascita sono un momento rischioso per l’ictus, sia nella madre che nel bambino, probabilmente perché esiste un’attivazione dei meccanismi della coagulazione in questo periodo critico – spiega la Prof.ssa Auriti – Le caratteristiche del periodo perinatale che influenzano lo stato della coagulazione includono la presenza di emoglobina fetale, un ematocrito elevato e un’elevata viscosità del sangue, che lo rende più facilmente coagulabile».

Tra le cause più comuni dell’ictus di neonati e bambini, vi sono malattie cardiache, anomalie dei vasi sanguigni e disturbi della coagulazione del sangue.

Tuttavia, se lo stroke perinatale si verifica durante o subito dopo il parto, può essere associato a disfunzioni della placenta, parto prematuro, infezioni, ipoglicemia grave e complicanze durante il parto.

Per i bambini più grandi e gli adolescenti, altri fattori di rischio includono traumi cranici, malattie autoimmuni, anemia falciforme, leucemie e tumori cerebrali.

«In termini di conseguenze, l’evoluzione dello stroke perinatale in genere è più grave rispetto a quello del bambino più grande» afferma la Prof.ssa Auriti.

Tipologie di stroke pediatrico

Lo stroke pediatrico può essere suddiviso in più categorie principali.

  • Stroke ischemico arterioso (AIS): il tipo più comune nei bambini, causato dall’occlusione di un’arteria cerebrale. Nei neonati, i sintomi possono includere letargia, irritabilità e convulsioni, mentre nei bambini più grandi i segni sono più simili a quelli degli adulti, con emiparesi e disturbi del linguaggio.
  • Stroke emorragico (HS): meno comune, ma più grave, è causato dalla rottura di un vaso sanguigno, con conseguente emorragia intracerebrale. I sintomi includono mal di testa acuto, nausea e vomito.
  • Trombosi dei seni venosi cerebrali (CSVT): una forma rara di stroke caratterizzata dall’occlusione dei seni venosi cerebrali, che può provocare cefalea, crisi epilettiche e papilledema.

Diagnosi e trattamento

La risonanza magnetica (RMN) è lo strumento diagnostico preferito per confermare la presenza di uno stroke. «L’impiego della diagnostica neuroradiologica è fondamentale, e l’effettuazione della risonanza magnetica cerebrale è considerata molto superiore rispetto all’effettuazione della Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) – afferma la Prof.ssa Auriti – In caso di sospetto clinico, la RMN dovrebbe essere effettuata entro 24 ore, anche di fronte ad un esame TAC negativo».

Dopo la prima valutazione diagnostica, occorre proseguire con gli esami, considerando che le diverse cause di ictus perinatale richiedono approcci terapeutici specifici. Questo è fondamentale per pianificare eventuali interventi chirurgici o altre terapie mirate, riducendo il rischio di ulteriori complicazioni o recidive e migliorando il trattamento a lungo termine. 

 Il trattamento iniziale mira a stabilizzare il paziente e a prevenire ulteriori danni cerebrali. Nei casi di stroke ischemico, possono essere utilizzati interventi di trombolisi o trombectomia meccanica, ma la loro efficacia in età pediatrica non è ancora stata completamente validata. Per lo stroke emorragico, può essere necessario un intervento neurochirurgico. 

Stroke pediatrico… e poi? Quali conseguenze

Le conseguenze di uno stroke in età pediatrica sono piuttosto gravi. «I tassi di mortalità infantile riportati stimano una mortalità di 3.1, 0.4 e 0.2 per 100.000 per i bambini rispettivamente sotto 1, 1-4 e 5-14 anni, con un decremento della mortalità e di esiti a distanza negli ultimi 30 anni – espone la Prof.ssa Auriti – La categoria a maggior rischio di decesso è quella dei bambini sotto l’anno di vita, e in particolare il più alto tasso di mortalità si osserva nei neonati entro i primi sei giorni di vita».

E se si sopravvive? Nel 50% dei casi si osservano esiti permanenti. «Relativamente all’entità delle conseguenze e alle possibilità di recupero, come per l’ictus dell’adulto, è essenziale minimizzare il tempo che intercorre tra l’insorgenza dei sintomi, la diagnosi e l’avvio di una terapia adeguata al caso» conclude la Prof.ssa Auriti, ribadendo la necessità di riconoscere subito i sintomi, senza trascurare alcuna forma di sospetto. In alcuni casi, meglio peccare di allarmismo che di superficialità, soprattutto se si parla di bambini molto piccoli che non riescono a descrivere il proprio malessere.