Studente di Medicina al quarto anno presso la sede romana dell’Università UniCamillus, già laureato in Scienze dei Servizi Giuridici, pianista di fama internazionale e fondatore di un’importante collezione di strumenti storici: Andrea Cantù è l’esempio vivente di come si possano coltivare più passioni e renderle complementari.
Andrea ha solo 32 anni, ma di vite sembra averne vissute almeno tre! Sin dall’età di sette anni, ha intrapreso un percorso musicale che lo ha portato a diventare un pianista di rara sensibilità. La sua formazione musicale è stata completata con lode al Conservatorio di Como, per poi proseguire in importanti istituzioni internazionali come il Mozarteum di Salisburgo, l’Ecole Normale de Musique A. Cortot di Parigi, l’Accademia di Imola e la Guildhall School di Londra, dove ha conseguito il Master. Durante il suo percorso, ha vinto numerosi premi pianistici, sia a livello nazionale che internazionale, dimostrando una rara eccellenza nel campo.
Nel 2022 Andrea ha fondato il Festival Pianistico Internazionale Larius, un evento che ha lo scopo di promuovere la musica e i talenti del panorama musicale internazionale, arricchendo la scena culturale della sua città e della provincia.
Non solo: Andrea è famoso anche per una passione correlata proprio alla musica, ma che insieme regala emozioni che hanno attraversato il tempo, regala l’odore della carta, regala il magico tocco del legno di strumenti molto particolari… unici è l’aggettivo più adatto. La collezione di strumenti musicali di Andrea Cantù è una delle più straordinarie e uniche nel suo genere: composta da oltre 40 pianoforti e fortepiani, si distingue per la sua ricchezza storica e culturale, raccogliendo strumenti legati a grandi compositori italiani e internazionali. Tra i pezzi più significativi, troviamo un pianoforte firmato da Gioachino Rossini, un Bösendorfer appartenuto a Lauro Rossi, e un fortepiano Karl Lange del 1770 che è appartenuto a Charles Aznavour. Ogni strumento racconta una storia unica, legata a figure illustri della musica, e la collezione riflette il desiderio di Andrea Cantù di preservare e valorizzare la memoria di questi grandi artisti.
Ma non finisce qui! Oltre alla musica, Andrea ha intrapreso anche un percorso accademico in Giurisprudenza, laureandosi in Scienze dei Servizi Giuridici all’Università di Pavia. Nonostante i numerosi successi musicali e universitari, la sua carriera non si è fermata: attualmente, come abbiamo anticipato, è uno studente di Medicina presso il nostro Ateneo, un passo che dimostra la sua voglia di esplorare anche il campo scientifico.
Lo incontriamo per un’intervista che racconta non solo un percorso accademico brillante, ma anche una visione del mondo ispirata all’umanesimo rinascimentale.
Andrea, hai scelto di intraprendere un percorso musicale sin da giovane, ma ti sei laureato in Legge e oggi sei anche uno studente di Medicina. Come concili tutte queste passioni così diverse tra loro? C’è un fil rouge che le unisce tutte?
«La mia passione per il pianoforte è iniziata quando avevo sette anni. Sì, un fil rouge c’è, anche se non è immediato da spiegare: i miei modelli sono sempre stati gli intellettuali del Rinascimento, i grandi umanisti. Per gli umanisti la conoscenza e l’arte sono elementi centrali della vita, e io credo che, per affrontare in modo autentico discipline come la musica o la medicina serva una profonda ricchezza culturale e spirituale: devi aver vissuto, conosciuto il mondo, fatto esperienze, per poterti dire davvero degno di praticare queste arti. Sì, perché anche la medicina è un’arte… lo diceva anche Ippocrate!»
Parli in modo molto emotivo della passione che ti nutre. E dev’essere molto emozionante custodire i pezzi della tua splendida collezione musicale… ce n’è uno a cui sei particolarmente legato?
«Possiedo una quarantina di strumenti, ma per me l’intera collezione è un “unicum”. Ogni pianoforte è legato a un compositore o a una storia importante. Potrei parlarti di Gioachino Rossini, Lauro Rossi, Vittorino Hallmayr – il compositore del primo inno pontificio, di cui conservo anche il manoscritto originale! Oppure del pianoforte legato a Giuseppe Gabetti, autore del primo inno italiano. Ho anche uno strumento appartenuto a Felice Boghen, compositore ebreo perseguitato nel Novecento durante lo sciagurato periodo delle leggi razziali. Questi pezzi portano con sé così tanta vita… così tante vite! Non riesco a dire quale sia il più importante: sarebbe come sminuire un compositore rispetto a un altro.»
Questi strumenti li hai cercati o… ti hanno trovato loro?
«Bella domanda! All’inizio ero io a cercarli, ma col tempo sono stati loro a cercare me. È come se ogni pianoforte avesse una storia che vuole essere raccontata, e io divento il tramite.»
E tu… come ti senti nel custodire e preservare pezzi così rari e carichi di memoria?
«È una grande responsabilità! Non mi sento il “proprietario”… quello è solo un dato giuridico e legato a questo tempo. Mi sento piuttosto un depositario, a cui è stato passato il testimone. Il mio sogno è creare un museo e un centro studi, dove raccogliere non solo gli strumenti, ma anche i manoscritti, la documentazione musicale, soprattutto partiture, spesso inedite o comunque di grande valore!»
Hai deciso di studiare Medicina dopo tanti traguardi nella musica. Come mai questa scelta?
«Sento che la musica e la medicina, pur in apparenza così diverse, sono entrambe discipline al servizio dell’altro. Curano. Entrambe richiedono ascolto, empatia, sensibilità, ma anche conoscenza e lucidità. Per me la musica è soprattutto condivisione. Un modo per uscire da me stesso e creare qualcosa per gli altri. È lo stesso spirito con cui affronto la medicina. Sin da ragazzino ho suonato anche per beneficenza, per esempio a favore dei terremotati. Ecco, direi che il fil rouge di cui parlavamo prima e che lega tutto è proprio questo: la condivisione. Delle emozioni, delle conoscenze, del tempo.»
A proposito di condivisione e sensibilità: UniCamillus ha una forte mission umanitaria. Ha influito sulla tua scelta?
«In realtà ci sono arrivato un po’ per caso, partecipando a un bando di trasferimento. Ma è stato un felicissimo caso! »
Come gestisci tutto questo? Studi, concerti, collezione…
«È difficilissimo, non ho quasi mai un attimo libero. Ma il segreto è andare oltre la superficie: non studiare solo per memorizzare, ma per comprendere a fondo. Sia una composizione musicale che una nozione medica devono avere per me un significato più profondo, per alimentare la passione, per non far spegnere mai quel fuoco che anima e nutre l’essere umano.»
Sei un esempio di chi riesce a coltivare più passioni. Che consiglio daresti ai giovani che, come te, hanno più obiettivi e che magari vengono scoraggiati da chi è intorno a loro?
«Di guardare all’obiettivo, e non a chi rema contro. Di circondarsi di persone positive, che credono in loro. Trovare degli “alleati” nel proprio percorso è fondamentale. Ma il primo alleato di te stesso devi essere tu: sei tu che devi crederci. E crederci fermamente!»
So che non ti piace parlare di strumenti preferiti nella tua collezione, ma il tuo compositore del cuore puoi svelarcelo?
«Nel mio Olimpo personale ci sono tre nomi: Chopin, che è quello del cuore. Bach, che ammiro profondamente. E poi Alexander Borodin, che considero la mia guida spirituale: era compositore e medico, e dimostra che si possono fare bene anche due cose apparentemente inconciliabili. Alla faccia di chi dice il contrario!»
A proposito di Medicina, dove ti vedi tra qualche anno come medico?
«Vedremo: i tirocini mi aiuteranno a capire. Al momento mi interessano molto le materie cliniche come neurologia o endocrinologia, ma mi lascio aperte tutte le strade, riservandomi la libertà di cambiare idea!»
Prossimi progetti?
«In estate mi cimenterò in una composizione, ma per ora è top secret… non posso dire di più! Ho diversi concerti in programma nei prossimi mesi, progetti con la mia collezione e collaborazioni con altri musicisti. E poi… dare più esami possibile!»
Prossimo esame?
«No, non domandarmelo… sono un po’ scaramantico!»
Ok… allora in bocca al lupo da UniCamillus, e che il lupo ti protegga caro Andrea!
